Il Miur ha selezionato cento istituti dove far partire la sperimentazione dal prossimo anno. Tra questi ce ne sono due a Caltanissetta, uno a Palermo e uno ad Augusta. Ognuno ha scelto soluzioni diverse, con alcuni punti fissi come il monte ore totale che rimane invariato. Tante novità, come il latino che si sposa con l'inglese
Maturità in quattro anni in alcune scuole siciliane Cosa cambia: materie aggregate e tempo pieno
La maturità in quattro anni anziché cinque. Il prossimo anno scolastico, 2018-2019, cento scuole italiane partiranno con la sperimentazione. E tra queste il Ministero della pubblica istruzione ne ha selezionate quattro siciliane: due di Caltanissetta, il liceo classico Ruggero Settimo e lo scientifico Mottura; una di Palermo, il liceo classico paritario Gonzaga; e una di Augusta, lo scientifico Ruiz. In ogni istituto si partirà con la classe prima di una sezione. Dal 16 gennaio e fino ai primi giorni di febbraio saranno aperte le iscrizioni per chi volesse seguire questa strada che, per gli studenti, si preannuncia molto impegnativa. Non cambierà infatti il monte ore totale, gli alunni saranno chiamati a fare gli straordinari, ma – assicurano dalle scuole coinvolte – «la didattica sarà alleggerita grazie all’introduzione delle tecnologie».
Le quattro scuole siciliane hanno dedicato molti mesi per stilare il progetto presentato lo scorso settembre al Miur, in alcuni casi creando una vera e proprio task force di docenti chiamati a studiare le soluzioni più idonee. «Ci siamo interrogati – spiega Irene Collerone, la preside del liceo Ruggero Settimo di Caltanissetta – su come cambiare la didattica per concentrare in quattro anni il monte ore che solitamente si fa i cinque. Tra i docenti non tutti erano d’accordo, ma la maggioranza è stata favorevole. Ci siamo detti: perché un ragazzo di Milano può sfruttare questa occasione e uno di Caltanissetta no? Ci piace pensare che in una città ultima in tante classifiche nazionali, questo esperimento possa trovare spazio». Nella classe sperimentale del Ruggero Settimo si passera da 27 a 34 ore settimanali, con introduzione di co-docenze, insegnamenti per moduli e in modalità Clil, cioè di contenuti in lingua straniera. «Ad esempio – precisa la dirigente scolastica – alcuni moduli di storia dell’arte si faranno in inglese, o ancora il latino si sposerà con l’inglese. Tutto questo sarà possibile grazie alla presenza di professori già formati all’uso di una didattica all’avanguardia».
A Palermo, al liceo classico Gonzaga, gestito dai padri gesuiti, si è scelta la strada di allungare il percorso scolastico annuale di due settimane. Si comincerà prima a settembre e si finirà dopo a giugno. Gli studenti ogni giorno, dal lunedì al venerdì, faranno lezioni da 50 minuti dalle otto alle 16. Il sabato mattina sarà dedicato ai rientri a scuola per i laboratori o per l’alternanza scuola-lavoro. «Ovviamente era impensabile proporre otto materie diverse al giorno – spiega Vito Chiaramonte, che ha seguito il progetto – tutte quelle più importanti verranno proposte a blocchi di cento minuti in cui ci sarà una breve lezione a cui seguirà il lavoro individuale, a due a due o in piccoli gruppi». Al Gonzaga la sperimentazione prevede di aumentare il monte ore delle materie di indirizzo – latino, greco e inglese – e di aggregarne altre che insistono sulle stesse competenze. «Storia e storia dell’arte si programmeranno insieme ad esempio. Attualmente il biennio del classico prevede lo studio della storia antica al primo anno e quello della storia medievale al secondo. Nella classe sperimentale si farà tutto in un solo anno». Nelle quattro scuole siciliane scelte dal Miur, i viaggi di istruzione verranno reinterpretati come stage-settimane di studio. Grecia, Palestina, Roma, Campania saranno ad esempio le mete scelte dal Gonzaga.
I ragazzi passeranno quindi molto più tempo in classe. Una sorta di tempo pieno a cui dovrebbero corrispondere meno compiti a casa. Allo stesso tempo lo spazio per l’alternanza scuola-lavoro dovrà essere ritagliato in giorni solitamente liberi. Durante le vacanze, o nel weekend. L’obiettivo è anticipare di un anno l’ingresso all’università o nel mondo del lavoro, come avviene in altri Paesi europei, compresi Francia, Spagna e Regno Unito. Secondo i conti fatti dal Sole 24 ore, se venisse applicata a tutte le scuole, lo Stato spenderebbe 1 miliardo e 380 milioni in meno.
La sperimentazione in Italia, di cui si discute da almeno un decennio, è però accompagnata da diverse critiche, in particolare di alcuni sindacati, che denunciano il rischio di un taglio del personale docente. Inoltre sostengono che la sperimentazione potrebbe funzionare nelle scuole d’eccellenza delle grandi città mentre diventerebbe un flop se estesa a tutti gli istituti. Una fetta di insegnanti invece giudica negativamente la scelta di sacrificare un anno sull’altare della velocità e dell’anticipazione dell’entrata nel mondo del lavoro. «I ragazzi – sostengono invece i coordinatori del progetto al Gonzaga di Palermo – saranno proiettati con un anno di anticipo negli atenei, oppure avranno la possibilità di programmare esperienze all’estero o di dedicare un anno, in modo approfondito, alla preparazione ai test universitari. Sarà un curriculum di studi che porta alla laurea e al mondo del lavoro in tempo utile per essere competitivi con i ragazzi stranieri».