Due anni fa fu chiuso, per il cedimento di un costone. La soddisfazione del sindaco: «Tra i più belli della Sicilia». Tante le attrazioni all'interno, come la stanza circolare con le dodici nicchie, per un luogo che racconta una storia millenaria. Il ministero ha dedicato un francobollo alla cittadina. Guarda le foto
Sperlinga, castello riapre dopo messa in sicurezza Studioso: «Fu costruito sopra e dentro la roccia»
Nel cuore della Sicilia dell’entroterra esiste un luogo incantato dove la pietra millenaria narra fatti ancestrali e atavici. Un piccolo paese in provincia di Enna dove presente e passato sono plasmati nella roccia. La storia di Sperlinga e dei suoi abitanti si identifica nel suo leggendario castello cesellato nell’arenaria e nelle numerose grotte artificiali scavate nel periodo siculo (intorno al X secolo a. C.) per uso funerario. Non a caso l’etimologia del termine Sperlinga deriva dal greco spélaion, successivamente latinizzata, che significa spelonca. Nel corso dei secoli, queste grotte, trasformate secondo esigenze differenti dalle diverse popolazioni che si sono succedute sull’isola, sono diventate parte delle fondamenta del castello e di alcune abitazioni urbane.
La fortezza rupestre, simbolo di Sperlinga, chiusa da due anni al pubblico a causa del crollo di un costone roccioso antistante l’ingresso, ha riaperto i battenti questa mattina. La messa in sicurezza ha usufruito di un finanziamento regionale di 56mila euro. Poche ore prima dell’inaugurazione di apertura il primo cittadino di Sperlinga, Giuseppe Cuccì, ha manifestato a MeridioNews la propria soddisfazione. «Siamo orgogliosi – dichiara – di poter rendere nuovamente fruibile uno dei castelli più belli di tutta la Sicilia». E aggiunge una novità riservata ai visitatori del ponte dell’immacolata. «Fino al 10 dicembre, a scopo inaugurale il costo del biglietto di ingresso al castello, al museo antropologico e al borgo rupestre sarà di tre euro».
«Il castello di Sperlinga – spiega Salvatore Lo Pinzino, uno dei maggiori studiosi locali – è un unicum perché costruito dentro e sopra la roccia. Le prime testimonianze risalgono intorno al 1100 sotto i Normanni. Da quell’anno fino a metà del Cinquecento Sperlinga comprendeva solo il castrum, cioè il castello, difeso da una doppia cinta muraria». Roccaforte impenetrabile, dimostrò la sua potenza difensiva durante la guerra dei Vespri Siciliani del 1282 quando una guarnigione francese trovò rifugio al suo interno e resistette per più di un anno all’assedio dell’esercito aragonese. «Dopo tre secoli – prosegue lo storico – il signore di Sperlinga Giovanni Forti Natoli fece incidere sull’arco di ingresso la trascrizione latina Quod Siculis placuit sola Sperlinga negavit (ciò che ai siciliani piacque solo Sperlinga negò, ndr) in ricordo di quei fatti storici e per sottolineare l’inespugnabilità del castello».
La città vera e propria, invece, ebbe origine intorno al 1597, quando il re Filippo II concesse a Giovanni Forti Natoli, la licentia populandi per la costruzione del centro abitato sottostante il castello. «La popolazione che venne ad abitare Sperlinga – sottolinea – proveniva soprattutto dalla vicina Nicosia dove si parlava il dialetto gallo-italico. Fu per questa ragione che si diffuse anche a Sperlinga questo idioma. Nel 1658, Francesco Natoli vendette il castello e i feudi alla famiglia Oneto che, dopo due secoli, la diede in enfiteusi al barone Nunzio Nicosia. Quest’ultimo, non avendo prole, adottò i due figli della sorella. Nacque così la casata Li Destri Nicosia che mantenne il castello dagli anni Cinquanta dell’Ottocento fino al 1973, anno in cui venne ceduto al Comune di Sperlinga».
Al maniero medievale si accede percorrendo una scalinata intagliata nella pietra. Attraversando le sale del castello scolpite nella mole di arenaria, si avverte la magia di questo luogo e si ha l’impressione di tornare a vivere nel passato. Oltrepassando i resti di un ponte levatoio, si raggiungono una serie di ambienti interni plasmati nella roccia. Desta curiosità l’arcana stanza circolare che si compone di dodici piccole nicchie distanziate tra loro da un intervallo crescente. Secondo gli studiosi, si tratterebbe di un sistema di misurazione solare. Alla base del castello, in una delle grotte artificiali, è stato realizzato un piccolo museo della civiltà contadina con lo scopo di divulgare usi e costumi locali. La suggestiva location ospita diversi attrezzi del passato tra cui un antico telaio, segno di una lunga tradizione diffusa a Sperlinga a partire dalla fine del Settecento e che si tramanda ancora oggi.
«Quasi ogni famiglia – racconta Salvatore Scalisi, studioso e autore di un noto volume sulla tessitura locale – possedeva un telaio per la lavorazione del lino, coltivato a Sperlinga, su cui le abili e sapienti mani di numerose tessitrici erano intente a realizzare la biancheria per la famiglia, il corredo per la sposa o le scappucce, tipici mantelli siciliani con cappuccio». Ma il fiore all’occhiello dell’antica arte dell’intreccio sperlighese resta la frassata. «Si tratta – continua Scalisi – di un tipico tappeto realizzato con stoffe riciclate provenienti da abiti dismessi». Ieri come oggi, queste sapienti artigiane mantengono viva la memoria storica locale. I loro manufatti, che si tramandano da generazioni, raccontano della Sicilia di un tempo.
La bellezza di Sperlinga e del suo castello ha incantato pure il ministero dello sviluppo economico che l’ha scelta per una serie di francobolli tematici dedicati al turismo. «Il francobollo, emesso lo scorso sei agosto, riproduce uno scorcio del paese su cui svetta il castello circondato dal borgo rupestre», conclude Lo Pinzino.