Dopo il flop casalingo contro la Sicula Leonzio arrivano le parole del numero 27. Alle porte c'è la sfida con la Reggina al Granillo. In campo i rossoazzurri avranno un «atteggiamento». Critiche ai giornalisti: «Commenti che non mi aspettavo, non si può buttare quanto di buono fatto»
Catania sconfitto, parla il capitano Biagianti Bacchettata la stampa: «Manca equilibrio»
«Siamo arrabbiati e delusi per la prestazione fatta contro la Sicula Leonzio, è stata una performance diversa rispetto a quanto espresso nelle sei giornate precedenti, ma abbiamo tanta voglia di riscattarci già dalla prossima partita». Le parole di capitan Marco Biagianti, intervenuto oggi pomeriggio nella sala stampa di Torre del Grifo, indicano la via per la riscossa immediata da cercare dopo «l’errore di percorso» casalingo. Occorre lasciarsi subito alle spalle la brutta sconfitta di sabato scorso e affrontare al meglio la difficile trasferta che vedrà i rossazzurri opposti alla Reggina.
Il ko del Massimino nel derby è stato come un fulmine a ciel sereno che Biagianti, fra l’altro uno dei migliori in campo in quell’occasione, analizza così: «Vincere l’ultimo incontro ci avrebbe dato ancor più continuità di risultati. Inutile parlare di ciò che potevamo fare, quello che è successo deve servirci da lezione. In Serie C non ci sono partite semplici, bisogna invece avere sempre fame, partita dopo partita. Quando si entra in campo con l’atteggiamento sbagliato, anche inconsciamente, si finisce per fare male. Tutti vanno affrontati al massimo, altrimenti il rischio è di fare male contro qualsiasi squadra».
Il numero 27, da portavoce di tutta la squadra, riserva anche una critica a chi si occupa di informazione. La presunta mancanza di equilibrio nei giudizi, a suo avviso, può essere dannosa per la squadra finendo per esasperare l’ambiente: «Una sconfitta non può cambiare quello che stiamo facendo. Ho letto cose e commenti che non mi attendevo: un maggior equilibrio da parte vostra (rivolto ai giornalisti presenti, ndr) farebbe bene a tutto l’ambiente: bisogna remare tutti dalla stessa parte. Non parlo ovviamente delle pagelle – puntualizza Biagianti – ma c’è modo e modo di sottolineare le sconfitte». Il capitano, poi, si sofferma su un episodio: «Al supermercato mi ha fermato una signora che mi ha chiesto cosa fosse successo e se ci fossimo giocati la partita. Una cosa del genere non si può neanche pensare – racconta – Capisco che i tifosi in questi anni abbiano sofferto tanto, però questa squadra è composta da 24 giocatori che sono anche tifosi. Noi ci teniamo veramente e dobbiamo cercare tutti di andare nella stessa direzione. L’obiettivo è comune».
Una sconfitta dunque, per quanto brutta e sorprendente, non può cancellare quanto di buono fatto finora. Le sei vittorie di fila maturate senza prendere neanche un gol testimoniano, secondo il capitano, di una squadra che nonostante tutto lotta e combatte fino all’ultimo minuto: «Siamo un gruppo che tiene tanto alla maglia. Rispetto allo scorso anno cerchiamo di non prenderci determinate pause in partita: corriamo sempre e nelle difficoltà non molliamo mai». A Reggio Calabria la squadra è attesa da un’altra battaglia sportiva: i rivali in occasione della sfida hanno indetto la “giornata amaranto”: «Siamo il Catania e veniamo visti in maniera diversa. Siamo una grande città e una società importante, tutti gli avversari ci aspettano e non vedono l’ora di affrontarci. Sappiamo comunque gestire queste difficoltà: abbiamo tanti giocatori d’esperienza, con una rosa piena di calciatori importanti. Qui nessuno si lamenta, anche io ho cominciato la stagione in panchina riprendendomi poi il posto. Anche chi non è al momento titolare lavora per un unico obiettivo: ciò che conta è lavorare e farsi trovare pronti».
L’ultimo pensiero del capitano rossazzurro, poi, va agli incresciosi fatti di Roma, con gli adesivi di Anna Frank in maglia giallorossa attaccati da alcuni ultras della Lazio nella curva sud dello Stadio Olimpico : «Condividiamo il gesto della Figc per un minuto di riflessione sui fatti accaduti a Roma. Ci sentiamo vicini alla comunità ebraica».