Dopo lo sgombero dell'Experia, il Comitato di Difesa del Centro Popolare ha promosso una lunga serie di iniziative per denunciare il degrado della città e l'abbandono dei beni pubblici dei quartieri popolari. Ieri pomeriggio hanno fatto tappa a San Cristoforo
A spasso nello scempio
L’olfatto è il primo senso che viene stimolato, passeggiando per le viuzze di San Cristoforo. L’olezzo dell’immondizia è talvolta eccessivo, quasi non ti accorgi delle case abbandonate, dei calcinacci, degli edifici incendiati. Il Comitato di Difesa del Centro Popolare Experia, il Gapa, l’associazione Antico Corso, hanno deciso di denunciare il degrado dei quartieri popolari di Catania promuovendo una serie di passeggiate tra gli edifici abbandonati dalle amministrazioni comunali. Il 27 marzo hanno coinvolto gli abitanti del quartiere Antico Corso, ieri pomeriggio gli scettici abitanti di San Cristoforo, cuore pulsante di Catania.
Il concentramento era previsto in Piazza San Cristoforo, sede dell’ex Manifattura Tabacchi. «Il Comune – spiega Giovanni Caruso del Gapa – ha acquistato questo luogo per poche lire dallo Stato. Ha una superficie di 22.000 metri quadri ma ne vengono utilizzati solo 1.200, per delle mostre. È molto grande e potrebbe ospitare tante cose. Una scuola, ad esempio. Potrebbe essere la nuova sede dell’Andrea Doria. Invece adesso non c’è nessuno lì dentro e non si fa praticamente nulla dal punto di vista del sociale».
La Manifattura Tabacchi è solo il punto di partenza. A piedi lungo via Iuvara prima e via Zuccarelli poi, si giunge fino in via Belfiore, da quarantacinque anni sede del mercato coperto. Fino a dieci anni fa i commercianti attivi erano oltre cinquanta, adesso sono rimasti solamente in tre ad usufruire di uno dei luoghi simbolo del commercio catanese, come la Pescheria o la Fiera. Rosario Stramondo, macellaio, vuole invertire la tendenza. «In questo posto si è sempre respirata l’aria del quartiere, fin dai primi anni. Poi per colpa dei politici, e anche per colpa nostra, i commercianti sono fuggiti. Spero che si possa cambiare. Io sto aprendo una nuova attività, ma è necessario l’appoggio del Consiglio Comunale. Mi auguro non sorgano dei contrasti».
A pochi passi dal mercato di via Belfiore si può visitare il ‘Centro Culturale Midulla’ sorto dieci anni fa dalle ceneri del cinema Midulla. All’interno c’è anche una palestra, una sala conferenze, una saletta proiezioni e da un anno anche una biblioteca ma, ancora una volta, il luogo è inutilizzato. «All’interno ci sono praticamente soltanto i due impiegati – denuncia Giovanni Caruso. Il centro culturale non viene sfruttato, la palestra è stata affidata alla gestione di privati».
Altro luogo simbolo del degrado cittadino per eccellenza sono le bambinopoli. In via De Lorenzo ne esisterebbe una. Il condizionale è d’obbligo in questo caso, perché la struttura è stata realizzata, compresa l’installazione di pannelli solari costati 45.000 euro, ma mai utilizzata e vandalizzata. Agata, una donna del quartiere, non riesce a trattenere la rabbia. «Quando hanno finito la bambinopoli era bello affacciarsi e guardarla. Adesso non più, mi vergogno. I muri sono imbrattati, sono spariti gli scivoli per i bambini, quei pannelli solari non sono mai stati resi funzionanti».
Tappa conclusiva della passeggiata è Piazza Don Bonomo, meglio nota come piazza della Madonna delle Salette. «Questa piazza – ricorda Giovanni Caruso – è chiamata anche ‘terra di nessuno’. Doveva essere una zona pedonale, invece è diventata un posteggio per macchine e camion. Ci sono anche le balle di fieno per i cavalli e ragazzini ci scorrazzano con il motorino». Il rifacimento della piazza rientrava all’interno del Piano Integrato San Cristoforo Sud, che prevedeva lo stanziamento di 15 milioni di euro da parte della Commissione Europea. «Con quel finanziamento – conclude Caruso – dovevano essere costruite delle bambinopoli, restaurati dei palazzi in via Concordia, in via Barcellona. Invece sono serviti soltanto per accontentare i salesiani. Hanno costruito solamente la piazza di fronte alla chiesa, il posteggio e la fogna per l’oratorio. E non solo, nel suolo dove oggi c’è la piazza, c’erano delle case, c’erano delle attività. Molta gente è dovuta andar via, a Librino».
A conclusione del giro è stato lasciato un po’ di spazio ai bambini. Sono state esposte alcune loro fotografie e, pennarelli in mano, hanno disegnato San Cristoforo così come la vorrebbero. Verde pubblico, piste ciclabili, scuole. Ma mentre loro lanciano il loro grido d’aiuto, la Città si gira dall’altra parte, fa finta di nulla.
[Foto di Claudio Fabrizi – Neda Free Reporters]