Gli uomini di Tedino, poco incisivi, avrebbero potuto fare qualcosa in più contro un avversario ampiamente alla portata ma l'assenza di otto titolari è un aspetto che non può essere sottovalutato. Pomini e Gnahoré i protagonisti principali del Palermo 2 composto da giocatori intenzionati a scalare posizioni nelle gerarchie del tecnico
A Brescia bicchiere mezzo pieno o vuoto? Il pari dà continuità al percorso dei rosa
Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? È un tema che torna d’attualità in relazione ad un pareggio con luci e ombre. Una domanda legittima commentando lo scialbo 0-0 maturato al Rigamonti nella sfida che il Palermo ha disputato contro il Brescia nell’anticipo della seconda giornata di campionato. Il bicchiere è da vedere mezzo vuoto o mezzo pieno? Di solito una prospettiva prevale sull’altra. In questo caso, invece, sono validi entrambi i punti di vista: il pari lascia un po’ di amaro in bocca in casa rosanero perché obiettivamente gli uomini di Tedino avrebbero potuto fare qualcosa in più contro un avversario volenteroso ma qualitativamente inferiore. Il punto, di contro, può essere accolto con soddisfazione se vengono messi in evidenza alcuni aspetti come quello della continuità (dopo un successo alla prima giornata, un pari in trasferta senza subire gol nel turno successivo è comunque un buon risultato anche in funzione della media inglese) e soprattutto dell’emergenza con cui ha dovuto fare i conti il tecnico rosanero.
Anche se gli alibi non funzionano, l’assenza di otto titolari (impegnati con le rispettive Nazionali) è un handicap che avrebbe penalizzato qualsiasi squadra e che, inevitabilmente, ha penalizzato anche i rosa, bravi tuttavia a gestire questa situazione inedita grazie ai segnali incoraggianti inviati dalle cosiddette seconde linee. Giocatori che allo stato attuale partono dalle retrovie ma che al Rigamonti, pur non facendo mirabilie nell’ambito di una partita poco spettacolare, hanno risposto ‘presente’. Tra Palermo A e Palermo B, estremizzando il concetto per giustificare la distinzione tra titolari e riserve, non c’è una netta differenza. Basta osservare le prove di Pomini e Gnahoré per rendersene conto. Il portiere, graziato all’11’ della ripresa dal palo colpito da Machin, nel primo tempo si è scrollato di dosso la ruggine accumulata nelle ultime due stagioni vissute al Sassuolo tra panchina e tribuna sfoderando due ottimi interventi su Cortesi e l’ex di turno Caracciolo e ha dimostrato di essere un elemento affidabile. In evidenza anche il centrocampista ex Crotone e Perugia che ha dato fisicità al suo reparto di competenza riuscendo con qualche strappo a fornire un impulso importante alla manovra. Manovra che in fase offensiva è legata a doppio filo ai guizzi di Coronado, l’unico in grado di accendere realmente la luce ma sintonizzato ieri su frequenze diverse da quelle di Embalo (l’esterno della Guinea-Bissau, schierato da seconda punta ed applaudito dal pubblico di casa al momento della sostituzione in virtù del suo passato recente a Brescia, non ha lasciato il segno al netto di una traversa centrata su punizione nel primo tempo) e di un isolato La Gumina.
Il rientro dei macedoni Nestorovski e Trajkovski non potrà che agevolare il processo di crescita di un reparto d’attacco integrato dalla new-entry Monachello («Sono felice di tornare in Sicilia dopo dieci anni. Darò tutto me stesso e voglio aiutare il Palermo» – ha dichiarato al sito ufficiale) ma, nel frattempo, sul cruscotto della macchina guidata da Tedino si è riaccesa la spia comparsa ad esempio in occasione del match di Coppa Italia contro il Cagliari: il Palermo ha già un equilibrio ed esprime un gioco gradevole ma non è abbastanza incisivo. La squadra, soprattutto in un contesto come quello di una B che ha pochi punti di contatto con la massima serie, sembra avere le carte in regola per imporsi sugli avversari ma, per fare la differenza, dovrà registrare in avanti alcuni meccanismi e alzare il proprio indice di pericolosità.