Mentre le due coalizioni principali non trovano la quadra, c'è chi si porta avanti e annuncia la sua candidatura. A prescindere dalla collocazione finale del partito a cui appartiene. La corsa è condizionata dalla nuova legge elettorale che riduce l'Ars a 70 scranni. Ecco chi è già in campagna elettorale e chi si accinge a entrarci
Regionali, in attesa dei candidati prendono forma le liste Molti deputati cercano bis, ma pure esclusioni eccellenti
La quadra tra le due maggiori coalizioni non si è ancora trovata ma intanto, complice la pausa del ferragosto, c’è già chi si porta avanti col lavoro e fa sapere di essere comunque candidato. È il caso del deputato uscente (e presidente della quinta commissione all’Assemblea regionale) Marcello Greco, che posta sui social il volantino elettorale col simbolo di Sicilia Futura. Poco importa se non è ancora dato sapere chi sarà il candidato alla presidenza e dunque da chi sarà formata la coalizione che lo sosterrà. Intanto Greco avvisa di essere candidato.
È così anche per Luca Sammartino, che fa la stessa operazione sui social network, questa volta col simbolo del Partito Democratico. Secondo i rumors, tra l’altro, Sammartino potrebbe contare anche sui voti della collega Valeria Sudano, che non sembrerebbe intenzionata a una nuova corsa verso Sala d’Ercole. Una scelta, quella di ritentare un nuovo giro o meno, che per tutti gli inquilini di Palazzo dei Normanni è condizionata dalla nuova legge elettorale che riduce da 90 a 70 i deputati. La ripartizione dei seggi ne prevede 16 su Palermo, 13 su Catania, otto a Messina, sei ad Agrigento, cinque a Trapani e Siracusa, quattro a Ragusa, tre a Caltanissetta e due a Enna. Per un totale di 62 inquilini a Sala d’Ercole. Un seggio viene poi assegnato al candidato presidente sconfitto, mentre sette seggi (il 10 per cento degli scranni) sono destinati al listino del presidente (compreso il governatore eletto).
Insomma, i posti disponibili non sono tantissimi e se i Cinque Stelle hanno chiuso la partita delle liste a inizio luglio con le Regionarie, non si può dire la stessa cosa dentro gli altri partiti, dove le incognite restato ancora tutte in piedi. A cominciare da Alternativa Popolare. Al di là di quello che alla fine deciderà Alfano, in molti danno come molto probabile la spaccatura interna a questo punto. Così l’area capitanata dall’ex presidente dell’Ars, Francesco Cascio, così come avvenuto per le Amministrative di Palermo, potrebbe decidere di non seguire il proprio leader a sinistra qualora Alfano confermasse l’apparentamento col Pd. Al contrario, se tornasse all’ovile del centrodestra, alcuni dei deputati uscenti potrebbero voler restare comunque vicini alla coalizione guidata dal Pd.
Quel che è certo a questo punto è che la presenza di Alfano potrebbe fare perdere ai dem la ritrovata intesa con Sinistra Italiana e Articolo 1, mentre Leoluca Orlando resta ancora in bilico con la sua lista dei Territori, di cui si sta occupando il suo coordinatore di giunta, Fabio Giambrone.
In casa dem non dovrebbe ricandidarsi l’assessore all’Agricoltura Antonello Cracolici, sostenendo invece un suo fedelissimo (la scelta potrebbe ricadere su Antonio Rubino o Rosario Filoramo). A non correre di nuovo alle regionali potrebbe essere anche Nino D’Asero: al suo posto, in quota Castiglione in casa Ap, potrebbe essere proprio il figlio del coordinatore regionale degli alfaniani, Carlo Castiglione. Anche se sia il diretto interessato che il padre abbiano smentito, la sola ipotesi avrebbe causato non pochi mal di pancia dentro il partito.
Neanche Davide Faraone, nel caso in cui il suo nome non dovesse essere scelto dalla coalizione per la corsa a palazzo d’Orleans, ripiegherebbe sull’Assemblea. Intanto il sottosegretario alla Salute prosegue il suo tour Si va casa per casa, accompagnato dal fedelissimo Giuseppe Biundo: proprio quest’ultimo potrebbe essere il nome su cui Faraone si spenderà in campagna elettorale per l’Assemblea regionale.
Ma se queste sono le rinunce a uno scranno nel Parlamento più antico d’Europa, a ritentare l’ingresso al Palazzo sono tantissimi: da Marco Forzese a Giuseppe Sorbello, passando per Vincenzo Vinciullo e Giovanni Ardizzone. A ritentare la corsa potrebbe essere anche Totò Lentini, mentre in casa dem oltre al già citato Sammartino, i big in corsa andranno da Giuseppe Lupo a Pino Apprendi, passando per Anthony Barbagallo, Concetta Raia, Alice Anselmo, Baldo Gucciardi, Paolo Ruggirello, Giovanni Panepinto, Pippo Digiacomo, Bruno Marziano. A voler ritentare l’elezione in casa centrosinistra con Sicilia Futura anche Edmondo Tamajo, Salvatore Lo Giudice, Giuseppe Picciolo.
Meno definiti i giochi in casa centrodestra, dove invece moltissimo dipenderà dalla scelta del candidato presidente: di certo se Forza Italia deciderà alla fine di sostenere Musumeci, la convergenza attorno all’ex presidente dell’Antimafia regionale potrebbe essere più larga. Al contrario, la spaccatura sembra ormai inevitabile. Tra i big che tenteranno un ritorno a sala d’Ercole, Vincenzo Figuccia, Giuseppe Milazzo, Marco Falcone, Santi Formica, Giuseppe Federico, Giovanni Di Mauro, Mimmo Turano, Giuseppe Gennuso, Giorgio Assenza. Ma l’estate è ancora lunga (e calda). E soprattutto la chiusura della partita delle candidature è ancora lontana.