Per Mimmo Rotella, padre Orazio Caputo e Salvatore Torrisi l'accusa sarebbe di favoreggiamento personale. Avrebbero rivelato l'esistenza delle verifiche della magistratura ad alcuni indagati. L'ex assessore regionale a MeridioNews: «Io estraneo alla vicenda, preoccupato in qualità di padre»
Inchiesta 12 apostoli, altre tre persone indagate Capuana: «Io innocente». Chiesta scarcerazione
Ci sarebbero altri tre indagati nella delicata inchiesta 12 apostoli. Si tratta dell’ex assessore regionale Mimmo Rotella, il sacerdote Orazio Caputo e l’ex presidente dell’associazione cattolica Cultura e ambiente Salvatore Torrisi. L’ipotesi di reato sarebbe favoreggiamento personale. Lo scrive l’Ansa menzionando altri organi di stampa. L’agenzia racconta di intercettazioni da cui emergerebbe che il prete avrebbe rivelato l’esistenza delle indagini a Torrisi e Rotella, dopo aver appreso, nel segreto della confessione, di una denuncia per presunti abusi sessuali. La notizia sarebbe poi stata anticipata ad alcuni degli indagati.
«A me nessuno ha notificato alcun provvedimento. Leggendo gli atti che sono stati recapitati alla madre dei miei figli – replica Rotella a MeridioNews – c’è una telefonata tra e me e Katia Scarpignato (finita ieri ai domiciliari, ndr) su cui si concentra l’attenzione della procura. In quella fase io sono a conoscenza soltanto di un esposto contro l’associazione, non dell’indagine, e non ne conosco il contenuto. Anzi, immaginavo che le contestazioni riguardassero tutt’altro, che fossero di natura economica, e che coinvolgessero solo Pietro Capuana. A parlarmene era stato Torrisi. Io cercavo di informarmi – prosegue il politico – perché, sebbene personalmente non frequenti la comunità da almeno dieci anni, è un luogo dove vanno spesso i miei figli».
«Dopo qualche giorno – aggiunge l’ex assessore regionale – arriva una perquisizione e viene notificato il provvedimento, con accuse piuttosto gravi. Dell’indagine vengo a sapere in quel momento, compreso il coinvolgimento di mia moglie, e pretendo che i miei figli non frequentino più quel posto. Inoltre faccio degli approfondimenti, perché stento a crederci, conoscendo mia moglie, persona che non ha mai dato alcun segnale in questo senso. L’ho fatto da padre preoccupato, in quanto voglio sapere che cosa fanno i miei figli in quel luogo, ma io con questa storia non ho nulla a che vedere». Rotella, infine, ringrazia magistratura e polizia postale per il loro operato, e conclude sibillinamente: «Mi auguro che se qualcuno ha delle responsabilità, abbia il coraggio di ammetterle e di scagionare le persone che sono innocenti».
Ieri procura di Catania e polizia postale hanno illustrato i dettagli dell’inchiesta e indicato i nomi di quattro persone, accusate di far parte di una presunta associazione a delinquere finalizzata alla violenza sessuale aggravata a danno di minori. A capo della quale ci sarebbe «l’arcangelo» Pietro Capuana, 73 anni, capo carismatico della comunità di Lavina, arrestato. Ai domiciliari sono state poste tre donne: Fabiola Raciti, classe 1962, Katia Scarpignato, classe 1969, e Rosaria Giuffrida, classe 1960, quest’ultima moglie di Mimmo Rotella.
Oggi Capuana, assistito dal’avvocato Mario Brancato, si è sottoposto all’interrogatorio di garanzia. Dinnanzi alle domande della giudice per le indagini preliminari Francesca Cercone si è dichiarato innocente. Come ha esternato alle agenzie il suo legale, si tratta di «un processo difficile, con molti lati oscuri da chiarire». Brancato ha reso noto di avere depositato delle indagini difensive e un’istanza di scarcerazione – con in subordine la richiesta dei domiciliari – per il suo assistito, che sarebbe «invalido al cento per cento, diabetico e cardiopatico» e quindi incompatibile con il regime detentivo.