Maria Carla Borghese, 87 anni, è la vedova del principe Scipione Borghese che alla fine degli anni '70 decise di fondare un'azienda agricola a Lentini. Nacque così lo splendido giardino, oggi meta di visitatori da tutto il mondo. «Quando arrivammo, era un deserto, ma grazie al sole della Sicilia non fu difficile farlo fiorire»
La principessa Borghese apre le porte della villa sul Biviere «Un eden nato dal nulla». Dagli arabi alla regina Elisabetta
«Sono molto legata a questo posto, perché quando sono venuta non c’era niente e poi è diventato una specie di paradiso che con la sua bellezza affascina tutti i visitatori». A parlare è la principessa Maria Carla Borghese, Miki per gli amici, vedova del principe Scipione Borghese e proprietaria dell’omonima villa in contrada Case Biviere di Lentini, a poche centinaia di metri dal bacino artificiale più grande d’Europa. Un giardino di circa due ettari con piante secolari fa da cornice alla storica dimora, fino al 1930 immersa nelle acque del lago Biviere, prima che lo stesso venisse prosciugato a causa della malaria: le operazioni andarono avanti per vent’anni, perché si dovettero deviare due fiumi immissari. La casa sul lago nel frattempo cadde in abbandono, il vecchio porticciolo era ormai ridotto ad un ammasso di pietre e polvere. L’arrivo dei principi Borghese, nel 1968, fu determinante per la rinascita del luogo.
«Mio marito – spiega la principessa a MeridioNews – mi disse che dovevamo andare a vivere al Biviere perché voleva aprire una azienda agricola. Allora vivevamo, da sette anni, a Palermo con i nostri figli piccoli. Quando arrivammo qui il posto era orrendo, un vero e proprio deserto, senza alberi, fiori, cespugli», ricorda seduta sul divano del salotto che si affaccia sul giardino. E così, mentre Scipione metteva su la sua azienda, Maria Carla, nel 1972, cominciò a creare gli spazi a verde: «Non era una cosa semplice, io non ero una esperta di giardinaggio ma cominciai a piantare delle piccole piante un po’ dappertutto, pensando che ci mettessero anni per crescere. Invece grazie al sole della Sicilia, alla terra ricca e fertile, e all’acqua per l’irrigazione che prelevavo da un pozzo trivellato fatto costruire da mio marito, il giardino venne fuori».
Secondo la leggenda, quello che oggi viene appunto definito il giardino del mito, altro non era che un lago famoso, il lago di Ercole il quale «al suo arrivo in questi luoghi trovò la Dea Demetra che cercava l’acqua per le sue messi – ricorda la leggenda Maria Carla Borghese –. Così la chiese a Ercole, che tornava dalla Grecia con la pelle del leone Nemeo da lui sconfitto: la prese, la buttò a terra e l’acqua zampillò formando un lago grandissimo di 1200 ettari che da lui prese il nome: lacus erculeus. Poi in epoca storica gli arabi cambiarono il nome in Veverè, ovvero abbeveratoio di greggi e vivaio di pesci perché era molto pescoso, successivamente diventò il lago del Biviere, come viene chiamato ancora oggi».
Sull’antico porto, tra i moli di levante e di ponente, si presenta la facciata principale della casa e la chiesa di Sant’Andrea. Fu Re Martino a concedere in feudo, nel 1392, il Biviere di Lentini ad un antenato per parte materna di Scipione Borghese che lo ereditò. «Il luogo era della famiglia Lanza Branciforte di Trabia, alla quale apparteneva mia suocera che sposò il principe Giangiacomo Borghese – spiega la principessa –. La famiglia Borghese è di origine senese e poi romana, ha avuto tanti cardinali e un Papa, Paolo V, il cui nome è scritto in grande nel timpano della basilica di San Pietro».
Quello che oggi si presenta agli occhi dei visitatori è un grande giardino mediterraneo, unico e colorato, dove si possono ammirare piante antiche e rare: spiccano jacaranda azzurre, rose, una palma dattilifera africana, aloe, la chorisia che proviene dall’Argentina, mentre delle maestose palme Washingtonia circondano la piscina «costruita appena arrivati per dare ai ragazzi la possibilità di nuotare».
Maria Carla Borghese, 87 anni e quattro figli, Monica, Sofia, Maria della Neve e Giangiacomo, descrive a MeridioNews il suo piccolo miracolo, seduta su una panchina ai piedi di una Yucca che le fa ombra, di fronte ad una parkinsonia aculeata – che fa da sipario tra l’accesso al salotto e la piscina nella parte inferiore del prato alla quale si arriva scendendo alcuni scalini, «realizzati appositamente per creare dei movimenti» – con dei fiori gialli che fecero innamorare persino la regina madre d’Inghilterra. «Nel 1988 ricevetti da Londra una lettera di Elisabetta Bowes-Lyon che mi chiedeva se poteva visitare questo giardino, e così fu. La regina arrivò con undici ospiti, era il 20 giugno 1988 e lei aveva 88 anni – racconta la principessa Borghese –. Faceva caldo ma lei aveva un ombrellino per proteggersi dal sole, le facemmo visitare tutto il giardino, le piacque enormemente e si innamorò in particolare delle parkinsonie, poi mangiammo all’aperto e rimase qui fino alle 16. C’erano diversi invitati, tra cui il principe e la principessa Ruffo, il marchese Gianni Teodoli che era seduto accanto a lei perché parlava perfettamente l’inglese, i signori Reverdini di Milano che erano dei nostri amici, l’ambasciatore d’Inghilterra a Roma e tanti altri. Da quel momento io decisi che il giardino si poteva far visitare a chiunque lo desiderasse – continua –, infatti nel corso degli anni ho ricevuto visite da tutto il mondo, dall’Australia, dalla Nuova Zelanda, dall’Europa, dagli Stati Uniti e da tanti altri Paesi».
Tra i reali che hanno visitato la tenuta, oltre a the queen mother, il principe di Galles Carlo d’Inghilterra, nel 1990; i principi del Lussemburgo, A.R. Claudia Savoia Aosta e il re e la regina del Belgio, questi ultimi in ottimi rapporti con i Borghese. Ma anche uomini di cultura come Leonardo Sciascia, Turi Vasile e Cesare Brandi.