Il patron del club rosanero ha detto la sua sulle indagini condotte dalla Guardia di Finanza che ha fatto irruzione presso la sede del club e l’abitazione dell'imprenditore friulano. «Rispetto il lavoro della magistratura, la verità verrà fuori. Tutti i conti correnti sono a disposizione degli inquirenti»
Palermo, Zamparini si difende dalle accuse «La stampa mi dipinge come un truffatore»
«Il grido Forza Palermo sarà sempre dentro di me». Termina così un lunghissimo comunicato firmato da Maurizio Zamparini e apparso sul sito ufficiale del Palermo, con il quale il patron vuole cercare di spiegare la situazione societaria e i recenti avvenimenti che lo hanno visto protagonista, con le indagini della Procura e varie ipotesi di reato a suo carico. «Mi sento in dovere verso me stesso, verso la mia famiglia e chi mi conosce già, di fornire le mie precisazioni in un momento in cui la stampa, stante la verifica in corso, mi dipinge come un possibile truffatore e maneggione». Zamparini racconta la disavventura che lo ha visto protagonista, con la visita a sorpresa della Guardia di Finanza in casa: «Con stupore venerdì scorso ho aperto la casa della mia famiglia ad Aiello del Friuli ad agenti della Guardia di Finanza per un ordine di perquisizione, tra lo stupore e la rabbia di mia moglie e mio figlio che non sopportano quello che nei fatti è una violenza: in un paese civile, a meno che tu non sia un delinquente, vieni convocato a mostrare tutta la documentazione relativa ai fatti sotto inchiesta».
«Dopo il primo approccio formale – prosegue la nota –, mi ha fatto piacere il rapporto di umanità che si è instaurato quando penso si siano resi conto della mia massima disponibilità e soprattutto del fatto che non avessi nulla da nascondere. Alla fine di una giornata di collaborazione nei rispettivi ruoli, ci siamo salutati stringendoci la mano. Io rispetto il lavoro della magistratura e sono convinto, non avendo mai volutamente commettere alcun reato, che la verità darà soddisfazione alla mia onestà». A questo punto l’attacco alla stampa, ormai un leitmotiv per quanto riguarda l’imprenditore friulano: «Comincio però a leggere sui media notizie false: io non ho mai avuto nessuna società in Inghilterra. Tutti i movimenti di denaro miei e nelle società della famiglia sono trasparenti e verificabili. Non ho né ho mai avuto alcuna società nel Regno Unito, né direttamente né in forma collaterale». Il patron continua nella disamina dei movimenti relativi al suo gruppo, venduto tra il 2000 e il 2002 al gruppo francese Pinault Printemps Redoute per circa 800 miliardi di lire. «Tutti i conti correnti personali e delle società della famiglia sono a completa disposizione degli inquirenti: non ho mai fatto utili con un euro di cosiddetto “nero”, parola che non conosco. Sono in difficoltà poiché aggredito da tempo dall’ Agenzia delle Entrate, non per evasioni ma per interpretazioni di parte delle regole».
Zamparini poi possa a parlare dei suoi investimenti riguardanti Palermo e il Palermo: il centro commerciale dove lavorano mille persone e che «non ha prodotto ancora un euro di ritorno, sanzionato con cartelle esattoriali per circa 20 milioni di euro». Il club, dove lavorano circa 160 persone, tutti pagati in regola. «Ho una grande autostima poiché a 76 anni non rinnego nulla della mia vita esemplare sotto il profilo umano e civile: oltre tremila dipendenti che hanno lavorato con me mi danno la loro gratitudine e stima, sfido a trovarne uno che sia stato da me trattato ingiustamente. Solo amore per tutte le persone, questo è il mio credo e chi mi conosce di persona lo sa». Zamparini, da 15 anni a capo del club di viale del Fante, ammette di avere imparato a sentirsi a suo agio in città, con i suoi pregi e con i suoi difetti, con la sua gente. «Non ho mai considerato il Palermo, così come scrivono, il mio giocattolo: un soggetto che ha sottratto al tuo patrimonio 70/80 milioni di euro non può essere un giocattolo, e soprattutto considero il calcio un fatto sociale, in cui i tifosi devono essere in primo piano».
Altro punto di stretta attualità è il passaggio di proprietà, desiderato tanto dai tifosi quanto dallo stesso Zamparini: «Sto cercando con difficoltà investitori in Italia e all’estero, gente che dovrà assicurare investimenti come feci io all’inizio. Io ho pagato a Sensi 30 miliardi di lire equivalenti come potere di acquisto a 30 milioni di euro di oggi, con due giocatori in proprietà, perciò patrimonio eguale a zero ed ho cominciato a immettere già il primo anno l’equivalente di altri 30 milioni per costruire la squadra e la società». Poi ecco un’altra tirata d’orecchie a Baccaglini: «Alla mia età ritengo insostenibile il mio ruolo nel calcio, specialmente in questo calcio che richiede notevoli disponibilità. Mi ero affezionato a Baccaglini e sono sicuro che gli inquirenti, avendo requisito tutti i documenti relativi alla storia Baccaglini, si renderanno conto che io ho sempre affermato la verità, con un mio unico torto: aver creduto ad interlocutori che nei fatti hanno disatteso tutti gli obblighi contrattuali, lavorando per di più contro la mia immagine, quasi come se l’insolvente fossi io».
Da nemica ad alleata, la stampa torna nuovamente al centro dei pensieri di Zamparini: «Alla fine dell’inchiesta darò la storia ai media perché la gente di Palermo ed i tifosi devono sapere». Lo stesso patron passa poi a parlare degli obiettivi per il prossimo campionato, che comincerà tra un mese e mezzo: «Il mio lavoro odierno nel Palermo Calcio è sorretto dall’obbligo di fare una squadra per ritornare in serie A. Naturalmente, come avevo detto a Baccaglini ed ora a Cascio, è necessario un intervento di capitali non per non fallire, come scrive qualcuno, ma per fare un mercato acquisti tenendo i più bravi e inserendo altri ottimi giocatori». Infine, un augurio ai nuovi ds e tecnico e anche ai tifosi rosanero: «Tedino e Lupo stanno lavorando sodo e sono convinti come me che ritorneremo in serie A. Sicuramente con un altro presidente e, spero, un’altra proprietà».