I primi cittadini dei Comuni della provincia aretusea hanno incontrato ieri il nuovo prefetto Giuseppe Castaldo. In discussione il piano per ricevere le persone che arrivano dal Mediterraneo. Le posizioni sono diverse, ma in linea di massima si chiede di fissare un limite massimo agli arrivi. Non mancano le accuse di populismo
Siracusa, sindaci discutono su accoglienza migranti «Disponibili ma ci sono priorità più importanti»
Tutti i sindaci della provincia di Siracusa sono stati convocati ieri dal nuovo prefetto Giuseppe Castaldo. All’ordine del giorno il piano per l’accoglienza dei migranti per il quale l’Anci e il ministero dell’Interno hanno immaginato una distribuzione diffusa su tutto il territorio nazionale in maniera proporzionale alla popolazione residente: 2,5 migranti ogni mille abitanti.
Arrivata dopo tre incontri organizzati in prefettura con diversi gruppi di Comuni in base alla presenza o meno di strutture che ospitano migranti, la riunione interlocutoria di era necessaria per capire la disponibilità delle amministrazioni. I lavori sono ancora in corso e, per le prossime settimane, sono previste le convocazioni dei Comuni che hanno dato il proprio assenso. In realtà, durante la riunione, una indisponibilità assoluta non è stata manifestata apertamente da nessuno.
Il sindaco di Lentini, Saverio Bosco, però pur essendo «d’accordo sul principio» ha specificato che «non possiamo affrontare il problema dell’accoglienza perché abbiamo già difficoltà a fronteggiare la situazione dei nostri cittadini senza una casa». «Il nostro – spiega a Meridionews – non è un diniego ma è un invito ad affrontare con la stessa solerzia anche i problemi che riguardano i nostri cittadini, è una questione di priorità amministrative che in questo momento per noi sono il mantenimento di tutti i servizi essenziali partendo dal problema che abbiamo una richiesta di case popolari che supera l’offerta che possiamo dare».
Poi c’è il caso del sindaco di Sortino, Vincenzo Parlato, che su Facebook ha postato un video in cui spiega alla cittadinanza di aver dato «disponibilità ad accogliere tre o quattro nuclei familiari, in modo tale da non avere un impatto dirompente sulla comunità. Ma dalla riunione – prosegue – è emerso che dare la disponibilità significa che il Comune deve accettare qualsiasi tipologia di richiedente asilo viene inviato dal ministero. Allora – dichiara il primo cittadino nel video – noi a queste condizioni abbiamo detto categoricamente no, per cui non abbiamo aderito al piano Anci perché, in questo momento, abbiamo tanti nostri problemi da risolvere».
Il sindaco di Canicattini Bagni, Paolo Amenta, in qualità di vice presidente Anci Sicilia durante la riunione con il prefetto, ha avanzato la proposta di fare un ragionamento complessivo come Unione dei comuni della Valle degli Iblei (Buccheri, Buscemi, Canicattini Bagni, Cassaro, Ferla, Palazzolo Acreide e Sortino), territorio che conta circa 32mila abitanti. «Qui già ci sono – spiega Amenta – Comuni come Canicattini, Palazzolo e Cassaro che accolgono un numero importante di migranti. Solo a Canicattini Bagni, paese con una popolazione di 7mila abitanti, in questo momento stiamo accogliendo quasi 60 migranti e fino a qualche mese fa superavamo i 70. Inoltre – continua – c’è da tenere in conto che il Comune di Noto ha aperto un centro Sprar, l’Oasi don Bosco, alle porte di Canicattini e Palazzolo che ospita oltre 150 migranti. Come territorio, quindi, abbiamo già dato una ampia disponibilità e, se abbiamo ancora qualche spazio, lo metteremo a disposizione. Alcuni sindaci della provincia – lamenta – continuano a fare populismo, venendo meno all’accordo fra Anci e ministero dell’Interno, sebbene il carico economico dell’accoglienza dei migranti ormai gravi interamente sul ministero».
Resta il fatto che il piano Anci non è vincolante, ma detta solo i criteri di riferimento per uniformare la ripartizione dei migranti su tutto il territorio, e che i progetti Sprar vengono proposti su base volontaria dai Comuni stessi. Diverso potrebbe essere il discorso dell’apertura dei Cas (centri di accoglienza straordinaria) direttamente da parte della prefettura che però, al momento, pare voglia evitare di arrivare a calare queste decisioni dall’alto portando avanti, invece, una logica di condivisione con i territori.