I carabinieri hanno portato via decine di faldoni relativi agli affidamenti dei fondi rustici di proprietà dell'ente. Tutto nasce dalle dichiarazioni di alcuni consiglieri di maggioranza che avrebbero denunciato abusi da parte dell'attuale amministrazione. Verifiche anche sui fondi europei tramite l'Agea
Mistretta: blitz al Comune, sequestrati documenti Ipotesi terreni pubblici finiti alla mafia dei Nebrodi
Terreni di proprietà del Comune di Mistretta affidati, tramite prestanome, a soggetti riconducibili alla mafia dei Nebrodi. È questa l’ipotesi che i carabinieri, coordinati dalla Procura di Patti, vogliono verificare. Per questo stamattina hanno effettuato un blitz in municipio, sequestrando decine di faldoni con tutta la documentazione sulla gestione dei fondi rustici di proprietà del’ente pubblico, relativa agli ultimi anni.
Le indagini nascono a seguito delle scontro che si è consumato in consiglio comunale nelle ultime settimane, dove si discute l’approvazione del regolamento su questo tema. Dopo sedute particolarmente accese, i militari hanno voluto sentire come testimoni alcuni consiglieri di maggioranza che avrebbero denunciato abusi e omissioni commessi dall’amministrazione comunale in carica.
Da qui il sequestro odierno che mira a stabilire se la gestione dei terreni sia stata trasparente e imparziale, così come previsto dall’articolo 97 della Costituzione, nonché conforme al protocollo di legalità sottoscritto dal Comune di Mistretta presso la Prefettura di Messina il 18 marzo 2015, cioè il patto ormai noto come protocollo Antoci, che impone la certificazione antimafia per qualcunque tipo di affidamento.
In particolare le indagini, comunicano dall’Arma, mirano a capire se alcuni fondi rustici siano finiti nelle mani di soggetti appartenenti alla mafia dei Nebrodi, attraverso prestanome o subentri negli affidamenti. Infine altro aspetto sotto la lente di ingradimento è quello dell’erogazione dei fondi europei attraverso l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea). Al vaglio degli investigatori ci sarebbero già numerosi fascicoli aziendali per verificare se questi contributi siano stati percepiti in maniera illecita, anche a causa della gestione poco trasparente dell’amministrazione comunale.