Le Biblioteche Riunite Civica e Ursino Recupero da tre anni attendono il contributo che il Comune di Catania è obbligato a versare. Tra pignoramenti da scongiurare e possibili ampliamenti, la direttrice Rita Carbonaro fa chiarezza: Non chiudiamo, ma il Sindaco deve onorare gli impegni
Milioni di pagine da salvare
“La situazione lascia spiragli a nuova luce e alla risoluzione dei problemi. Ho fiducia nelle scelte fatte, in me stessa e nella persone che mi circondano“. Con queste parole la dottoressa Rita Carbonaro, direttrice delle Biblioteche Riunite Civica e Ursino Recupero rassicura sullo stato delle trattative. Dopo le polemiche e le dichiarazioni delle ultime settimane, infatti, la riunione del Consiglio d’Amministrazione del 17 luglio ha fatto un po’ di chiarezza: la biblioteca non rischia di chiudere, e si troverà un modo per saldare gli arretrati.
La biblioteca, frutto della fusione tra l’antica “Libreria” del monastero di San Nicolò l’Arena e di altre congregazioni religiose e delle donazioni del barone Antonino Ursino Recupero, ospita al momento circa 230.000 volumi – alcuni di immenso valore storico e culturale, come le pergamene del XII secolo, gli incunaboli, le cinquecentine e la famosa Bibbia miniata appartenuta ad una zarina. Dal 1929 si è costituita giuridicamente come ente morale, che il Comune di Catania ha l’obbligo di mantenere con un contributo annuale stabilito secondo le necessità. Il consiglio d’amministrazione è infatti presieduto dal sindaco Raffaele Stancanelli, che ha delegato il senatore Salvo Fleres, e ha come vicepresidente il rettore Antonino Recca, con delega al preside della facoltà di Lettere Enrico Iachello. Il segretario generale, in rappresentanza del Comune, è il dottore Gaspare Nicotri, mentre altri membri sono il sovrintendente ai Beni Architettonici, l’architetto Gesualdo Campo, la professoressa Elvira Ursino, come erede del barone, e la stessa direttrice Rita Carbonaro.
Da circa tre anni però la situazione finanziaria della biblioteca è precipitata per una delle ennesime inadempienze comunali: il debito ammonta a circa un milione di euro. “Una mancanza che ovviamente ricade sui fornitori, sul servizio e sugli stipendi”, ci spiega la direttrice.
Una tra le proposte per risanare il debito è stata quella di vendere il locale di 400 metri quadrati in via Gallo, attualmente di proprietà della biblioteca e affittato alla facoltà di Giurisprudenza per la cifra irrisoria di 500 euro mensili. Ma la direttrice si oppone, sostenendo che “il bene è un dono del Barone Ursino Recupero, e quindi non è vendibile. Anche il Consiglio d’amministrazione si è dimostrato compatto nel rifiutare la proposta”. Anche perché il destino dell’edificio di via Gallo sembra già essere un altro: “Su proposta dell’architetto Campo – continua la direttrice – l’edificio verrà restaurato con un programma regionale ed accoglierà una sezione distaccata della biblioteca, dedicata alle nuove tecnologie multimediali”. Consultazioni digitali, dunque, e anche maggiore spazio che permetterà alle Biblioteche Riunite di non dover più rifiutare ingombranti ma preziose donazioni librarie.
Tuttavia, nonostante i vari progetti, la situazione ha rischiato più volte di precipitare. Mentre i servizi continuano puntualmente ad essere forniti alla biblioteca, per una questione di solidarietà e stima personale, dopo tre anni di attesa e di inadempienze, due dei quattro ex dipendenti congedati per raggiunti limiti d’età hanno presentato decreto ingiuntivo per ricevere gli arretrati: i preziosi libri erano quindi a rischio di pignoramento. “Le prime somme che arriveranno andranno direttamente a loro” ha spiegato decisa la direttrice Carbonaro, riferendosi alla promessa del sindaco Raffaele Stancanelli sul quotidiano “La Sicilia” di fare avere alla biblioteca una cifra di centomila euro subito. Per quanto riguarda l’ammontare delle somme di mantenimento mensile previsto, il Sindaco non si è ancora pronunciato, ma la direttrice si mostra fiduciosa: “Spero che il Sindaco faccia fede all’impegno preso pubblicamente”.
Di stipendi da pagare però, ci sarebbero anche quelli della stessa direttrice, unica dipendente della biblioteca, che da mesi vi rinuncia per affrontare altre spese. Con un organico previsto di dieci persone, ad aiutarla vi sono in realtà solo la dottoressa Francesca Di Mauro, vicedirettrice e funzionaria distaccata del Comune, e i molti tirocinanti della facoltà di Lettere. “C’è un grande dispendio di forze per istruirli, ma sono un prezioso aiuto. Riprenderemo a settembre e il preside Iachello ci ha già promesso di aumentare le ore di stage”, spiega soddisfatta la direttrice.
Un’ottima risorsa che però non basta, tanto che la biblioteca nell’ultimo anno è rimasta aperta soltanto le mattine, dovendo sopprimere per mancanza di forze il mercoledì pomeriggio.
La dottoressa Carbonaro ha per questo inviato più volte richiesta al Comune di personale per la gestione della sala, non ricevendo ancora risposte. L’idea intanto è quella di stipulare delle convenzioni con vari organi per reperire personale, compresi volontari del Servizio Civile: la Regione Sicilia, l’Ateneo di Catania e l’Assessorato alla Cultura, sono solo i primi a venire in mente. “Il mio sogno è quello di una biblioteca aperta giorno e notte, come in altre grandi città. Non si deve negare nulla agli studenti mentre si stanno formando“. Nel caso in cui la situazione restasse critica come adesso, potrebbe essere soppressa una mattina per aprire invece un pomeriggio, dando una possibilità a quanti non possono accedere alla biblioteca negli orari attuali.
“Quello che più mi ha colpito di tutta questa storia è stata la solidarietà“. E’ quasi commossa la dottoressa Carbonaro mentre racconta delle telefonate ricevute da tutta Italia e anche dall’estero, delle pubbliche sottoscrizioni indette da alcune associazioni e della disponibilità dei colleghi della Biblioteca Regionale Universitaria, pronti a dare una mano. C’è un che di amaro però in queste attestazioni di stima: “Mantenere la biblioteca è un compito del Comune, ne va della dignità della città“.