Laura Testa e Rosalba Caruso, 34 e 45 anni, si sono iscritte per prime nel registro delle unioni civili di Catania. Adesso saranno le prime a firmare di nuovo dopo l'approvazione della legge nazionale promossa da Monica Cirinnà. «Ce lo ha chiesto il sindaco», dicono. L'appuntamento è per le 18 al Castello Ursino
Unioni civili, oggi a Catania la prima post-Cirinnà Laura e Rosalba: «Un figlio? Andremo all’estero»
Un altro sì. Il secondo in poco più di un anno. Laura Testa e Rosalba Caruso, 34 e 45 anni, firmeranno la loro unione civile – la prima a Catania dopo l’approvazione del decreto legge Cirinnà – alle 18 di oggi al Castello Ursino. Un appuntamento al quale prenderanno parte «almeno 300 persone», dicono le spose. Era l’11 giugno 2015 quando, dopo l’istituzione del registro comunale, avevano siglato gli stessi documenti davanti al primo cittadino Enzo Bianco. «Anche stavolta celebra lui – spiega Laura – In realtà ci ha chiamate lui, dopo che la legge è passata, e ci ha chiesto di ricelebrare tutto. Noi abbiamo detto di sì. Per riconfermare il nostro amore e anche perché, comunque, adesso che c’è la legge Cirinnà dovevamo completare l’iter». Ora hanno diritto, per esempio, alla reversibilità della pensione. «Un piccolo passo – aggiunge la 34enne – Ma non è poco».
«Quando voglio fare una battuta dico che l’anno scorso ci siamo sposate al Comune, quest’anno ci sposiamo in chiesa», afferma Laura, ridendo. Rosalba, che ascolta la telefonata, ride anche lei. «Com’è cominciata? Tra noi è stato quasi un vero e proprio colpo di fulmine». La più giovane delle due donne ha scoperto di essere lesbica a undici anni. «Io sapevo quello che volevo, sono sempre stata così. Mi circondavo solo di amichette, avevo un atteggiamento un po’ più mascolino delle mie coetanee – sostiene Laura – Anche adesso preferisco un certo tipo di abbigliamento. Sempre in modo sobrio ed elegante, ma io mi ci riconosco di più che con gli abiti da donna». Rosalba, invece, ha fatto un percorso diverso: «Lei non è lesbica, è bisessuale. Lo ha scoperto poco prima che ci conoscessimo».
La prima volta che si sono viste, nel 2000, non avevano fatto molto caso l’una all’altra. Laura lavorava nel campo della moda, Rosalba stava accompagnando la nipote nello stesso posto. Poi, sei anni fa, l’incontro definitivo: «Io stavo con la sorella del suo migliore amico – sorride Laura Testa – Ma da quando ci siamo viste non ci siamo più separate». Due mesi dopo avere iniziato a stare insieme sono andate a convivere, «e da allora stiamo sotto lo stesso tetto». Rosalba fino a quel momento aveva avuto solo relazioni con uomini. «È cresciuta con una mente molto aperta, ma ha seguito una strada che in fondo era stata tracciata per lei». Il corteggiamento di due colleghe d’ufficio, poi, «le ha aperto le porte di nuove sensazioni». «Era rimasta un po’ nelle retrovie, però, finché non sono arrivata io. L’ho presa, me la sono sposata e adesso me la risposo».
Anche se di «matrimonio» non si può parlare. Perché la legge che regolamenta le unioni civili ha lasciato scientificamente quel termine fuori dal dibattito politico. «Non è tutto, è ovvio, ma è un passo avanti – continua Laura – Il prossimo divieto che deve cadere è quello delle adozioni. Io sono cresciuta con le suore, so cosa significa la vita nelle comunità, so cosa c’è dietro. Preferiamo davvero che i bambini debbano fare questa vita o vogliamo dare loro l’opportunità di averne una normale, come tutti gli altri?». E per i figli dei compagni o delle compagne, invece, dovrebbe essere ancora più semplice. Laura e Rosalba, per esempio, non escludono la possibilità di averne. «Io sono per l’adozione del figlio di altri – dice Laura – Ma discuteremo insieme se invece provare tramite la fecondazione assistita. Ovviamente all’estero».
Prima di pensare a un bimbo o a una bimba, comunque, di acqua sotto i ponti ne deve passare. «Una cosa alla volta», e senza fretta. Nel frattempo c’è da difendersi dalle strumentalizzazioni, «e da chi vuole fare di questa nuova unione un messaggio politico». Cosa che è – anche per via della richiesta di Bianco di celebrare questo rinnovo – ma solo insieme a molto altro. «Sappiamo che saremo messe in mezzo e che ci diranno che cerchiamo visibilità – conclude la donna – Ma se tutto questo serve a raggiungere più persone ben venga. Ci mettiamo la faccia se c’è qualcuno che viene con noi, se serve affinché altri e altre trovino la forza di fare questo grande passo. Noi siamo lì per amarci e lo sappiamo, ma magari siamo pure d’esempio».