A Canicattini Bagni è attivo il Birrificio Alveria. Opera di un agronomo e di un suo ex compagno di classe. Partiti da un impianto casalingo, hanno avviato l'attività grazie a un finanziamento. «Lo scecco, animale caparbio, è il nostro simbolo». Bilancio positivo e idee originali, come la birra per il Leicester
Perde il lavoro e fonda birrificio con l’amico d’infanzia «La vita è una ed è corta, si deve fare ciò che piace»
«Un luogo di produzione e aggregazione, una fucina giovane e innovativa». Questa sono le parole con cui Gabriele Siracusa e Ivan De Gaetano, due giovani imprenditori birrai siracusani, descrivono il loro Birrificio Alveria. Si trova in contrada Bosco di Sopra, a Canicattini Bagni «perché – spiegano a Meridionews – la nostra intenzione era quella di legare il birrificio a una realtà rurale, distaccata dalla città, che desse subito l’impressione di rusticità. E poi anche perché a Canicattini Bagni l’acqua è di qualità».
Gabriele è un agronomo e lavorava per una azienda fino a quando non ha perso il suo posto, mentre Ivan è il proprietario di un agriturismo nella Val di Noto. Nel 2012 mettono insieme le loro competenze e assemblano un piccolo impianto casalingo al Borgo Alveria. «È arrivata per entrambi la consapevolezza che la vita è una ed è corta, quindi si deve fare ciò che piace. E a noi piace la birra – raccontano -. Quindi abbiamo iniziato a farla in uno stanzino sperduto a Noto antica, dove ci rinchiudevamo per sperimentare e provare cose nuove».
Affinata la tecnica e consultati alcuni esperti in materia, ottengono un finanziamento da Invitalia e nasce, così, il Birrificio Alveria. Un «birrificio caparbio», come recita il payoff «che è il tentativo di tradurre “testa dura”» spiegano i due birrai che come simbolo hanno scelto un asino con una coroncina di luppolo in testa. «Lo scecco, l’asino, è un animale caparbio – commentano – che è difficile riuscire a convincere a fare qualcosa controvoglia. Poi, il nostro obiettivo era anche quello di fare in modo che già il nome e il logo raccontassero il prodotto e la nostra storia: tutto è nato a Borgo Alveria dove c’è anche un allevamento allo stato brado di asini di razza siciliana».
Etichette di carta kraft con l’asino nero in primo piano, e come nomi gli stili delle birre scritti su una banda colorata: giallo la blonde ale, rosso l’american brownale, arancione l’american pale ale e viola l’imperial ipa. «Abbiamo scelto di presentarci così, per poter veicolare il più possibile lo scecco e il significato che si porta dietro», spiegano Ivan e Gabriele che, oltre a essere colleghi, sono amici fin dai tempi delle scuole medie. «Siamo come fratelli, ma mai avremmo immaginato di intraprendere insieme anche questa avventura. Già in classe da ragazzini – ricorda Gabriele – ci bastava uno sguardo per essere complic
i, durante il liceo purtroppo non siamo mai stati in classe insieme e all’università ognuno ha fatto la propria scelta: io sono andato a Pisa e mi sono laureato in Scienze e tecnologie agrarie, mentre Ivan ha frequentato Economia del turismo a Roma».
A un anno dall’apertura del Birrificio Alveria «il bilancio è positivo sia a livello di vendite che di consensi, che poi vanno di pari passo, soprattutto perché la nostra birra piace», dicono. Ispirate agli stili americani, le birre dalla luppolatura consistente hanno una personalità forte conferita dai luppoli americani che sono molto profumati e aromatici e sprigionano sapori agrumati, di frutta tropicale e di resina. L’ultima nata è la Vardy, «una birra pale ale in pieno stile inglese che abbiamo pensato in onore dell’attaccante Jamie Vardy per celebrare la vittoria del Leicester in Inghilterra – spiegano Ivan e Gabriele – e, in questo caso, abbiamo anche fatto una etichetta sui generis che ha come logo due giocatori che alzano una coppa, nella banda gialla il nome Vardy e a fianco la scritta “Heroic beer for ordinary heroes” perché questa birra la dedichiamo a tutti gli uomini che inseguono ogni giorno il proprio sogno folle».
Fra i progetti futuri dei due amici birrai, oltre a quello di raddoppiare la produzione e ingrandire il birrificio, c’è anche «una tap room, il vero e proprio pub del birrificio, probabilmente non in Italia ma all’estero – concludono – per esportare in Olanda o in Inghilterra un concept tutto siciliano».