Il ventenne, originario di Santa Teresa di Riva, in provincia di Messina, è carico in vista dell’appuntamento di Rio de Janerio: «I miei avversari non avranno vita facile», assicura a MeridioNews. E poi confessa: «Conciliare sport e studio non è facile. Dopo il torneo, mi metterò sotto con l’Università»
Elios Manzi, il judo siciliano alle Olimpiadi «Voglio replicare il risultato degli Europei»
«Sono contento e spero di essere all’altezza di questa gara. Ho esordito nella nazionale senior soltanto a gennaio». A parlare è Elios Manzi, judoka siciliano che a soli 20 anni rappresenterà il comune di Santa Teresa di Riva – poco meno di diecimila anime, in provincia di Messina – alle prossime Olimpiadi di Rio de Janeiro. Classe 1996, l’atleta messinese ha ottenuto una qualificazione per certi versi quasi inaspettata: «Quando ho cominciato con la nazionale senior, il mio intento era quello di riuscire a provare qualche nuova esperienza per il prossimo quadriennio. Poi è arrivata la qualificazione, quindi meglio così».
Manzi pratica il judo sin da bambino. «Ho cominciato da piccolo – racconta a MeridioNews –, io volevo fare sport e un mio compagno di classe che faceva judo mi ha fatto avvicinare a questa realtà. Da allora non ho più smesso». Eppure il ventenne santateresino aveva cominciato con il nuoto, passando al judo soltanto in un momento successivo: «Ho cambiato sport perché mi piace di più il confronto con un’altra persona, piuttosto che con me stesso e basta». L’amore per la disciplina trasuda dalle stesse parole dell’atleta: «Il judo – spiega Manzi – è uno sport che insegna valori che vanno al di là della disciplina sportiva in sé. Principi che si utilizzano anche e soprattutto nella vita quotidiana. Penso a cose come il rispetto e il migliorare se stessi».
Essere un atleta di livello in giovane età comporta anche la capacità di conciliare sport e studio: «Non è una cosa semplice e per me è stata abbastanza dura. Bisogna sapere pianificare bene tutte le situazioni scolastiche e sportive. Soltanto così si può riuscire a fare entrambe le cose. Sicuramente è impegnativo, ma non impossibile». Manzi è iscritto in Psicologia, ma come confessa lui stesso la carriera universitaria deve ancora decollare: «Ancora non sono riuscito a fare molto. Anzi, quasi niente. Dopo le Olimpiadi, comunque, mi metterò sotto con lo studio».
Tornando al judo, l’azzurro confessa di non avere «nessuna figura di riferimento e nessun mito in particolare», mentre parla di ciò che serve per avvicinarsi a questa disciplina sportiva: «Non ci sono delle caratteristiche fondamentali per cominciare a fare judo. Con la testa e con la volontà si può arrivare ovunque. Inoltre bisogna allenarsi, serve veramente tanto allenamento». Recentemente, l’atleta ha ottenuto il risultato più alto in carriera con il terzo posto conquistato agli Europei disputati a Kazan: «Gli Europei – confessa Manzi – sono stati una delle gare più belle che io abbia mai fatto. Per me si è trattato del primo risultato importante nella classe senior. Sono contento di come è andata anche perché ho affrontato gente veramente molto forte. Adesso spero di riuscire a replicare una medaglia magari a queste Olimpiadi».
Per arrivare a certi livelli serve tanta tenacia e allenamento: «Durante la settimana – spiega il ventenne –, ci alleniamo due volte al giorno, una la mattina e una la sera. In questi allenamenti, alterniamo tecnica e preparazione fisica. Lo sport a livello agonistico ti pone di fronte a tante rinunce e a tanti sacrifici, ma sono cose che vengono ripagate nel tempo». Il pensiero, naturalmente, non può che essere rivolto all’appuntamento col torneo a cinque cerchi: «A Rio voglio fare del mio meglio e non deludere. Io non mi aspetto nulla di particolare – conclude Manzi –, ma sicuramente non darò vita facile ai miei avversari».