Cerimonia in forma privata per il ventenne ucciso sabato. Situazione tranquilla al corteo, monitorato dalla polizia, fino davanti al cimitero, dove qualcuno ha sparato dei fumogeni. Il ragazzo è figlioccio di Giovanni Tortorella, ritenuto elemento di spicco della criminalità organizzata, che si è costituito proprio lunedì scorso
Messina, il questore vieta i funerali di De Francesco «Omicidio riconducibile a contrasti interni ai clan»
I funerali di Giuseppe De Francesco, il ventenne freddato lo scorso sabato a Messina da due colpi di pistola si sarebbero dovuti svolgere domani nella chiesa di San Luigi a Camaro. Ma il questore Giuseppe Cucchiara ieri sera ha emesso un provvedimento che ne ha vietato la celebrazione in forma pubblica, «per i precedenti giudiziari della vittima e le modalità che hanno caratterizzato l’omicidio».
Una decisione che non ha trovato il favore dei familiari del ragazzo e tanto meno dei suoi amici. Così questa mattina all’ospedale Papardo, dove si trovava la salma, un capannello di gente si è fatta trovare per accompagnare De Francesco nel suo ultimo viaggio in direzione del Gran Camposanto. Il corteo funebre è stato seguito da numerosi agenti della polizia di Stato in divisa e in borghese. Tutto è rimasto tranquillo finoal al cimitero di via Catania, dove, all’ingresso, qualcuno però ha esploso dei fumogeni. Scena che non è sfuggita ai poliziotti che hanno individuato immediatamente gli autori del gesto. E non è escluso che saranno presi dei provvedimenti.
Niente funzione religiosa, ma una semplice benedizione della salma per De Francesco, figlioccio di Giovanni Tortorella, compagno della madre di De Francesco ed elemento di spicco della criminalità organizzata della zona sud di Messina, che ha anche ottenuto nei giorni scorsi un permesso di due ore per andare a visitare la salma del ragazzo.
Tortorella si trova infatti in carcere da lunedì scorso, quando ha deciso di costituirsi presentandosi, in compagnia del suo legale, al carcere di Gazzi. Decisione maturata dopo che è diventata definitiva la sentenza emessa dalla Corte di cassazione nei suoi confronti scaturita dall’operazione Case basse, l’indagine di Procura distrettuale antimafia e dei carabinieri del comando provinciale che nel 2009 stroncò i clan emergenti, con ramificazioni a Santa Lucia sopra Contesse e a Giostra, dediti a estorsioni e spaccio di sostanze stupefacenti. Dovrà scontare una pena di cinque anni e quattro mesi. Secondo gli investigatori, quest’episodio non è da sottovalutare, perché con Tortorella in carcere, il suo figlioccio avrebbe goduto di meno protezione.
Anche per questo il questore ha vietato i funerali pubblic. «I precedenti giudiziari di De Francesco e le modalità che hanno caratterizzato l’omicidio – ha sottolineato Cucchiara – evidenziano che il grave episodio delittuoso è riconducibile a contrasti tra soggetti appartenenti alla criminalità organizzata, operanti in questo territorio. Occorre garantire primariamente l’ordine e la sicurezza pubblica, in quanto le criticità ipotizzate, nel caso di trasporto della salma e di funerali in forma pubblica e solenne potrebbero ingenerare nella popolazione uno stato di tensione e di forte preoccupazione». Lo stesso provvedimento era stato preso lo scorso anno, per la morte del boss Filippo Barresi. E tutto si era svolto in tranquillità.
Gli investigatori starebbero stringendo il cerchio attorno ai responsabili dell’omicidio. Due al momento le persone indagate, un 46enne e il figlio 26enne. Per i due non è scattato ancora alcun provvedimento restrittivo. Secondo la ricostruzione degli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore dell’Dda Fabrizio Monaco e dal sostituto Piero Vinci, è molto probabile che l’intenzione non era quella di eliminare il ventenne, ma solo di gambizzarlo. Invece la situazione è sfuggita di mano e i colpi di pistola, dall’autopsia sembra si tratti di una calibro 38, hanno invece ucciso De Francesco.