Si è concluso l'incontro tra l'assessore all'Ambiente Maurizio Croce e chi da anni controlla 21 delle 76 aree protette dell'Isola. Scongiurata la sospensione annunciata per venerdì, si andrà avanti fino a maggio. In attesa dei 500 milioni da Roma. Ma potrebbe non bastare. «Tagliate metà delle risorse»
Riserve naturali, accordo tra Regione e enti gestori Associazioni anticipano soldi, ma la coperta è corta
Quarantacinque giorni per trovare una soluzione che garantisca la sopravvivenza delle riserve naturali siciliane. Finisce con una proroga l’incontro tra l’assessore regionale all’Ambiente, Maurizio Croce, e le associazioni ambientaliste che gestiscono 21 delle 76 aree protette presenti nell’Isola. L’appuntamento era stato reso necessario, dopo che dagli uffici palermitani di via Ugo La Malfa una settimana fa era stata inviata una nota in cui si annunciava per venerdì 16 aprile la «sospensione delle attività di gestione». Una misura scaturita dalle ristrettezze del bilancio della Regione, che nella nuova finanziaria ha previsto una decurtazione di oltre il 50 per cento delle risorse che fino all’anno passato erano previste per le riserve. Da 3,9 milioni di euro a poco più di un milione e 800mila.
A correre il rischio di rimanere scoperti sono diversi tra i paesaggi più belli dell’Isola. Dalla riserva di Macalube di Aragona a Torre Salsa, dalle saline di Trapani e Paceco al Biviere di Gela, passando per l’Isola Bella e l’Isola delle Femmine. Minaccia che per il momento è rimandata. «La decisione di inviare la comunicazione sulla sospensione delle attività di gestione delle riserve – dichiara a MeridioNews, il dirigente generale del dipartimento Ambiente Maurizio Pirillo – è nata dall’esiguità dello stanziamento previsto nella finanziaria. Quella lettera era necessaria».
E questo nonostante anche negli anni passati le risorse destinate agli enti gestori siano state rimpinguate con il passare dei mesi. «La differenza è che se prima si partiva da una base di circa tre milioni a cui venivano aggiunte piccole somme – continua Pirillo – adesso le risorse sono già in partenza nettamente inferiori alla dotazione che servirebbe». A ciò va aggiunto il congelamento di parte dei fondi. «Del milione e 800mila euro incluso nella finanziaria – sottolinea – soltanto 800mila erano immediatamente accessibili. Il resto è vincolato ai famosi 500 milioni che si attendono dal governo nazionale». Per il momento, l’accordo prevede che le associazioni anticiperanno le somme. «Si faranno carico degli oneri finanziari, che poi verranno restituiti non appena si sbloccherà il contenzioso».
Un impegno che, tuttavia, potrebbe servire soltanto nell’immediato, come sottolineato dal direttore generale del Wwf, Gaetano Benedetto, che stamattina è arrivato a Palermo per partecipare alla riunione. L’associazione in Sicilia gestisce da anni Torre Salsa, le saline di Trapani, la riserva Gorghi Tondi e quella di Lago Preola. «La proroga rappresenta una parentesi che dovrà concludersi con soluzioni concrete – commenta -. Le convenzioni che oggi le associazioni hanno prevedono l’assunzione dell’intera pianta organica prevista dalla Regione comprendente un personale di circa 90 dipendenti. Abbiamo bisogno di somme nettamente superiori. Vicine ai 4 milioni di euro. L’assessorato – continua Benedetto – si è impegnato nell’immediato a scongelare la parte già inclusa in finanziaria e a valutare soluzioni per recuperare le somme su cui fino all’anno scorso abbiamo potuto contare».
Nelle ore precedenti all’incontro,c’è stato chi ha ragionato sulla tempestività con cui la Regione ha fatto presente il rischio sospensione. Con tanto di riferimenti all’imminenza del referendum sulle trivelle e alle posizioni assunte dalle singole associazioni. Una lettura che tuttavia non convince Emilio Giudice, direttore della riserva gelese del Biviere. «Mi sembra una ricostruzione avventata anche perché non si capisce che effetti avrebbero potuto avere sul referendum – dichiara -. Inviterei, invece, a ragionare sulle differenze tra le risorse messe a disposizione delle associazioni e quelle che invece vengono stanziate per le riserve gestite dal pubblico, come nel caso delle ex province». Se si guarda alle spese affrontate, infatti, sono queste ultime a pesare di più: «Confrontiamo gli stipendi del personale pubblico e di quello impiegato nelle nostre aree protette», conclude Giudice.