Il 7 febbraio 2006, Sara Di Natale a Catania mangiò una polpetta colma di solfiti. Subito dopo andò in coma. Fino a ieri, quando è deceduta. Per tutto questo tempo i genitori hanno cercato di sensibilizzare l'opinione pubblica, scrivendo anche al papa. La risposta del Vaticano: «L'alimentazione artificiale non è accanimento»
Ragusa, giovane muore dopo dieci anni di coma L’impegno del padre per il testamento biologico
«Sono Luciano Di Natale, padre di Sara. Mia figlia, il 7 febbraio dello scorso anno, è entrata in coma». Era il 2007, quando Luciano Di Natale scrisse il primo post di un blog, nato con l’intento di raccontare la tragedia capitata alla figlia 23enne – all’epoca studentessa universitaria a Catania – e al contempo alimentare la speranza. Quella di vederla riaprire gli occhi. Sara, infatti, a seguito di uno shock anafilattico causato da una polpetta di carne stracolma di solfiti, era andata prima in arresto cardio-respiratorio e poi in coma. Uno stato da cui non si è mai più ridestata, fino alla morte avvenuta ieri a Ragusa, la sua città natale.
In questi anni, Di Natale ha più volte parlato della propria storia, cercando di sensibilizzare le istituzioni sui temi del testamento biologico e dell’assistenza sanitaria. In tal senso, due anni fa, scrisse una lettera al papa nella quale lo invitava a prendere una posizione, che fosse di stimolo per l’intera comunità cattolica: «Mia figlia è in stato vegetativo persistente da otto anni – si legge nel blog – ma non so in quale mondo si trovi. Sicuramente non in questo, perché, come si dice delle persone in stato vegetativo, vittime di una medicina troppo invasiva, queste sono prive di morte ed orfane di vita».
A quella lettera, il Vaticano rispose a Di Natale sottolineando che «la questione è opportunamente trattata dal catechismo della Chiesa cattolica, dove si ribadisce il rifiuto dell’accanimento terapeutico, in cui però non rientrano l’alimentazione e la respirazione artificiale». Da parte della santa sede, poi, l’invito a rivolgersi a un prete di fiducia per «comprendere le ragioni profonde di quanto la Chiesa non può fare a meno di chiedere ai credenti».
Da allora, il padre di Sara ha accolto positivamente i piccoli passi avanti compiuti dai singoli Comuni che, in assenza di una normativa a livello nazionale, hanno in alcuni casi istituito degli appositi registri. «Anche a Ispica sono stati istituiti dal consiglio comunale i registri dei testamenti biologici. È importante adesso fare un’opportuna campagna di informazione per metterli nelle condizioni di poter decidere», si legge nell’ultimo post datato giugno 2015.
Sara negli ultimi quattro anni è stata ospitata dal Centro risvegli di Ragusa, diretto da Carmelo Tumino: «Collaboriamo con l’Asp di Ragusa e disponiamo di nove medici e otto infermieri, più le attrezzature necessarie alle terapie dei singoli pazienti – dichiara a MeridioNews -. Ho conosciuto molto bene il padre di Sara, una persona forte che si è speso per la figlia fino all’ultimo». I funerali della ragazza si terranno questo pomeriggio alle 15 nella chiesa del Preziosissimo sangue di Ragusa.