Tra le società commissariate ci sono anche la Nord-Sud scarl, la Marina di Naxos srl e la Porto turistico Marina di Ragusa spa. La prima è titolare di due cantieri sulla Santo Stefano di Camastra-Gela. Le altre due sono coinvolte nella costruzione e nella gestione delle contestate infrastrutture sul mare
Tecnis, 24 controllate in amministrazione giudiziaria Interessati porti di Giardini e Ragusa e la statale 117
Tra le 24 società dell’universo Tecnis-Cogip-Artemis, finite oggi sotto amministrazione giudiziaria, ce ne sono alcune da cui dipendono importanti infrastrutture della Sicilia. Il provvedimento della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Catania ha colpito infatti la Nord-Sud scarl, la Marina di Naxos srl e la Porto turistico Marina di Ragusa spa. La prima è stata fino a poco tempo fa titolare di due cantieri sulla cosiddetta strada dei due mari, la Santo Stefano di Camastra-Gela. La seconda ha realizzato il progetto del nuovo porto turistico nella baia di Giardini Naxos. La terza società ha realizzato il porto nella località iblea e continua a gestirlo, forte di una concessione lunga 60 anni.
Tecnis è finita al centro delle indagini su Anas e corruzione della Procura di Roma; successivamente la società è stata anche oggetto di interdittiva antimafia, poi ritirata alla luce della gestione commissariale che ha sostituito quella a guida degli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice, entrambi finiti ai domiciliari. Adesso arriva il provvedimento per 24 società controllate, ritenute «parimenti suscettibili di agevolare oggettivamente esponenti di Cosa nostra, sottoposti a procedimento penale per i reati di partecipazione ad associazione mafiosa ed estorsione e a misura di prevenzione». A gestire le imprese, tra le quali tre con cantieri a Catania, sarà sempre Saverio Ruperto, lo stesso amministratore giudiziario a cui è stata affidata la società principale.
Sul suo tavolo finirà quindi il futuro del porto turistico di Giardini Naxos. Un progetto del valore di 57 milioni di euro realizzato dalla Marina di Naxos srl, controllata di Tecnis, che prevede costruzioni su un’area di 80 chilometri quadrati, compreso un centro commerciale, e che è stato aspramente criticato dalle associazioni ambientaliste, con Legambiente in prima fila. Nello Lo Turco, sindaco del Comune ionico, non ha alcun dubbio sulla fattibilità dell’opera, nonostante i guai dell’impresa. «Per me il vero nodo da superare resta l’approvazione della Via-Vas (la valutazione ambientale che spetta alla Regione ndr) che dovrebbe arrivare entro 15 giorni. Fatto questo, con o senza Tecnis, il porto si farà». Secondo il primo cittadino le strade possibili sono tre: «O l’amministratore dimostrerà ancora interesse per l’opera, o vendono il progetto ad altri privati, o il Comune è pronto ad acquisirlo per affidarlo ad altri investitori». Sarebbero due i gruppi imprenditoriali che avrebbero sondato il terreno con il Comune di Giardini, anche a seguito delle difficoltà di Tecnis. «Ci hanno chiesto se Tecnis fosse interessata a continuare e si sono detti disponibili a subentrare, si tratta di un fondo d’investimento e di un gruppo del settore dell’edilizia portuale», continua Lo Turco che ha chiesto un appuntamento a Ruperto non ricevendo al momento nessuna risposta.
Poco più a Sud, la società Porto turistico marina di Ragusa spa (formata da Tecnis, Sigenco e Silmar) gestisce l’infrastruttura iblea, grazie a una concessione di 60 anni con il Comune. La stessa impresa ha realizzato il porto, inaugurato nel 2009 e finito poco dopo sotto indagine da parte della Procura e della Guardia di finanza, che ha fatto emergere un’evasione dell’Iva pari a otto milioni di euro, l’utilizzo di materiali di scarsa qualità e modifiche attuate arbitrariamente rispetto al progetto originario. «Adesso – spiega Claudio Conti, storico attivista di Legambiente e per un breve periodo assessore nella giunta a Cinque stelle di Federico Piccitto – sui 950 posti barca previsti, ne sono occupati meno della metà».
Infine, tra le 24 società consortili in amministrazione giudiziaria, c’è anche la Nord Sud scarl, che fino a pochi mesi fa dava lavoro a circa 80 operai nei suoi due cantieri sulla strada statale 117, Santo Stefano Camastra-Gela. «L’Anas – spiega Antonio Dei Bardi, della Fit Cisl – ha rescisso il contratto subito dopo l’arresto di Bosco e Costanzo e attualmente i cantieri sono sospesi, con due possibili futuri scenari: l’appalto potrebbe essere assegnato alla società arrivata seconda all’epoca della gara, o l’Anas potrebbe bandire una nuova gara». Un altra battuta d’arresto per la strada dei due mari, tra le incompiute storiche siciliane. Poche settimane fa la stessa Statale era stata interessata dalla seconda fase dell’indagine Dama Nera della Procura di Roma, per un appalto che sarebbe stato aggiustato per essere assegnato all’imprenditore messinese Giuseppe Ricciardello.