Gabriella lavora per il colosso dei call center da quasi dieci anni. Entrata in azienda per potersi pagare gli studi, dopo anni con contratti a progetto è stata stabilizzata con contratto a tempo indeterminato part time e adesso rientra tra i 1670 esuberi di Palermo
Almaviva, la lettera di una dipendente «Ti senti strappare con forza il futuro»
Mi chiamo Gabriella Ciraulo, e quando ho iniziato la mia vita in Almaviva, un tempo CosMed, avevo solo 24 anni, gli studi da mantenere e tanti sogni e speranze da realizzare. Un lavoretto part time, che ben si conciliava con l’università, quale occasione migliore! E poi l’assunzione, quel primo luglio 2007, che, in una terra martoriata come la nostra, apparve quasi come un miracolo. Ed ecco che passano gli anni, lavorando, e provando a investire in un futuro diverso, fuori da lì – quello è solo il lavoro temporaneo, è servito per gli studi – E passano gli anni, lavorando, e costruendo legami e amicizie che inevitabilmente non cancellerai. E passano gli anni, lavorando, e iniziando a costruire un futuro, con quel lavoro che comunque hai e che tutti i giorni svolgi dignitosamente e con professionalità. Passano gli anni, lavorando, e tutto intorno a te è cambiato.
Oggi non hai più 24 anni, i sogni sono stati rimpiazzati da bollette da pagare e le speranze scandite da un angoscioso tempo che sta per scadere. Qualche giorni fa, infatti, il nostro caro presidente (Marco Tripi, presidente di Almaviva ndr.) ha voluto omaggiare il nostro lavoro fatto di umiltà, impegno, cortesia e competenza, con l’ apertura delle procedure di mobilità per 1670 Persone (e questo solo a Palermo!) e ha voluto farlo una settimana prima di Pasqua. E così queste feste, che dovrebbero solo riunire gli affetti, subiscono il tempo di Almaviva, di una Regione così tanto assente, di un governo incautamente sordo.
Subiscono quel tempo che troppo velocemente scorre, che sporca il tuo di tempo, quello che ti sei meritata dopo dieci anni di onesto lavoro, quello che vorresti solo trascorrere serenamente con gli affetti più cari. E ti senti strappare con forza il futuro, e quindi urli. Urli perché non accetti che la tua voce, che così tanto dice ogni giorno, da dieci anni, resti inascoltata. Combatti. Combatti, perché sai che questa magnifica terra che ti ha cresciuta non potrà offrirti altro. perché tu la tua amata Sicilia non puoi e non vuoi lasciarla. E combatti prima di tutto contro te stessa, per riuscire a mantenere la lucidità nonostante stiano provando a toglierti la tua dignità di persona.
Perché in fondo è vero, per uccidere un uomo non serve togliergli la vita, basta togliergli il lavoro. Sono Gabriella Ciraulo, ho 34 anni, e non posso permettere che tra meno di 70 giorni si concluda la mia vita in Almaviva.