Nella struttura non c'è un numero sufficiente di docenti e - nonostante campagne acquisti e raccolte firme - tra pochi giorni verrà decretato lo scioglimento e lo smistamento dei corsi di laurea negli altri dipartimenti dell'area. Fallisce così l'ultimo tentativo dell'ex magnifico Recca di tornare ai vertici dell'ateneo
Unict, da aprile accorpata Ingegneria industriale Inutile l’appello degli studenti dei quattro corsi
«Scioglimento del dipartimento di Ingegneria industriale». Con questa decisione del consiglio d’amministrazione dell’ateneo di Catania l’ex rettore Antonino Recca – una delle figure che negli scorsi anni ha dominato la scena politica universitaria, e non solo – perde quella che sembra essere l’ultima occasione per tornare tra i corridoi di Palazzo centrale, tra i banchi del senato accademico, e il suo feudo. A fare da sfondo, la preoccupazione per la sorte del Dii degli studenti, che continueranno a studiare nel corso di laurea che hanno scelto, ma sotto gli altri dipartimenti della stessa area: Ingegneria elettrica, elettronica e informatica e Ingegneria civile e architettura.
Dal primo aprile 2016 una delle aree di Ingegneria, considerato il polo di riferimento di Recca, sarà quindi accorpata. Colpa del numero di docenti che nei prossimi tre anni non raggiungerà il numero minimo stabilito dallo statuto d’ateneo. A tentare una campagna acquisti da altri dipartimenti e accedere alla carica di direttore sarebbe proprio stato l’ex magnifico, decano della struttura. Che, se fosse stato nominato a capo del dipartimento, sarebbe tornato tra i vertici dell’istituzione universitaria. Un’ultima chance per riprendere una posizione di prestigio dopo i due mandati da magnifico conclusi tra le polemiche, un tentativo – poi fallito – di essere eletto al Parlamento tra le file dell’Udc di cui era il coordinatore regionale, il coinvolgimento nell’inchiesta Mailgate e la nomina a suo successore di Giacomo Pignataro, considerato esponente dell’opposizione durante la parte finale dell suo mandato.
Il lungo travaglio del dipartimento di Ingegneria industriale inizia a ottobre dello scorso anno quando, a ridosso del rinnovo della carica di direttore, arriva una nota del cda d’ateneo: entro il 15 gennaio 2016 il rettore Pignataro avrebbe dovuto ricevere «una proposta di riorganizzazione». Nel frattempo gli studenti si muovono, presentando un appello a sostegno del proprio dipartimento firmato da oltre 500 firme, ma a nulla valgono i tentativi di trovare una mediazione. Le diverse anime della struttura non trovano un accordo né professori disposti a cambiare dipartimento. I quattro corsi – Industriale (triennale) e Chimica, Gestionale e Meccanica (magistrali) – dal prossimo anno accademico verranno smistati negli altri due dipartimenti di Ingegneria esistenti e i docenti spostati.
A questo proposito, l’università di Catania precisa che «lo scioglimento del dipartimento di Ingegneria industriale è dovuto al fatto che il numero dei docenti afferenti a tale dipartimento, valutato nel triennio successivo, è inferiore al numero minimo di 45 stabilito dallo statuto». «L’attuale struttura – scrive l’ateneo in una nota – si trova al di sotto di questa soglia e, nonostante lo scorso anno, con il pieno sostegno di questa amministrazione, alcuni docenti siano stati di fatto incoraggiati ad afferire al dipartimento, questo afflusso non è stato sufficiente a cambiare lo stato delle cose. In questi mesi, purtroppo, non sono state trovate soluzioni alternative allo scioglimento che, pertanto, nulla ha a che vedere con situazioni personali relative a singoli docenti dell’ateneo». Per gli studenti, invece, «nulla cambia. I corsi saranno mantenuti, garantendo anche la continuità didattica dell’impegno dei docenti che attualmente vi insegnano».
Diverso è, invece, il versante politico. Per Tony Recca la possibilità di essere nominato a capo di un’altra area sembra più ardua lontano dal suo ufficio al sesto piano dell’edificio 3 della cittadella. Dopo la chiusura della campagna elettorale nazionale, il docente ha mantenuto un ruolo di basso profilo. Le cronache registrano solo un intervento pubblico, in occasione della sospensione e successivo allontanamento di un altro elemento fondamentale del suo mandato, quello dell’ex direttore generale Lucio Maggio. Impossibile tentare una nuova scalata a Palazzo centrale come magnifico, a causa dei limiti di età. Così tra quattro anni anche per l’uomo protagonista di polemiche e controversie all’interno del Siculorum Gymnasium verrà il momento di ritirarsi in pensione.