Si tratta dei palermitani Marco Cecchinato, reduce dalla Coppa Davis, e Riccardo Accardi, già deferiti dalla procura federale. All'indagine inglese se ne aggiungerebbe un'altra nel capoluogo siciliano. «Così si getta discredito su uno sport sano e pulito», commenta l'esperto di diritto sportivo Cesare Di Cintio
Tennis, due giocatori sotto inchiesta per combine «Possibile che l’accordo sia avvenuto a Palermo»
Sport e cronaca giudiziaria, ultimamente, sembrano incrociarsi sempre più spesso. A finire nell’occhio del ciclone questa volta è il tennis, per vicende che con il campo poco hanno a che fare. Sotto i riflettori sono finiti due tennisti palermitani: Marco Cecchinato, reduce dalla partecipazione in Coppa Davis dove l’Italia ha sconfitto la Svizzera, e Riccardo Accardi. I due nei giorni scorsi sono stati deferiti dalla Procura federale della Fit (Federazione Italiana Tennis): a loro viene contestata la violazione degli articoli 1 e 10 del regolamento di giustizia relativi ai doveri di lealtà e correttezza per aver probabilmente alterato lo svolgimento del match tra lo stesso Cecchinato e Kamil Majchrzak, vinto da quest’ultimo. L’incontro risale al challenger di Mohammedia, in Marocco, dell’ottobre 2015. Ma ci sarebbe anche un’indagine della Procura di Palermo e non si esclude un possibile collegamento tra l’inchiesta del capoluogo siciliano e quella inglese, partita dopo sospetti su presunte irregolarità che sarebbero avvenute durante il torneo di Wimbledon.
Dalla Procura federale non trapelano notizie, tutti tengono la bocca cucita. A fare un po’ di chiarezza, partendo dal deferimento, è l’avvocato bergamasco Cesare Di Cintio, esperto di diritto sportivo. «Si tratta del solito problema collegato al discorso dell’illecito sportivo – dice a Meridionews il legale – c’è il sospetto che ci siano stati degli aggiustamenti sui risultati di alcune gare. È chiaro che ancora si tratta di una fase d’indagine e non c’è nessun tipo di condanna, quindi è tutto da dimostrare». Il discorso si sposta poi sull’inchiesta aperta a Palermo: «La Procura – continua Di Cintio – può avere aperto un fascicolo, anche se non ne sono a conoscenza. Di certo è sempre molto difficile cercare di dimostrare il verificarsi di un illecito in ambito sportivo. Nel tennis, poi, è ancora più complicato».
Perché però l’inchiesta sarebbe partita proprio da Palermo? «A livello penale, la competenza territoriale è determinata dal luogo in cui si sarebbe verificato l’illecito – spiega l’avvocato –. Non è tanto una questione di residenza, ma di competenza territoriale, perché evidentemente si tratta di partite che sono state giocate o sulle quali ci si è accordati in territorio palermitano». I fatti contestati ai due tennisti, comunque, sarebbero avvenuti al di fuori del territorio italiano, precisamente lo scorso anno in Marocco: «L’illecito si può anche verificare in una zona diversa, ma ciò che conta in questo caso è il luogo in cui si sviluppa l’accordo. Se si è verificato a Palermo, sarà competenza della Procura di Palermo».
Un’ultima e annosa questione riguarda il possibile collegamento delle indagini palermitane a quelle portate avanti in Inghilterra, nelle quali si sospetta che anche diversi incontri relativi al torneo di Wimbledon siano stati soggetti a presunte combine organizzate da gruppi di scommettitori in Russia, Sicilia e Italia del Nord: «Che le due inchieste siano collegate o meno, resta il fatto che questi avvenimenti hanno sicuramente gettato un po’ di discredito su un movimento che non lo meriterebbe. Fondamentalmente si tratta di uno sport sano e pulito, ma è chiaro che ci sono situazioni a cui prestare attenzione. Non penso però – conclude Di Cintio – sia stata la dichiarazione che arriva dall’Inghilterra a far sorgere la problematica».