Carmelo Cocuzza, l'ex lavoratore della base licenziato ingiustamente 16 anni fa, lunedì incontrerà un rappresentante della sede diplomatica statunitense e la responsabile del personale per l'Europa. Bloccato il pignoramento programmato per stamattina. «Speriamo di chiudere finalmente questa storia», dice
Sigonella, ambasciata Usa convoca ex dipendente «Hanno ammesso imbarazzo per la mia vicenda»
«Non c’è stato bisogno nemmeno di andare davanti la base. Abbiamo la soddisfazione di aver ottenuto finalmente un incontro, ufficiale, dopo tante richieste e notifiche». Carmelo Cocuzza si dice «cautamente ottimista». L’ex dipendente della base militare di Sigonella, licenziato ingiustamente come stabilito anche dalla Cassazione, ha avviato una lunga battaglia legale contro il ministero della Difesa degli Stati Uniti, suo datore di lavoro. Dopo tre gradi di giudizio, nei quali è stata sempre dimostrata la falsità delle accuse a lui rivolte, stamattina avrebbe dovuto tenersi il pignoramento risarcitorio per ottenere il pagamento dei 16 anni di stipendi ingiustamente non percepiti. Ma Cocuzza, il suo avvocato e l’ufficiale giudiziario sono stati bloccati da una telefonata giunta dall’ambasciata Usa a Roma.
Gli accordi sono stati presi prima del termine delle 11, orario indicato dall’ufficiale giudiziario per l’avvio della procedura. Scongiurando così i timori di una piccola crisi diplomatica nel bel mezzo della piana di Catania. «Finalmente si è arrivati a questa soluzione», dice Cocuzza. Che descrive anche «l’imbarazzo che loro stessi hanno ammesso per come è stata gestita la mia vicenda». Poi conclude: «Speriamo di chiudere finalmente questa storia». «Ci ha contattato il loro rappresentante legale – racconta l’ex lavoratore – Hanno assunto un impegno ufficiale: lunedì avremo un appuntamento a Catania nella sede del loro avvocato». All’incontro saranno presenti anche «la responsabile del personale civile nelle basi in Europa e un rappresentante dell’ambasciata romana».
Ma l’uomo per il momento mantiene i piedi per terra. La cautela di Cocuzza viene dopo una prima promessa disattesa dal comandante della marina Usa della base, rassicurazione fatta durante il primo tentativo di pignoramento effettuato lo scorso 12 febbraio. Da qui la determinazione di ottenere oggi il sequestro risarcitorio dei beni o – come si è verificato – la certezza di mettere la parola fine a una vertenza che si trascina dal 2000, quando l’uomo è stato ingiustamente accusato di aver falsificato il cartellino d’ingresso.
«Gli Stati Uniti d’America lavorano in collaborazione con l’Italia e la Nato per garantire una più ampia pace e sicurezza nella regione per sostenere le migliaia di lavoratori, americani ed italiani che fanno parte della comunità di Sigonella», intervengono dalla base militare. E continuano: «Come ospite della comunità italiana ed essendo uno dei maggiori datori di lavoro in Sicilia, la stazione aeronavale della Marina di Sigonella ripone la massima importanza nel mantenimento della fiducia di cui gode presso il pubblico e dei rapporti di solida amicizia». Motivo per il quale confermano ufficialmente l’appuntamento di lunedì con Carmelo Cocuzza: «Per discutere le restanti problematiche relative alla sua rivendicazione».