L'articolo sulla possibilità di riconoscere il figlio del partner è stato stralciato dal disegno di legge sulle unioni civili. «Quella del 25 febbraio è comunque una data che ha fatto la storia», dice Rosaria Scolla, attivista di Famiglie arcobaleno. «Ma è una storia a metà, noi vogliamo tutti i riconoscimenti»
Il ddl Cirinnà e il fallimento della stepchild adoption «Chiederemo il riconoscimento tramite i tribunali»
«Per
noi che sogniamo di avere dei bambini ottenere il riconoscimento dei figli del compagno e della compagna era una speranza per qualcosa in più». Rosaria Scolla è un’attivista di Famiglie arcobaleno, associazione che raccoglie le famiglie omosessuali. La discussione sul disegno di legge Cirinnà, approvato giovedì al Senato, ha lasciato fuori dalla norma sulle unioni civili la cosiddetta stepchild adoption, la possibilità di riconoscere il figlio del compagno e della compagna. «Finalmente si parlava proprio di noi – dice – Invece, stralciando quella parte non possiamo essere contenti», spiega Scolla, 38 anni, da quattro anni impegnata nella sezione catanese dell’associazione.
«Quella del 25 febbraio è comunque una data che ha fatto la storia», aggiunge la donna. La possibilità di accedere alla pensione del partner, il diritto a eredità e agli assegni familiari vengono visti come un elemento importante. «Ma ovviamente è
una storia a metà, noi vogliamo tutti i riconoscimenti. Tutti», ribadisce l’attivista. A lei fa eco Graziella Puglisi, rappresentante di Agedo (Associazione di genitori, parenti e amici di omosessuali). «È un’umiliazione e non una vittoria – sostiene – Le famiglie, con questa decisione, non si vedono tutelate». «Non mi sento di gioire – aggiunge Scolla – anche se è già qualcosa entrare nel dibattito nazionale, un primo mattone. Però a volte è stato triste assistere a come se n’è parlato, ci sono state alcune discussioni aberranti in Aula».
Famiglie arcobaleno nell’Isola accoglie numerose famiglie composte da coppie gay e lesbiche che hanno già dei figli. Difficile fare un censimento, ma il numero è in crescita. «Ci stiamo svegliando – racconta Scolla con un sorriso – Fino a qualche anno fa i soci erano solo sei o sette. Adesso le famiglie con figli sono una decina nel Palermitano, altrettante a Catania. E poi alcune a Trapani e ad Agrigento». Dopo lo stralcio della norma sull’adozione del figlio del compagno, l’associazione si sta muovendo per i singoli riconoscimenti autorizzati attraverso gli iter giudiziari. Un percorso dal quale la stessa stepchild adoption non era esclusa. «La decisione sarebbe stata comunque sottoposta a un giudice», precisa Scolla. «In Sicilia le famiglie omogenitoriali sono tante – dice l’attivista – Ci organizzeremo per portare avanti questa battaglia assieme, creando qualche precedente che può fare diventare tutto più semplice». Anche perché, sottolinea con semplicità Puglisi, «è una situazione che già c’è: ci sono moltissime coppie che hanno già bimbi».
Rosaria Scolla e la sua compagna
pensano di provare ad avere un figlio, utilizzando la fecondazione assistita, e andando all’estero. «Non ci sarà la stepchild, ma noi che vogliamo dei figli ci siamo e i nostri figli ci saranno lo stesso». Il percorso della donna e della sua compagna all’interno di Famiglie arcobaleno nasce proprio dopo aver preso la decisione di affrontare una gravidanza. «Ci siamo iscritte per essere consapevoli, capire come vivono questi bambini – afferma – Come si trovano a scuola, se la società li accetta. E la società siciliana ci ha sorprese», dice con una risata. «Abbiamo scoperto che sono situazioni uguali a quelle degli amici, delle nostre famiglie, dei vicini di casa».