Contrabbando di sigarette, 19 misure cautelari Fera o’ luni, pacchetti di scarsa qualità a 3 euro

Un fiorente
contrabbando di sigarette che avrebbe avuto nella fiera di piazza Carlo Alberto uno snodo importante. È quanto hanno scoperto militari della Guardia di finanza etnea, che hanno eseguito 19 misure cautelari, delle quali cinque in carcere. Nel mirino delle forze dell’ordine, un’associazione a delinquere attiva nel capoluogo etneo a capo della quale sarebbe stato il figlio di un presunto esponente del clan mafioso SciutoTigna. L’operazione è stata denominata Dirty smoke.

Secondo gli inquirenti, il gruppo avrebbe monopolizzato la vendita delle bionde tra i banchi dello storico mercato. Quattro le zone individuate, sulle quali sarebbe stato imposto un ferreo controllo per stabilire i prezzi – tre euro a pacchetto – ed eliminare eventuale concorrenza. I componenti del gruppo, a fine giornata, avrebbero conservato la merce invenduta in alcuni furgoncini, nelle cabine elettriche o telefoniche nei dintorni della piazza e in un’edicola ambulante gestita da una donna anziana. Sarebbe stata quest’ultima a intervenire in caso di qualche assenza, facendo delle sostituzioni nelle diverse aree. Il territorio sarebbe stato gestito seguendo una rigida gerarchia: la zona migliore – che avrebbe garantito guadagni settimanali anche di 1500 euro – sarebbe stata affidata alle persone più importanti. In caso di un calo delle vendite, il responsabile del settore sarebbe stato punito con una riduzione della paga. 

Secondo una stima dei militari, sono stati 
50mila i pacchetti di sigarette venduti illegalmente. Comprati inizialmente a un euro ciascuno, avrebbero permesso un un’evasione di tasse pari a circa 138mila euro. Luoghi di arrivo della merce – proveniente dal Lentinese – erano il parcheggio davanti al Palaghiaccio e quelli di alcuni centri commerciali catanesi. Il gruppo avrebbe avuto ramificazioni anche a Paternò e a Messina. Le sigarette, inoltre, sarebbero stata di scarsa qualità, in alcuni casi contaminate da batteri e muffe. Dalle analisi effettuate dall’Azienda sanitaria provinciale su alcuni campioni sono stati rilevati elementi potenzialmente dannosi per la salute. 


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