Nella seconda giornata di ritorno, i rosanero superano tra le mura amiche i friulani con il punteggio di 4-1. Nell’economia del risultato determinante l’asse svedese Hiljemark-Quaison. Nel finale chiude Trajkovski
Vittoria preziosa in chiave salvezza Poker servito all’Udinese
Più di un indizio forma una prova: nelle difficoltà il Palermo si esalta. Contro il Chievo, a novembre, i rosanero hanno vinto in casa con un tecnico in panchina (Iachini) in rotta con Zamparini; con il Frosinone lo scorso 12 dicembre la squadra si è imposta in una situazione particolare determinata dalla posizione in bilico di Ballardini; a Verona (il 10 gennaio) contro l’Hellas i rosa hanno conquistato l’intera posta in palio praticamente in autogestione in seguito alle scintille tra Ballardini e il capitano Sorrentino e adesso il successo casalingo per 4-1 contro l’Udinese nella seconda giornata del girone di ritorno.
Un’altra perla da aggiungere ad una collana costruita con fatica e in particolare nei momenti di emergenza. L’incertezza legata al nome di chi oggi sarebbe dovuto andare in panchina sulla carta avrebbe potuto confondere una squadra come quella rosanero che ha bisogno di certezze essendo in una posizione pericolante e invece il Palermo ha risposto bene superando un altro ostacolo presente nel proprio cammino verso la salvezza. Sono molto pesanti, peraltro, i tre punti conquistati dai rosa sotto lo sguardo dell’ex ds del Real Madrid, Mijatovic, in tribuna assieme ai consulenti slavi che gravitano nell’orbita del club di viale del Fante. Tre punti che consentono alla squadra di respirare in virtù delle sei lunghezze di vantaggio sul terzultimo posto occupato dal Carpi (che ha pareggiato a San Siro contro l’Inter) e del sorpasso nei confronti di alcune dirette concorrenti.
Difficile stabilire dei punti di partenza quando le novità e i cambiamenti sono all’ordine del giorno. Dal punto di vista tattico, tuttavia, il Palermo di oggi ha fornito un segnale preciso tracciando una linea in vista del nuovo corso. Il segnale è il 4-3-3, modulo-base del Lanus guidato da Barros Schelotto e sistema di gioco adottato con continuità da Giovanni Bosi, allenatore della Primavera “promosso” al posto di Viviani alla guida della prima squadra in attesa del tesseramento del tecnico argentino, presente oggi in panchina in qualità di dirigente accompagnatore. Si scrive 4-3-3 ma si legge in realtà 4-3-2-1. Ibrida la collocazione di Vazquez e Quaison che, non essendo esterni offensivi puri, tendono spesso ad accentrarsi per restare nel vivo del gioco e cercare tra le linee di scompaginare i piani difensivi dei friulani. Strategia che ha funzionato al 35’ del primo tempo sull’asse svedese Hiljemark-Quaison. Preziosa l’intuizione del numero 10 che, attaccando lo spazio su un suggerimento di Gilardino, ha servito il connazionale abile a battere il portiere Karnezis con un piatto destro angolato. Bravo Quaison a finalizzare una pregevole azione corale ma in occasione del gol una buona fetta di merito spetta a Gilardino, attaccante non sempre letale sotto porta (clamorosa l’occasione fallita al 27’ dal centravanti piemontese solo davanti all’estremo difensore avversario), ma fondamentale con i suoi movimenti “studiati” per premiare l’inserimento dei compagni.
Il peso specifico è comunque diverso da quello del suo omologo bianconero, quel Thereau che, pur avendo accorciato le distanze a dieci minuti dal termine con il risultato ormai acquisito da parte dei padroni di casa, nei primi 45 minuti ha sprecato due nitide occasioni da rete che avrebbero potuto cambiare l’inerzia della partita. Due errori che hanno vanificato il volume di gioco prodotto da un’Udinese gradevole dal punto di vista della manovra ma poco incisiva.
Per i friulani, al terzo ko consecutivo, fatale l’asse svedese costruito da Hiljemark e Quaison, protagonisti a parti invertite nel gol del 2-0 realizzato all’11’ della ripresa dal centrocampista ex Psv Eindhoven con un tocco morbido a porta sguarnita. Al 32’ è stato il gol di Lazaar (sinistro dalla distanza che supera Karnezis con la complicità decisiva di una deviazione di Wague) ad indirizzare il match verso il Palermo. Un match che, senza alcuni interventi di Sorrentino e l’acuto all’86’ di Trajkovski (subentrato pochi minuti prima a Quaison), nel finale avrebbe potuto regalare delle sorprese e rimettere in discussione un risultato già in cassaforte.