Colonia come la Sicilia? Il parere dell’esperta «Cercando il mostro si allontana il vero problema»

«L’Onu ha parlato dei femminicidi come crimini di Stato per tutta l’Italia, non per la Sicilia». Pina Ferraro Fazio è un’esperta di questioni di genere, consigliera per le Pari opportunità nella provincia di Ancona, nomina istituzionale del ministero del Lavoro, oltre che funzionaria del ministero dell’Interno. Una duplice veste che la porta ogni giorno a occuparsi di immigrazione e di violenza di genere. Una posizione da cui la frase dello scrittore Carlo Panella, pronunciata a Uno Mattina – «Dietro Colonia c’è la dinamica del branco, un gruppo di maschi ubriachi, testosterone, che fanno le porcate che facevano i maschi in Sicilia e che forse fanno ancora in Sicilia» – indigna ma non sorprende più di tanto. «È la conferma che non abbiamo fatto nessun passo in avanti in tema di pari opportunità – spiega -. Perché quelle parole non sono isolate, basta leggere o ascoltare tutti i commenti ai fatti di Colonia che denotano oscurantismo, la ricerca di un mostro fuori da casa nostra, che siano i musulmani o gli arabi, o, per Panella, i maschi siciliani. In tutti i casi si guarda al problema col prosciutto negli occhi».

Il riferimento è a quanto accaduto la notte di Capodanno nella città tedesca di Colonia, quando un folto gruppo di uomini ubriachi, tra 500 e mille, da molti testimoni descritti dall’aspetto arabo e nord africano, si è reso protagonista di violenze a danno di centinaia di donne. Sono state finora 650 le denunce per furti, rapine e molestie sessuali. Ancora oggi le ricostruzioni sono piuttosto frammentarie. Il sito Valigia Blu ha ricostruito in maniera dettagliata quanto emerso fino a ora. Ci ha pensato poi lo scrittore genovese Panella ad accostare questi comportamenti a quelli dei maschi siciliani, scatenando polemiche, richieste di licenziamento di Tiberio Timperi, conduttore di Uno Mattina, e di sospensione del programma. 

«La violenza contro le donne avviene in ogni luogo – sottolinea Ferraro Fazio – con modalità diverse in base alle culture di provenienza, ma non è certo solo un problema del mondo musulmano o arabo. Basti pensare a come alcuni sacerdoti cattolici rispondono alle donne che parlano delle violenze subite dal marito. Si tende spesso a cercare un mostro esterno, in modo da sentirsi sicuri e sereni. Ma così non affrontiamo il problema alla radice». E cioè dalla convinzione distorta e sbagliata del rapporti tra uomo e donna. «Ogni giorno le siciliane, come le piemontesi, o le laziali, o di qualunque altra Regione, vengono attaccate da uomini convinti che le donne siano oggetti di piacere a loro disposizione. A Colonia è successo in un momento unico, ma noi donne subiamo da sempre molestie dai datori di lavoro che accarezzano il sedere, da chi usa linguaggi scurrili, o ancora all’interno della famiglia da parte di maschi che considerano la moglie un oggetto. Quale donna almeno una volta nella vita non è stata molestata da un uomo? Colonia rende evidente che il re è nudo. Fino a quando non saremo libere, alla pari di un uomo, di camminare di notte da sole, non avremo raggiunto le pari opportunità». 

Una delle reazioni più diffuse alle offese di Panella è stata sottolineare come «i fatti di Colonia in Sicilia non sarebbero neanche successi perché i siciliani avrebbero difeso le donne». «Questa visione – replica l’esperta, tra le fondatrici del centro antiviolenza Thamaia di Catania – pone un altro livello del problema, perché io non mi sento di appartenere a una categoria a rischio che ha bisogno di essere difesa». 

Da un po’ di tempo alcuni Paesi del Nord Europa, come la Norvegia, propongono ai richiedenti asilo maschi corsi sulla parità di genere per insegnare i codici sociali che regolano in Europa i rapporti tra uomo e donna. Utili anche in Italia? «L’integrazione non riguarda solo il rispetto delle donne – commenta Ferraro Fazio – i migranti necessitano di conoscere diritti, leggi, lingua ed educazione civica. All’interno di questi corsi è importante che si dia spazio anche al rispetto dei sessi, ma non come materia a sé. Ed è dovere degli enti che ospitano i migranti farlo, non basta pensare a dare da mangiare e i vestiti. Il mio sogno – conclude – è che i fatti di Colonia possano diventare monito per l’attivazione reale di politiche contro la violenza di genere. Basterebbe mettere in atto le normative che già esistono». 


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