La lotta alla mafia e la cattura di Messina Denaro Il questore: «Speriamo il 2016 sia l’anno buono»

La cattura dell’ultima primula rossa, Matteo Messina Denaro, resta per il questore di Palermo, Guido Longo, l’obiettivo numero uno. Anche del 2016. «Speriamo di porre fine alla sua latitanza entro il nuovo anno. In quello che volge alla fine abbiamo messo in campo un’azione di contrasto molto forte e decisa a Cosa Nostra» dice ai giornalisti, convocati nella sede della Squadra mobile per un informale scambio di auguri. La lotta alla mafia e alle estorsioni è il fronte principale di impegno. Lo sa bene il questore arrivato a Palermo lo scorso gennaio. Così come sa che la battaglia non si gioca solo sul fronte della repressione. 

«Il numero delle estorsioni è un po’ calato – spiega -, ma purtroppo i commercianti continuano a non denunciare spontaneamente. Non si è realizzata la necessaria inversione di tendenza». Il motivo? La paura. E forse anche un cambiamento culturale che non riesce ad affermarsi. «Le vittime pur di non avere problemi preferiscono pagare, innescando un meccanismo perverso per il quale non riusciranno mai a liberarsi dal giogo del pizzo. Noi facciamo il massimo per aiutarli ma rimane un problema di tipo culturale». Né per Longo è possibile fare una distinzione in città tra zone più o meno omertose. «Non ci sono differenze tra i vari quartieri – dice -, il fenomeno è omogeneo».

Estorsioni e non solo. Perché il vero business di una mafia sempre più con le casse in rosso e con problemi di liquidità, è il traffico di droga. Fiumi di cocaina e hashish che arrivano nelle piazze del capoluogo siciliano dalla Calabria, dalla Campania e anche dall’estero. «Il maggior introito per la mafia oggi è rappresentato dal traffico di droga – assicura Longo – . In città lo spaccio di cocaina e hashish ha raggiunto livelli incredibili». E con lo spaccio aumentano anche scippi e rapine. Una microcriminalità in crescita, un fenomeno legato, per il questore, alla «crisi economica che spinge a rischiare l’arresto anche per poche centinaia di euro».

La vera novità, però, per la questura di Palermo nell’ultimo anno di attività è stata la lotta al terrorismo. «L’allerta resta massima» assicura. E per fronteggiare un pericolo dai contorni oscuri le forze dell’ordine «con la regia attenta della Prefettura» hanno messo in campo «il massimo impegno», un controllo del territorio «più oculato ed organizzato rispetto al passato». I luoghi sensibili restano caserme e luoghi di culto come la Cattedrale e la Cappella Palatina, anche se «non ci sono indicatori specifici e non possiamo abbassare la guardia». Quel che è certo per Longo, però, è che il fenomeno non è collegato all’incremento dei flussi migratori. «I terroristi non arrivano con i barconi – conclude -. Gente addestrata per uccidere non rischia la vita su barconi fatiscenti. L’aumento dell’immigrazione non è in alcun modo legato con il terrorismo».


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