Sono stati la prosecuzione ideale e ininterrotta di una politica clientelare democristiana prima e cuffariana poi. Ma che funzione svolgono? E soprattutto: oggi hanno ancora senso di esistere?
I passi falsi della mancata rivoluzione di Crocetta Gli enti strumentali tra sprechi e contraddizioni
Sprechi, molti. Contraddizioni, tante. A pagare il prezzo di un’oggettiva dispersione di risorse e anche di un uso poco ragionato dei costi, i primi adesso sono loro: i dipendenti degli enti strumentali. Da quelli dell’Esa, ente sviluppo agricolo, a quelli dei consorzi di bonifica, che da mesi non percepiscono stipendio e che sono rimasti a metà strada tra mancate riforme e ristrutturazioni di personale mai andate a buon fine.
A che servono gli enti strumentali? Chi li ha voluti e soprattutto: oggi hanno un senso? Sono stati la prosecuzione ideale e ininterrotta di una politica clientelare prima democristiana, poi cuffariana e infine de-ideologizzata. Ma in mezzo a tanto caos amministrativo, oggi segnano il passo, accusando la crisi di liquidità della Regione. Il pensiero che si va affermando tra la gente è che non servano a niente, pensiero in cui a incidere è anche il conflitto sociale di una terra che sempre più spesso si è ridotta a rappresentazione sterile di sé.
Le strutture decentrate e periferiche della Regione – partendo ad esempio dall’assessorato all’Agricoltura, con i Soat (servizi assistenza tecniche in agricoltura) e le condotte agrarie – svolgono ruoli e funzioni assimilabili a schemi di produttività in cui non sempre esiste una corrispondenza virtuosa, o comunque adeguata, tra costi, risultati raggiunti e personale utilizzato. Sono i baluardi che rimangono dei feudi elettorali di un secolo lontanissimo, la concentrazione residuale, in alcuni casi, di un privilegio ormai sbiadito. Quel che rimane di una circostanza fortunata.
Diecimila dipendenti regionali su 16.650 sono dislocati nell’intero territorio. La spesa generale prevista nella competenza del bilancio dell’assessorato Agricoltura per i consorzi di bonifica è pari a 41 milioni 717mila euro. Poco meno di 16mila euro quella per l’ente di sviluppo agricolo, che ha una sede – in via Catania a Palermo – occupata dagli studenti e continua a pagare il canone di locazione in affitto pur non potendo rientrare nei propri locali. Una galassia inutile secondo molti detrattori, larga parte dei quali costituita da coloro che sono rimasti fuori dal sistema.
Ma cos’è una condotta agraria? Servizi di assistenza, consulenza, pratiche di rimborso per le integrazioni ai piccoli produttori. Nel recente piano di riordino del dipartimento Agricoltura la trasformazione si è compiuta a metà. A Modica, uno dei territori dove il territorio vanta una propensione oggettiva e indiscutibile per il settore, l’accorpamento con la sezione di Scicli di fatto è avvenuto, con uffici unici che andranno a contenere insieme la sezione operativa, l’assistenza tecnica e la condotta. Accentramento e decentramento. Discontinuità poco virtuose di metodo e di gestione.
Da Agrigento a Pantelleria, da Cefalù a Ragusa, in Sicilia il piccolo plotone è sempre al suo posto. Allo sportello Soat di Palma di Montichiaro un dirigente coordina l’attività di un funzionario e di due collaboratori, ad Aragona un dirigente e sei collaboratori, mentre a Grotte ci sono sette lavoratori e un dirigente. A Menfi, infine, ben 11 funzionari e un solo collaboratore. A dimostrazione di come la rivoluzione crocettiana, nella lotta agli sprechi, da queste parti non sia ancora arrivata.