Da una parte Lipu, Wwf e Ebd. Dall'altra la commissione Attività produttive che ha introdotto nuove norme in Sicilia. Secondo le associazioni, il rischio è quello di lasciare la libertà di uccidere anche in zone oggi vietate, a discapito della natura. Marziano replica: «Nessun parco diminuirà la propria superficie»
Caccia: nuove regole, allarme degli animalisti «Zone ampliate, da Ars favori a lobby delle armi»
«L’ennesimo favore alle lobby degli armieri, in barba alla biodiversità e al rispetto della volontà della maggioranza della popolazione che si oppone alla caccia». A poche settimane dall’approvazione in commissione Attività produttive dell’Ars del disegno di legge che punta a modificare le norme per la protezione della fauna selvatica e la regolamentazione del prelievo venatorio, a mettere in guardia dalle possibili conseguenze per gli ecosistemi siciliani sono la Lega italiana protezione uccelli (Lipu), il WWF Sicilia Nord Orientale e l’Ebn Sicilia.
Secondo le associazioni animaliste, infatti, il rischio è che da Palazzo dei Normanni possa uscire una legge che amplierà le libertà dei cacciatori, lasciando in secondo piano l’ambiente: «Se passasse questa norma – dichiara il delegato catanese Lipu, Giuseppe Rannisi – a beneficiarne saranno solo gli amanti della caccia, che potranno godere di un aumento delle zone in cui sarà possibile praticare l’attività venatoria, a discapito della natura ». Dall’esame del ddl, infatti, emergerebbe la volontà dei legislatori di «ridurre le superfici dei parchi e delle riserve naturali, introducendo al contempo le gare cinofile e la caccia nelle aree demaniali».
I favori, però, non finirebbero qui: «Sono previste – continua Rannisi – anche riduzioni delle sanzioni per chi non rispetta le prescrizioni e l’estensione della stagione venatoria fino a febbraio. A riprova di come, nonostante il numero dei cacciatori negli ultimi trent’anni si sia ridotto di due terzi, ancora oggi la politica continua ad assecondare le loro richieste». Per il delegato Lipu, dietro alle concessioni ci sarebbero le pressioni delle lobby dei produttori di armi: «Non è fantascienza – aggiunge Rannisi -. Siamo una delle nazioni che produce più armi al mondo, e il giro di denaro e di potere connesso a questo mercato non è indifferente».
La discussione del disegno di legge arriva a pochi mesi dal caso-cinghiali selvatici, la cui sovrappopolazione sarebbe all’origine degli attacchi alle persone, nel corso di uno dei quali, ad agosto, ha perso la vita un 77enne a Cefalù: «Anche in quel caso si è sollevato un clamore non sostenuto da uno studio approfondito della situazione reale. Nessuno mette in dubbio il fatto che i cinghiali selvatici in Sicilia siano in sovrannumero – sottolinea Rannisi – ma delegare ai cacciatori la selezione della specie non è la soluzione. Un cacciatore punterà sempre a colpire l’esemplare migliore del branco, senza badare a ragionamenti legati agli equilibri ambientali».
Chi, invece, non ci sta a passare per colui che favorirà indiscriminatamente l’uccisione di un maggior numero di animali è il presidente della commissione Attività produttive dell’Ars Bruno Marziano. Alle critiche di presunti favoritismi, l’esponente del Partito democratico replica sottolineando che l’impianto legislativo punta a mantenere una posizione imparziale tra istanze ambientaliste e attività venatoria: «La caccia è un diritto previsto dalla Costituzione – commenta il deputato – e il nostro intento è stato quello di regolamentare un settore che necessitava di alcune modifiche». Nello specifico, la nuova legge non amplierebbe le libertà dei cacciatori: «La Lipu parla di aree più ampie destinate alla caccia ma non è così – aggiunge Marziano -. Nessun parco vedrà diminuire la propria superficie, semplicemente unificheremo gli ambiti territoriali di caccia così da consentire al cacciatore di estendere il proprio raggio d’azione e al contempo distribuire l’attività venatoria in modo tale da ridurne la pressione su specifiche zone. Le confido – conclude – che non amo la caccia, se mi fosse arrivato davanti un ddl contenente favoritismi insensati al settore di certo mi sarei opposto».