Borsellino, le ultime scadenze prima di lasciare Domani ultimo atto. Il prossimo assessore Pd?

Lei non le ha ancora rassegnate, ma le dimissioni di Lucia Borsellino dal vertice dell’assessorato alla Sanità sono sulla bocca di tutti. Nei corridoi di Palazzo d’Orleans si dice che lei potrebbe parlarne domattina, in commissione Sanità. Nel corso di una seduta che avrebbe dovuto svolgersi stamattina e che, invece, visto il terremoto che si è abbattuto sulla politica regionale in queste ore, è stata rimandata a domani. «L’assessora potrebbe prendere parte ai lavori», afferma Antonio Lo Presti, capo di gabinetto dell’assessorato. Di più non si sa. Perché oggi Lucia Borsellino in ufficio non si è fatta vedere. E la riunione con il suo personale, in realtà, non sarebbe mai avvenuta. Si sarebbe trattato, invece, di un incontro coi vertici delle aziende sanitarie. «Si sono fatti programmi per il futuro – racconta Lo Presti – Non si è parlato di dimissioni».

È anche per questo che le parole della figlia del magistrato, che intervistata da Repubblica ha detto di essere rimasta «ostaggio delle responsabilità», sono risultate inaspettate ai più. Il cielo, però, non poteva definirsi sereno prima di questo fulmine: lunedì Matteo Tutino, primario del reparto di Chirurgia maxillo-facciale dell’ospedale Villa Sofia di Palermo è finito ai domiciliari con l’accusa di truffa, peculato, abuso d’ufficio e falso. Secondo l’accusa il professionista avrebbe effettuato decine di interventi di chirurgia plastica in ospedale, una struttura pubblica in cui non potevano essere eseguiti, e a carico del Servizio sanitario nazionale. 

Una scossa, l’ennesima, per l’assessorato retto da Borsellino. Che dal 2012 a oggi ha dovuto affrontare un’emergenza dietro l’altra. La più eclatante: il caso Nicolela neonata morta durante il trasporto in ambulanza, dopo essere nata in una clinica di Catania. Un caso che aveva scatenato le ire della ministra della Sanità Beatrice Lorenzin, che aveva minacciato di commissariare le strutture sanitarie regionali. Salvo poi tornare sui suoi passi, imponendo, però, una serie di prescrizioni agli uffici di Lucia Borsellino. Le ultime scadenze, in materia di «emergenze e urgente a seguito del percorso nascita», erano fissate per il 30 giugno. E, secondo quanto si apprende, sarebbero state rispettate.

Chiuso il capitolo Nicole, a Lucia Borsellino resta solo l’appuntamento con la commissione Sanità. All’ordine del giorno di oggi – che è stato rimandato a domani – c’era l’approvazione delle linee guida delle piante organiche della nuova rete sanitaria regionale. In altri termini: il numero minimo di medici, infermieri e personale sanitario che dovrebbe essere presente negli ospedali, e i criteri per definirlo. Non dovrebbero essere previsti tagli. Eventuali esuberi, fanno sapere dalla commissione, potrebbero essere gestiti con spostamenti interni alle aziende ospedaliere oppure spostamenti interprovinciali. Una possibilità simile, però, sembra lontana. Soprattutto se è vero quanto viene continuamente affermato dai comitati cittadini e dagli attivisti locali in giro per la Sicilia: gli ospedali dell’Isola sono sottodimensionati.

Finché non avrà rassegnato le sue dimissioni, comunque, Lucia Borsellino resta nel pieno delle sue funzioni. Il passo indietro, però, sembra ormai certo. E neanche Rosario Crocetta – che già in passato l’aveva pregata di restare – sembra essere riuscito a dissuaderla. «Sta facendo valutazioni del tutto personali, ha chiesto consiglio alla famiglia e agli amici», sostengono persone a lei vicine. All’Ars, intanto, la domanda principale sul post-Borsellino circola con insistenza: chi prenderà il suo posto? Le possibilità sembrano essere due. La prima vuole che la poltrona della figlia del magistrato venga occupata da un tecnico, un dirigente già interno all’assessorato. Come avvenuto con le dimissioni dell’assessore all’Agricoltura Nino Caleca, sostituito da Sara Barresi. La seconda opzione, invece, è tutta di natura politica: col Pd sul piede di guerra e Crocetta sempre in bilico, il nuovo nome alla Sanità potrebbe essere quello di qualcuno vicino al partito. Un modo per mettere in saccoccia qualche altro mese di relativa stabilità politica. In attesa del prossimo terremoto. 


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