Una volante della polizia stamani ha notato un anomalo via vai di giovani lungo il cavalcavia che collega il civico 7 del viale San Teodoro all'edificio tristemente noto come sede dello spaccio. Gli agenti hanno trovato in un garage uno zaino con lo stupefacente per un valore di circa 14mila 500 euro
Librino, blitz antidroga davanti al palazzo di cemento Fermata la distribuzione di 1.450 dosi di marijuana
Giovani vedette, in fila, lungo il cavalcavia che collega il palazzo di cemento al civico 7 del viale San Teodoro, a Librino. Era pronta la divisione ai pusher di 1.450 dosi di marijuana. Ne è convinta la polizia che stamani è intervenuta con una volante nella storica sede dello spaccio della droga nel quartiere della periferia sud di Catania.
L’intervento degli agenti ha provocato la fuga delle vedette che però non hanno fatto in tempo a portare via il carico di stupefacente. In un garage in abbandono, da cui si accede attraverso un foro nella parete, nei sotterranei dello stabile al numero 7 di viale San Teodoro, proprio di fronte al palazzo di cemento, i poliziotti hanno trovato alcune cartucce di fucile e uno zaino pieno di droga: 29 buste, ognuna contenente 50 confezioni da un grammo di marijuana di tipo Skunk. In totale 1.450 dosi che, vendute sulla piazza, avrebbero prodotto all’organizzazione criminale un ricavo di circa 14mila 500 euro.
Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, la volante è transitata proprio nel momento in cui le bustine stavano per essere consegnate ai numerosi pusher. L’intervento è scattato dopo aver notato l’anomalo flusso di giovani sul cavalcavia. La zona è storicamente la piazza dello spaccio gestita dalla famiglia Arena, «ancora attiva – sottolinea la questura – al palazzo di cemento e nella zona vicina», nonostante i numerosi arresti degli ultimi anni.
Proprio al viale San Teodoro, appena un mese fa, era stato trovato l’ultimo latitante della famiglia, Massimiliano Arena, figlio di Giovanni, quest’ultimo ritenuto un elemento di spicco di Cosa Nostra etnea, boss capace di rimanere latitante per 18 anni, dal 1993 fino all’ottobre del 2011. Precedentemente erano finiti in manette Simone Arena, il più piccolo dei figli, classe 1989, detto Luppino. A febbraio del 2012 era toccato alle due figlie femmine, Agata e Lidia.