Le maggiori minacce vengono da scarichi e canali. Tra le province, Palermo si distingue con quattro siti contaminati, mentre ad Agrigento se ne contano due. A Catania, a non essere pulito è anche il lungomare Galatea, di fronte all'isola Lachea, tra le mete preferite dai turisti. Questi i dati 2014 in attesa delle nuove rilevazioni
Tredici spiagge siciliane fortemente inquinate È il bilancio regionale di Goletta Verde
Nel report 2014 di Goletta Verde, in attesa delle nuove rilevazioni, sono 13 le spiagge ritenute fortemente inquinate dal progetto di Legambiente: alcune si trovano in corrispondenza di zone naturali protette, altre costituiscono un punto di riferimento per i bagnanti della regione. Le zone censite si trovano in sette province della Sicilia: Palermo, Trapani, Catania, Siracusa, Agrigento, Ragusa e Caltanissetta. Due si trovano a Catania e ad Agrigento; una a Caltanissetta, Siracusa, Ragusa e Trapani, ben quattro a Palermo.
Il capoluogo sembra quindi il territorio in cui dal controllo emergono i risultati peggiori. Le zone interessate si trovano esattamente in coincidenza dello sbocco dello scarico della diga foranea al porto; nel lungomare Cristoforo Colombo di Villagrazia di Carini, lungo lo sbocco dello scarico di fronte a corso Bernardo Mattarella; nella foce del torrente Ciachea; lungo la foce del fiume Eleuterio nella frazione di Ficarazzi e in coincidenza della spiaggia di Sarello, dove si trova un altro sbocco di scarico. A Trapani è «molto inquinato» lo sbocco del depuratore della frazione di Marinella di Selinunte. Ad Agrigento la foce del fiume Salso e la foce del torrente Calzalamone a Stazzone. A Siracusa, a meritare la bandiera nera è la foce del canale Grimaldi al Porto grande. A Ragusa la foce Fiumara di Modica ad Arizza. A Catania, infine, sono state rilevate come molto inquinate la foce del fiume Alcantara nella zona di San Marco a Fiumefreddo e il lungomare Galatea nei pressi dello sbocco fognario ad Aci Trezza.
Le spiagge catanesi considerate inquinate da Goletta Verde sono particolarmente frequentate dai bagnanti, nonostante sia già vietata la balneazione. «Queste caratteristiche si conciliano molto male – spiega Alfredo Tamburino di Legambiente Catania – ci sono vecchie ferite che continuano a rimanere aperte. Fortunatamente si è scelto il commissariamento per la questione che in quella stessa fascia di costa riguarda la depurazione delle acque, ma è dovuto intervenire lo Stato per sbloccare la situazione. C’è un’incapacità cronica da parte delle amministrazioni – continua Tamburino -. Nella spiaggia di San Marco vanno al mare migliaia di bambini, ma nessuno fa nulla per migliorare la situazione esistente. Aumentano piuttosto le concessioni, ma resta l’incapacità politica di risolvere problemi prioritari del territorio. La salute viene prima di tutto».