Nelle elezioni del preside di Architettura (Siracusa) dove, per la presidenza, sono in corsa i professori Dato e Spitaleri oltre a quello del personale tecnico-amministrativo sarà determinante anche il voto dei rappresentanti degli studenti
Potere studentesco?
Si sono aperte oggi a Siracusa le urne per eleggere il nuovo preside della facoltà di Architettura. I due candidati – Giuseppe Dato e Claudio Spitaleri – al momento sembrano godere di un sostegno quasi pari, visto che il primo, ex vice-preside della Facoltà e docente di Tecnica e pianificazione urbanistica, ha conquistato un numero considerevole di consensi, mentre il secondo, docente di Fisica ed ex vice-preside di Ingegneria, ha dalla sua l’appoggio del preside uscente Cantone. Come è accaduto in tempi recenti nelle facoltà di Lettere e di Lingue, anche in queste elezioni si fronteggiano due candidati che dividono fortemente l’elettorato dei docenti, quindi l’ago della bilancia (ancora una volta) è rappresentato dalle scelte di voto del personale tecnico amministrativo e dei rappresentanti degli studenti.
Gli obiettivi prioritari del programma del prof. Giuseppe Dato riguardano una gestione della Facoltà che veda coinvolte tutte le sue componenti, la piena adesione al progetto Politecnico del Mediterraneo, l’attivazione dei Corsi di Laurea in Restauro architettonico e urbano e Disegno industriale, una maggiore attenzione ai profili formativi degli studenti e ai loro tirocini per un migliore inserimento nel mondo del lavoro, l’istituzione di corsi di perfezionamento e di master di I e II livello, maggiore attenzione ai progetti di internazionalizzazione, il miglioramento degli spazi per la didattica, un rinnovato impegno per la progressione di carriera del personale docente e non docente e assoluta priorità alla comunità studentesca per l’offerta dei servizi. Alla domanda su come giudichi la situazione attuale della Facoltà, Giuseppe Dato ha risposto: «è buona, soprattutto dal punto di vista della dotazione di docenti, che sono di alto profilo com’è stato riconosciuto da valutazioni nazionali. Sicuramente ci sono aspetti ancora non risolti che bisogna riconsiderare con molta attenzione: prioritariamente quello degli spazi, delle attrezzature e dei servizi agli studenti».
Per quanto riguarda invece gli obiettivi del prof. Claudio Spitaleri, anche in questo caso si afferma che è fondamentale la gestione collegiale della Facoltà, la centralità dello studente e una preparazione multidisciplinare per consentire un ampio spettro di possibilità di sbocchi occupazionali. Anche questo candidato considera necessaria l’attivazione delle commissioni di Facoltà e il consolidamento dei rapporti interfacoltà e tra la Facoltà e consorzio Archimede. Per quanto riguarda le difficoltà iniziali da affrontare «chiunque venga eletto – ha dichiarato Spitaleri – si troverà di fronte a due emergenze: l’inizio dell’Anno Accademico di Siracusa, perché proprio quest’anno si avrebbe – finalmente – l’auspicato trasferimento della didattica nella Caserma Abele e come tutti sanno i processi di transizione sono complessi. È inimmaginabile il vantaggio e l’ottimizzazione dei servizi che si potrà avere ma c’è una fase critica che nasce dal fatto che l’attivazione di una parte delle aule non potrà avvenire prima di un mese e mezzo». Il secondo problema riguarda l’attuazione del decreto Mussi che porterà a una diminuzione del numero di esami che al momento sono circa una quarantina. Proprio per la soluzione di queste difficoltà si rinvia al ruolo degli studenti, vista la natura paritetica della commissione Didattica.
Non è dunque dal testo dei programmi che si possono cogliere forti divaricazioni. Sarà invece decisivo, oltre al gioco delle “fedeltà” accademiche, il giudizio sulla personalità del singolo candidato e sulla maggiore o minore credibilità che gli elettori attribuiranno a ciascuno di loro.
Entrambi i docenti si sono confrontati all’interno di un’assemblea a ridosso dell’ufficializzazione delle candidature. Il numero di studenti era abbastanza esiguo (circa una trentina) mentre maggiore è stata la partecipazione di professori, ma al momento sembra arduo pronosticare un risultato. Se la gran parte dei docenti (trentadue tra ordinari, associati e ricercatori) non si sbilanciano ad annunciare pubblicamente la propria scelta di voto, i cinque rappresentanti del personale tecnico-ammistrativo hanno già fatto sapere che opteranno per il voto singolo. Ancora indecisi invece i cinque rappresentanti degli studenti: incerti se optare per un voto unanime o individuale. La questione la risolveranno solo all’ultimo momento, il giorno prima della votazione.
A noi non resta che sottolineare il riproporsi di questa singolare situazione di uno straordinario peso della rappresentanza studentesca. Possiamo quindi concludere con una domanda che è anche un auspicio. Allorché i rappresentanti degli studenti sono quasi determinanti, non sarebbe bene che il dibattito programmatico tra i candidati coinvolgesse maggiormente tutti gli studenti? E non sarebbe indispensabile che i delegati studenteschi, ponendosi al riparo da ogni sospetto di ambiguità o clientelismo, dicessero pubblicamente quale dei due candidati appoggeranno e perché?