«Da oggi è stato trasformato in un punto di emergenza, con un solo medico e un paio d’infermieri». Ad affermarlo i manifestanti che oggi davanti all'ospedale San Giovanni di Dio e Sant’Isidoro di Giarre hanno chiesto chiarimenti in merito al futuro del pronto soccorso. «Non c'è ancora alcun documento ufficiale, per ora è solo rifunzionalizzato», ribatte il dirigente Asp Franco Luca
A Giarre il pronto soccorso rischia la chiusura I cittadini occupano simbolicamente la struttura
Il futuro dell’ospedale San Giovanni di Dio e Sant’Isidoro di Giarre sembra sempre più avvolto da un clima di profonda incertezza. Una serie di notizie in merito al suo destino continuano a trapelare tra gli organi ufficiali, ponendo al centro dell’attenzione pubblica l’apparentemente prossima chiusura del pronto soccorso. Ad annunciarlo, lo scorso sabato sull’emittente locale Rei Tv, è stato lo stesso dirigente dell’Azienda sanitaria provinciale di Catania Franco Luca, visto che il personale medico del pronto soccorso giarrese verrebbe trasferito all’ospedale Santa Marta e Santa Venera di Acireale.
Immediate le reazioni dei cittadini, non disposti ad accettare una simile decisione. Da almeno 5 anni diverse associazioni del territorio si battono aspramente per la difesa della struttura con iniziative di ogni tipo. Così, questa mattina, un gruppo di cittadini si è riunito all’ospedale per una occupazione simbolica della struttura. «La nostra vuole essere una provocazione – spiega il promotore dell’iniziativa, Salvo Liotta – soprattutto verso i cittadini del nostro comprensorio. In generale si manifesta sempre tanto sdegno ma a conti fatti sono solo pochi quelli che trasformano l’indignazione in azioni concrete».
Intanto il dirigente Asp Franco Luca in merito alla chiusura quest’oggi precisa: «Per adesso il pronto soccorso resta operativo anche se rifunzionalizzato. In merito alla sua chiusura non c’è ancora alcun documento ufficiale. Il personale a lavoro è quello già previsto precedentemente nelle normali turnazioni. Per adesso noi dell’Asp stiamo dialogando con i sindaci dei Comuni del territorio per trovare delle soluzioni appropriate alle esigenze dell’hinterland che poi proporremo all’assessorato regionale».
Dello steso avviso non è Angelo D’Anna, leader del movimento Città Viva, che dichiara di essere in possesso di un documento inviato proprio dall’Asp una decina di giorni fa ai sindaci dei comuni interessati. «Qualche settimana fa era stato inoltrato dall’Asp ai sindaci un cronoprogramma in cui si dichiarava a chiare lettere che il pronto soccorso sarebbe stato rifunzionalizzato a partire dal 15 marzo. Difatti da oggi è stato trasformato in un punto di emergenza medica, con la presenza di un solo medico assieme ad un paio d’infermieri mandati dall’ospedale di Acireale. Che si definisca chiuso o rifunzionalizzato dal nostro punto di vista fa ben poca differenza. Questo passaggio rappresenta in pieno un passo indietro, noi infatti non crediamo che un simile servizio sanitario sia realmente adeguato alle esigenze di un territorio che raccoglie almeno 80mila persone, e che non può far fronte ai casi di grave emergenza. Questa situazione ci amareggia perché è a tutti gli effetti un vero e proprio scippo al diritto alla salute dei cittadini».
Sull’argomento, specie in merito al documento emesso dall’Asp, è intervenuto anche il sindaco, Roberto Bonaccorsi. «Questo documento è cosa vecchia, e rappresenta un passaggio oramai superato nel lavoro che stiamo portando avanti con gli altri sindaci, in difesa della nostra struttura ospedaliera. Nello specifico riguarda la proposta dell’Asp sulle futuri sorti dell’ospedale, a cui noi abbiamo risposto con una nuova proposta, partendo dall’imprescindibile presupposto che vogliamo mantenere i 73 posti letto senza alternative. Il pronto soccorso riguarda solo una parte dei progetti che stiamo portando avanti in difesa della struttura».