I ladri di rame, pezzo dopo pezzo, stanno smontando il velodromo Paolo Borsellino di via Lanza di Scalea, a Palermo. La struttura sportiva è inutilizzata dal 2008, quando una tempesta di pioggia e vento, ne danneggiò il tetto, successivamente un incendio ha poi distrutto quasi completamente il parquet
Furti al Velodromo Borsellino per 50mila euro Arrestata dai carabinieri la Banda del rame
I ladri di rame, pezzo dopo pezzo, stanno smontando il velodromo Paolo Borsellino di via Lanza di Scalea, a Palermo. La struttura sportiva è inutilizzata dal 2008, quando una tempesta di pioggia e vento, ne danneggiò il tetto, successivamente un incendio ha poi distrutto quasi completamente il parquet. Da quel momento l’edificio e’ diventato un vero e proprio supermarket per i ladri di metalli ed in seguito a diverse denunce, i Carabinieri hanno organizzato dei servizi di osservazione e controllo specifici. Ed è così che sono stati arrestati due palermitani, Rosario Zammito, di 35 anni, e Francesco Faija, 21 anni, residenti in via Costante Girardengo. Già nel mese di novembre erano finiti in manette altri due ladri.
A richiamare l’attenzione dei militari sono stati alcuni rumori provenienti da uno dei locali del velodromo. I carabinieri, senza farsi notare, sono entrati sorprendendo i due mentre erano intenti ad armeggiare con arnesi da scasso su un quadro elettrico. Avviati i controlli, è stata accertata la manomissione ed il furto di trentadue batterie da 12 volt, di circa 100 metri di cavi in rame suddivisi in vari spezzoni, una batteria box, un gruppo di continuità e un quadro elettrico, pronti per essere portati via, per un valore complessivo di circa 50 mila euro. Un carrello di quelli per la spesa, con all’interno uno zaino, contenente cacciaviti chiavi inglesi ed attrezzi vari per lo scasso, era stato utilizzato per trasportare quanto appena rubato. Nella tasca del giubbotto di Zammito è stata trovata e sequestrata una boccetta di «saggio d’argento», utilizzato dagli orefici e da negozi specializzati per le prove dei metalli, e nel caso specifico, presumibilmente sarebbe stato utilizzato, per riconoscere l’argento presente nei cavi superconduttori dal normale metallo. Entrambi gli arrestati sono stati sottoposti ai domiciliari.