Tre sono i problemi all'origine della condanna in serie B del calcio Catania: conduzione tecnica, preparazione atletica, calciomercato. E le perplessità sulle scelte, già sollevate da stampa e tifosi, sono state recepite troppo tardi dalla società di Antonino Pulvirenti. Che ha scommesso, probabilmente alzando troppo la posta, soprattutto sull'attuale direttore generale
Calciomercato, guida tecnica e preparatore atletico Pablo Cosentino e le ragioni di un fallimento
Nello scorso torneo, tre sono stati i capi d’imputazione valsi al Catania la condanna alla serie B: conduzione tecnica, preparazione atletica, calciomercato. Sebbene stampa e tifosi avessero sollevato perplessità sulle scelte societarie già in tempi non sospetti, l’autocritica della dirigenza è avvenuta troppo tardi per scongiurare la retrocessione. Dinanzi al fallimento sportivo, il presidente Antonino Pulvirenti ha innalzato il livello della «scommessa», rimettendo il potere dirigenziale nuovamente nelle mani di una figura con mansioni di direttore generale, Pablo Cosentino.
Al passaggio di consegne, è il retroscena trapelato da Torre del Grifo, una sola sarebbe stata la raccomandazione del presidente del Catania al suo nuovo braccio destro: curare sin da subito e con grande scrupolo le scelte a riguardo di conduzione tecnica, preparazione atletica e calciomercato. Sarà un caso, ma le prime mosse operative dell’amministratore delegato sono state: la riconferma di Maurizio Pellegrino nel ruolo di allenatore della prima squadra, l’incarico a Giampiero Ventrone come preparatore atletico e il prolungamento del contratto di Sebastian Leto.
In sostanza, sulle stesse prerogative che sono valse la bocciatura, Pulvirenti si riproponeva, a fine stagione, di valutare Cosentino. Eppure, col campionato neanche giunto a metà, ad ottobre lo stesso presidente aveva giudicato un «errore la riconferma di Pellegrino» e pochi giorni fa aveva bollato come «lacunoso l’organico allestito». D’altro canto, anche la scelta di Ventrone voluta da Cosentino non ha portato dei risultati positivi. Operazione, quest’ultima, che sarebbe costata una cifra vicina al milione di euro, tra contratto biennale al professore, sei collaboratori più nutrizionista al seguito, macchinari, ristrutturazione palestra, software e affini utili al metodo «militare».
Compito di Ventrone era azzerare gli infortuni, individuati come la causa principale della retrocessione. I numeri dell’infermeria sono: 26 infortuni muscolari su 30 giocatori in organico. Tutto ciò in meno di metà campionato. La gravità e l’evidenza numerica hanno spinto Sannino, subentrato a Pellegrino, a sollevare perplessità sull’operato del preparatore atletico. L’allenatore, visti i risultati, nelle ultime conferenze stampa, chiede espressamente un intervento di Pulvirenti.
A vista di tifosi e stampa, il presidente dovrebbe solo certificare il terzo errore della gestione Cosentino ed anticiparne, già in gennaio, bocciatura e successore. Contro ogni attesa, Pulvirenti addossa invece ad allenatore e staff medico la responsabilità degli infortuni. In una sola mossa salva Ventrone da ogni colpa e Cosentino da bocciatura certa. Per di più, spinge velatamente per le dimissioni di Sannino, che non esonerano il club dalla recidiva sulla scelta della conduzione tecnica. Il seguente ritorno in panchina dell’esonerato Pellegrino è la goccia che fa tracimare la protesta.
La piazza, già in subbuglio, sente la difesa del preparatore atletico come un raggiro d’ufficio che ha lo scopo di concedere, a Cosentino, un’altra possibilità: sfruttare il calciomercato di «riparazione», che apre in gennaio, per rinforzare la squadra. Obiettivo finale, centrare la promozione e cancellare, sull’onda dell’entusiasmo, anche il solo ricordo degli errori commessi. Sarà così? Nell’attesa, i tifosi continuano a protestare, chiedendo la verità pure sul perché, solo a Catania, dinanzi a 26 infortuni muscolari arrivino le dimissioni dell’allenatore e non anche quelle del preparatore atletico.