«La Sicilia ha vissuto in passato numerosi episodi di siccità estrema, ma è evidente come quest’anno è stata più grave del passato a parità di precipitazioni molto scarse», così ha parlato Luigi Pasotti, agronomo specializzato in agrometeorologia e direttore dell’Unità operativa di Catania del Servizio informativo agrometeorologico siciliano, tra i relatori che hanno presentato i […]
Uno studio internazionale si concentra sulla situazione della siccità in Sicilia: «Rischio eventi estremi aumenta del 50 per cento»
«La Sicilia ha vissuto in passato numerosi episodi di siccità estrema, ma è evidente come quest’anno è stata più grave del passato a parità di precipitazioni molto scarse», così ha parlato Luigi Pasotti, agronomo specializzato in agrometeorologia e direttore dell’Unità operativa di Catania del Servizio informativo agrometeorologico siciliano, tra i relatori che hanno presentato i risultati dello studio sul cambiamento climatico del World weather attribution, uno degli organismi scientifici più autorevoli in materia di clima, che ha concentrato il suo focus sul Mediterraneo e in particolare su ciò che sta accadendo in Sicilia e Sardegna. «Si è registrato il minimo storico di acqua negli invasi – prosegue Pasotti – Solo 82milioni di metri cubi sono utilizzabili nei prossimi mesi». E la gran parte di questi verranno impiegati per il comparto idropotabile, il ché significa che a pagarne le spese sarà soprattutto l’agricoltura e il settore zootecnico.
Lo studio dimostra che anche a parità di temperature, la siccità rischia di essere sempre più estrema a causa del cambiamento climatico causato dall’azione dell’uomo, ma non è solo un problema di scarsità d’acqua, le ricerche confermano l’esistenza di un legame tra lo stesso climate change e tutti i fenomeni meteorologici estremi. Le probabilità di siccità estrema, per dire, in Sicilia e Sardegna hanno ormai raggiunto il 50 per cento. Per quantificare l’effetto del riscaldamento causato dall’uomo sulla siccità in Sicilia e Sardegna, i ricercatori hanno analizzato dati meteorologici e modelli climatici per confrontare il modo in cui questi tipi di eventi sono cambiati tra il clima odierno, con un riscaldamento globale di circa 1,3 gradi centigradi, e il clima preindustriale più freddo.
Lo studio si è concentrato sulla siccità da luglio 2023 ad agosto 2024 e ha analizzato l’indice di evapotraspirazione, ovvero l’evaporazione dell’acqua dal suolo e dalle piante, delle precipitazioni standardizzate (Spei). Da settembre 2023, tanto la Sicilia quanto la Sardegna sono state quasi completamente in condizioni di siccità, a livelli di allerta, il ché implica che durante questo periodo i deficit di precipitazioni e le condizioni di bassa umidità del suolo erano diffuse, a danno soprattutto della vegetazione, soprattutto in Sicilia: il risultato è stato una significativa riduzione del verde e anomalie estreme dell’umanità del suolo.
«Assistiamo a un aggravamento della siccità in moltissime regioni del mondo, ma il Mediterraneo, e l’Italia in particolare, sono a forte rischio – la posizione del Wwf – Senza il cambiamento climatico, la siccità in atto non sarebbe così estrema. Questo conferma la necessità di rimuovere molto rapidamente le cause del riscaldamento globale, in particolare l’uso dei combustibili fossili. In questo, i Paesi a maggior rischio devono fungere da esempio e stimolo, come accade per le piccole isole del Pacifico. È anche urgente rendere operativo il Piano nazionale di Adattamento e darsi priorità d’azione e finanziamenti adeguati – proseguono i rappresentanti dell’istituzione ambientalista – altrimenti saremo condannati a far fronte di continuo a emergenze, con il rischio, già annunciato dal ministro della protezione civile, che i cittadini non possano più godere di alcun aiuto in occasione di eventi estremi. È ormai reale il pericolo che il cambiamento climatico mini le basi stesse dell’economia e della competitività italiana, a cominciare dal turismo e dall’agricoltura».