Maurizio Bernava: “E’ Crocetta l’unico responsabile del fallimento delle politiche del lavoro e del Piano Giovani”

IL SEGRETARIO DELLA CISL SICILIANA PUNTA IL DITO SULL’OPERATO DEL GOVERNATORE E SU UN CERTO MODO DI FARE POLITICA ARROCCATO ALLE SOLITE PRATICHE CLIENTELARI DEL PASSATO

Non si arrestano le polemiche sulla gestione del ‘Piano Giovani’, alimentate dalla cocciutaggine del presidente della Regione che, come gli struzzi, nasconde la testa anziché prendere di petto la questione e risolverla.

Torna a far sentire la sua voce il leader della Cisl in Sicilia, Maurizio Bernava.

Per il segretario generale del sindacato, il presidente Rosario Crocetta è l’unico responsabile del fallimento delle politiche del lavoro in Sicilia e del ‘Piano Giovani’.

“Su politiche del Lavoro, formazione e sociale – sostiene Bernava – il governatore ha accumulato due anni di fallimenti con tutte le conseguenze sociali. E’ inutile che faccia giochi mediatici, il fallimento del suo Governo e suo personale sono pressoché totali”.

“E’ inutile che il presidente Crocetta sposti l’attenzione sul clamore delle inchieste giudiziarie – afferma il segretario generale della Cisl – se c’è del marcio è giusto che la giustizia faccia il suo corso. Rinviare il problema senza affrontarlo è solo mostrare inadeguatezza politica nel dare risposte”.

“In una Sicilia che registra il più alto tasso di disoccupazione d’Italia, unica Regione a non avere realizzato i Servizi per il Lavoro – puntualizza Bernava – il presidente della Regione ha il dovere di smetterla di fare melina, si fermi e dica la verità su quanto sta accadendo. E, sopratutto, metta mano seriamente alle politiche del Lavoro. Il governatore dell’Isola deve imporre la linea che guardi alle esigenze dei siciliani e non ai rais della vecchia politica che continuano imperterriti ad operare dietro le quinte”.

“Ci aspettiamo segnali concreti dal presidente – sottolinea Bernava – condividiamo per questo le affermazione di Marcello Greco, esponente dei Drs e presidente della Commissione Lavoro all’Ars, occorre realizzare la riforma dei Servizi per il lavoro, ricollocando tutti i lavoratori degli ex sportelli multifunzionali, magari dopo un periodo di riqualificazione attraverso il Ciapi”.

“Senza Servizi per il Lavoro fallirà tutto – tuona il leader sindacale della Cisl siciliana – non serve coprire il malgoverno con il clamore giudiziario. E’ il presidente che deve imporre ai suoi assessori al Lavoro e alla Formazione professionale ed al dirigente generale il cambio di marcia. Sempre che abbia intenzione di cambiare atteggiamento, sennò il fallimento suo e del suo Governo sarà conclamato e dovrà assumerne le conseguenze politiche”.

“Sulla Formazione professionale – aggiunge Bernava – il capo del Governo deve imporre la ristrutturazione del sistema. Non si capisce perché la Regione siciliana non abbia fatto emulato ciò che hanno fatto le altre Regioni del nostro Paese. La burocrazia, con il lassismo e l’incapacità degli assessori, ha garantito ai rais della politica, ancora alleati di Crocetta, di mettere mano alle risorse del settore. L’assistenza tecnica clientelare è solo l’effetto di questo sistema affaristico”.

“E’ scandaloso – dice ancora Bernava – che la politica continui a non discutere su questi argomenti cruciali per il futuro della Sicilia e dei giovani. Non serve un ‘patto di gestione’ col cerchio magico, retaggio della vecchia politica degli affari, ma una seria riforma dei Servizi per il Lavoro, perché è quello che serve all’Isola”.

Quanto all’assessore regionale, Nelli Scilabra, “sarebbe bello che chiarisse a quali nominativi si riferisce e non limitarsi a lanciare accuse, sparando nel mucchio”.

“E’ un problema di politica culturale moderna – chiosa Bernava -: i barbari distruggevano per gestire, la politica ancor prima di distruggere sapeva già come ricostruire. La barbarie la paga la gente innocente. Bisogna partire da questa semplice considerazione per ristrutturare tutto”.

Un passaggio anche sul PD: “Che senso ha – conclude Bernava – che il partito del presidente parli solo di rimpasto anziché far emergere i problemi gravi e indicare cosa fare e come fare. Malcostume e questione giudiziaria non sono sufficienti a risolvere la questione sociale della formazione professionale”.


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