Giustamente qualcuno si comincia a chiedere: e perche' falciare solo le ricche indennita' pensionistiche di certi ex dirigenti regionali? ci sarebbero anche le pensioni dei giudici della corte dei conti e del cga, per citare solo due esempi. La verita' e' che quando la politica scivola nella demagogia. . .
Finanziaria Ars/ Verso il ritiro del taglio alle pensioni?
GIUSTAMENTE QUALCUNO SI COMINCIA A CHIEDERE: E PERCHE’ FALCIARE SOLO LE RICCHE INDENNITA’ PENSIONISTICHE DI CERTI EX DIRIGENTI REGIONALI? CI SAREBBERO ANCHE LE PENSIONI DEI GIUDICI DELLA CORTE DEI CONTI E DEL CGA, PER CITARE SOLO DUE ESEMPI. LA VERITA’ E’ CHE QUANDO LA POLITICA SCIVOLA NELLA DEMAGOGIA…
In queste ore sarebbe in corso un ripensamento sul taglio alle pensioni dei dipendenti regionali. Più imposto dalle circostanze di fatto che da un ‘pentimento’ da parte del Governo di Rosario Crocetta che ha proposto il provvedimento (forse su suggerimento di Roma?).
All’inizio – lo ricordiamo – il Governo regionale ha presentato un emendamento piuttosto generico: taglio delle pensioni degli ex dipendenti regionali del 3-4 per cento da 30 mila euro annui in su. E’ quello che abbiamo scritto noi sabato scorso.
Quando la notizia è venuta fuori, il presidente della Regione ha cercato di rimescolare le carte, più con le parole che con gli atti parlamentari. E ha detto che sarebbero stata tagliate solo le “pensioni d’oro”: cioè quelle che vanno da 90 mila euro annui in su.
Non è vero: il provvedimento riguarda le pensioni dei dipendenti regionali da 30 mila euro lordi in su. Tant’è vero che, in queste ore, il Governo regionale, ormai colto in castagna – stando a quello che scrivono alcuni giornali – vorrebbe aggiornare la manovra con una riscrittura dell’emendamento: ovvero taglio per le pensioni degli ex dipendenti regionali da 40 mila euro lordi in su.
Ma a noi, stasera, è arrivata un’altra indiscrezione. Qualcuno avrebbe fatto notare che i ‘pensionati d’oro’ della Regione, oltre ad essere molto incazzati, oltre ad aver preparato i ricorsi, si sarebbero posti una semplice domanda: ma come mai se la prendono solo con noi?
Infatti, oltre alle ‘pensioni d’oro’ dei dirigenti regionali ci sono, ad esempio, le pensioni dei giudici della Corte dei Conti (ricordiamo che la Sezione della Corte dei Conti per la Sicilia è legata allo Statuto: è ‘siciliana’ a tutti gli effetti).
Poi ci sarebbero anche le pensioni dei giudici del Cga, sigla che sta per Consiglio di giustizia amministrativa, in Sicilia organo di appello del Tar (Tribunale amministrativo regionale). Altra specialità, il Cga, legata sempre all’Autonomia siciliana. Per non parlare degli stessi giudici del Tar Sicilia.
Riepilogando: a Roma c’è un Governo che tratta la Sicilia come ‘l’ultima delle colonie’. Non è importante che il Presidente del Consiglio sia Matteo Renzi: era così anche con Letta, con Monti, con Berlusconi, con Prodi e via continuando.
La novità, rispetto al passato, è l’aumentato tasso di ‘ascarismo’ del Governo regionale. Il fatto che l’attuale esecutivo sia prono agli interessi romani – vedi la rinuncia della Regione di Crocetta ai contenziosi per 5,4 miliardi di euro con lo Stato – complica le cose. Ma non solo per i dipendenti regionali: per tutti!
Le complica per i dipendenti regionali con pensioni da 30 mila euro lordi all’anno in su. O per quelli – come si sussurra in queste ore – con pensioni da 40 mila euro lordi all’anno in su. E via salendo per la scala sociale.
Insomma: il Governo Renzi taglia soldi alla Regione Sicilia. E Crocetta prova a trasferire i tagli romani ai siciliani: meno servizi nella sanità dell’Isola (ormai ridotta male), mezza Amministrazione regionale al verde, Comuni senza soldi, tagli alla spesa sociale, tagli alla tutela dell’ambiente, eccetera, eccetera, eccetera.
Quanto al recupero delle risorse tagliate da Roma, ecco spuntare il “contributo di solidarietà” ai pensionati della Regione.
Ma il provvedimento, adesso, rischia di risultare ‘acitigno’. Perché quando si viola un principio generale – i diritti acquisiti dai pensionati – poi la violazione non può riguardare alcuni e risparmiare altri. Sennò finisce a ‘bordello’.
Ve l’immaginate i tagli alle pensioni dei giudici della Corte dei Conti e del Cga? Noi non li immaginiamo nemmeno: sarebbe un bel problema.
La verità è che quando la politica vola basso – e Renzi a Roma e Crocetta in Sicilia non sembrano aquile – la demagogia e il populismo sono all’ordine del giorno.
Da qui – ovvero dal mix di furbizia (romana), ‘ascarismo’ (siciliano) e demagogia – nasce l’idea del taglio delle pensioni. Che in queste ore sarebbe oggetto di un ripensamento. Ripetiamo: più imposto dalle circostanze di fatto che da un’analisi sui propri errori.
Errori del Governo regionale. Ovviamente.