Formazione, lavoratori minacciano il suicidio: “Il Governo Crocetta ci ha portato alla disperazione”

L’EMERGENZA SOCIALE RISCHIA DI SFOCIARE NEL DRAMMA. LE DENUNCE DI BERNAVA E GALICI, L’APPELLO DISPERATO DI GUZZO. LE DICHIARAZIONI DI MAURIZIO BERNAVA E DI MAURIZIO GALICI

Esplode la questione sociale nella Formazione professionale siciliana. Mentre Giuseppe Raddusa continua lo sciopero della fame e della sete per chiedere risposte sui 26 stipendi mai presi, alcuni lavoratori hanno occupato la carreggiata di viale Regione siciliana, di fronte i cancelli dell’assessorato regionale alla Formazione, minacciando di buttarsi dal viadotto.

La tensione è altissima. Sul posto sono arrivate alcune auto della Polizia ed i funzionari della Digos.

Costantino Guzzo, uno dei tre lavoratori che minacciano di gettarsi dal viadotto, ha fatto sentire la voce della protesta.

“Chiediamo a voce alta il lavoro e le retribuzioni pregresse – grida ai nostri microfoni Guzzo – il Governo dell’antimafia sta distruggendo le nostre famiglie spingendole verso gli aguzzini e la criminalità. E’ questa la lotta alla mafia? Vogliamo parlare con il procuratore della Repubblica Leonardo Agueci – aggiunge – per sapere dove sono finiti i nostri soldi. Per chiedergli che fine ha fatto il nostro lavoro e se è giusto che il Governo Crocetta ci ha portato alla disperazione”.

Il grido dei lavoratori è unanime: lavoro, lavoro, lavoro.

Contemporaneamente, nei locali assessoriali dirigenti della Cisl Scuola e del Cobas Formazione professionale occupano i locali dell’ufficio di gabinetto in attesa di risposte sullo sblocco dei mandati di pagamento relativi all’Oif e al Piano giovani.

“Siamo di fronte alla burocrazia che non ammazza solo le imprese, ma affama ed uccide civilmente famiglie di lavoratori incolpevoli”, dichiara Maurizio Bernava, segretario regionale della Cisl in Sicilia.

“Come ho spiegato all’assessore Scilabra e al presidente Crocetta, al Governo regionale converrebbe pagare i lavoratori e in fretta, perché c’è necessità di passare dal vecchio al nuovo sistema formativo. Nessun lavoratore o sindacalista difende più il vecchio sistema – aggiunge Bernava – è un passaggio difficile e delicatissimo la cui priorità è soddisfare i lavoratori pagandoli e non lasciarli alla disperazione”.

“I tavoli inutili non servono più. Occorre intervenire con procedura d’emergenza. E’ da stupidi pensare che il Governo regionale non impone priorità assoluta al pagamento dei lavoratori della Formazione professionale rimarca Bernava – ed è assurdo che si cerchino scuse sul fatto che funzionari e dipendenti regionali si assentino dal luogo di lavoro”.

“Serve un clima sereno per affrontare la riforma – sottolinea il leader cislino – la mia presenza in assessorato serve a testimoniare questo stato emergenziale che va governato senza ulteriori tentennamenti. Non si possono dare 36 milioni di euro ai Pip – rilancia Bernava – e abbandonare i lavoratori della Formazione, non vorrei che si tratti di un disegno oscuro”.

“Facciamo appello – conclude Bernava – affinché si affronti la questione seriamente, non serve violenza, i lavoratori della formazione professionale sono civili e non violenti. Serve civilta’ e responsabilita’. La corsello ha dichiarato che manca il personale per sbloccare i mandati di pagamento non e’ accettabile, si passi alle soluzioni con procedure d’emergenza”.

“Chiediamo che vengano pagati tutti i lavoratori – tuona Maurizio Galici, coordinatore regionale Cobas Formazione professionale”.

“Ancora una volta registriamo da parte dell’Amministrazione regionale la mancanza di prospettive certe per l’erogazione degli stipendi – dice il dirigente sindacale -. Ad oggi la notizia che si potranno pagare le prime anticipazioni dei percorsi delle filiere dell’Obbligo formativo e del Piano giovani senza alcuna certezza circa l’emissione dei mandati dell’attività pregressa non ci soddisfa assolutamente”.

“La drammatica situazione dei lavoratori, che li vede ancora in attesa di percepire 20 e più mesi di retribuzione non è più tollerabile – precisa Galici -. Questa è la determinazione della morte sociale dei lavoratori e del diritto alla formazione dei giovani siciliani”.

“Chiediamo che venga dichiarato lo stato di crisi del settore e l’intervento del Governo nazionale – dice il coordinatore regionale del sindacato di base – con l’avvio delle procedure necessarie alla salvaguarda del settore”.


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