I resti di un muro lungo oltre nove metri e un pavimento in cocciopesto. Nonché diverti frammenti di oggetti databili tra il VI ed il IX secolo. È la nuova scoperta archeologica compiuta nel complesso monumentale della Nunziatella di Mascali, sul basso versante nord-orientale dell’Etna. A dare l’input ai nuovi scavi sono state le rilevazioni […]
Foto di Gabrimgr
Nuova scoperta archeologica alla Nunziatella di Mascali. Dall’Ingv le immagini georadar e datazione al carbonio 14
I resti di un muro lungo oltre nove metri e un pavimento in cocciopesto. Nonché diverti frammenti di oggetti databili tra il VI ed il IX secolo. È la nuova scoperta archeologica compiuta nel complesso monumentale della Nunziatella di Mascali, sul basso versante nord-orientale dell’Etna. A dare l’input ai nuovi scavi sono state le rilevazioni georadar compiute dagli Ingv di Catania e Roma2 che, con le loro immagini ad alta risoluzione hanno rilevato una serie di anomalie nel segnale elettromagnetico in un’area adiacente al muro meridionale della Chiesa della Nunziatella. Risultati che hanno spinto la Soprintendenza a scavare, da ottobre, in un’area già ricca di testimonianze del passato, come il dipinto del Cristo Pantocratore del XII secolo, oggi esposto nella chiesa medievale, e la vicina Basilica paleocristiana dal ricco pavimento con mosaici policromi. Le indagini al carbonio 14 dell’Ingv hanno anche permesso di datare alla prima metà del XIV secolo anche dei resti ossei ritrovati durante quegli scavi.
Adesso, la nuova attività degli archeologi ha portato alla luce quello che rimane di un muro che corre per nove metri parallelo alla parete meridionale della Chiesa, con una facciata interna composta da uno spesso strato di intonaco e, alla base, un pavimento in cocciopesto. Non è ancora chiaro a cosa fosse riservata questa struttura e in che modo sia collegata alla chiesa medievale o alla basilica. Nel corso dello scavo, sono stati ritrovati numerosi frammenti di materiali in terracotta – tegole e vasellame – databili tra il VI ed il IX secolo. «Con le nostre attrezzature è possibile ispezionare cavità profonde senza impattare sul territorio o sulle strutture – spiegano il direttore dell’Ingv etneo Stefano Branca – e, quindi, possono avere ampi utilizzi anche in settori scientifici diversi dalle geoscienze. Mettere a disposizione delle autorità e della cittadinanza i nostri mezzi e le nostre conoscenze è, per l’Ingv, motivo di grande orgoglio».