Indennità di risultato ai dipendenti pubblici? Finiamola e non prediamoci in giro!

SMETTIAMOLA CON QUESTA FOGLIA DI FICO DELLA VALUTAZIONE DELLE PERFORMANCE. E’ UNA COSA FASULLA! SE FOSSE UNA COSA SERIA LA SI SAREBBE AFFIDATA ALLE MIGLIORI PROFESSIONALITA’. E I DECISORI NE AVREBBERO TENUTO CONTO NELLE SCELTE. INVECE NON E’ COSI’

di Paolo Luparello

In questi giorni si parla di una nuova riforma della Pubblica Amministrazione. Basta annunciare l’ennesima riforma perché parta tutta una serie di proposte dalle quali ci si attende finalmente che i fannulloni e gli incapaci vengano licenziati e che soltanto i più meritevoli possano essere destinatari di vantaggi economici e di carriera.

Tutto bellissimo, eccetto il fatto che gli strumenti già esistono, solo che non sono conosciuti dai novelli riformatori. E non ci sarà riforma che potrà cambiare l’andazzo di tutti questi anni perché il principale soggetto interessato alla sua attuazione, alla prova dei fatti, dimostra non esservi interessato affatto…

Stiamo parlando del Governo inteso nelle sue diverse scale territoriali, da quella nazionale a quella dell’ultimo ente nel quale la politica esercita un ruolo.

Senza entrare nel merito delle norme specifiche che hanno disegnato l’attuale sistema di valutazione delle performance degli uffici della Pubblica Amministrazione di ogni ordine e grado, oggi esiste un sistema in base al quale l’organo politico emette delle direttive e la dirigenza le declina in obiettivi specifici che si devono tradurre in risultati concreti dell’attività amministrativa.

Esistono anche degli organi che, sulla base delle direttive dell’organo politico, valutano se gli uffici, e in particolare i loro dirigenti, hanno raggiunto i risultati attesi. A supporto di questo circuito le Pubbliche Amministrazioni si sono dotate di strumenti ad hoc tipo il controllo di gestione attraverso il quale è possibile conoscere prodotti, costi e tempi dell’attività degli uffici. Tutto ciò è perfettamente normato e ad esso si devono attenere tutti gli uffici della Pubblica Amministrazione.

C’è un solo problema. Alla politica che amministra non importa assolutamente nulla di tutto ciò, perché implementare correttamente questo sistema significa legarsi le mani e non poter esercitare quella libertà di movimento che la società di cui questi politici sono espressione chiede loro.

Se il politico programma e affida alla dirigenza degli obiettivi, questi sarebbero tenuti alla stretta osservanza di quanto programmato e la responsabilità dell’attuazione passerebbe in capo alla dirigenza che sarebbe responsabile unica dei risultati raggiunti.

Ma abbiamo una politica pronta a “spogliarsi” fattualmente di questo ruolo attivo che già le norme gli hanno tolto? E il dirigente nominato dal politico è interessato a rivendicare una sua autonomia sapendo che sarà quello stesso soggetto che poi dovrà valutarlo e decidere se potrà continuare nell’incarico o se invece verrà “parcheggiato” in qualche ufficio nel viale dei passi perduti?

Se andiamo a vedere i provvedimenti di nomina dei dirigenti generali, e non solo, ci rendiamo conto come tra le motivazioni che portano alla nomina del professionista di turno non si faccia alcun riferimento alla valutazione che dello stesso è stata fatta nei suoi precedenti incarichi. Non si fa riferimento nemmeno al fatto se il soggetto sia stato destinatario di “attenzioni” da parte di organi “giurisdizionali”. A che serve allora la valutazione della dirigenza? A distribuire soltanto una più o meno ricca “mancia”?

Ben venga qualsiasi proposta di riforma … solo se c’è la reale volontà di applicarla!

Dal canto mio propongo che tutte le risorse umane attualmente destinate agli uffici per la valutazione della dirigenza, per la pianificazione strategica, per il controllo di gestione vengano utilizzate negli uffici per svolgere un lavoro più utile di quello fin qui svolto. Si recupererebbero non soltanto professionalità per uffici che lamentano carenze di personale, ma si sgraverebbero tanti uffici dell’onere di produrre relazioni e compilare tabelline cervellotiche che poi servono a dire che siamo tutti bravi e che meritiamo il massimo della valutazione, salvo poi essere spettatori di una Amministrazione regionale allo sbando.

O la politica, e per essa i governi, decidono di utilizzare gli strumenti normativi che ci sono per far funzionare gli uffici, o è meglio che si ritorni all’antico… I risultati vanno raggiunti non per guadagnare qualche soldo in più, ma perché è un dovere “morale” raggiungerli e per evitare di essere condannati per danno erariale!

E i soldi delle indennità di risultato? Si utilizzino per i rinnovi contrattuali o per tornare al lavoro straordinario… Così torneremo ad avere uffici popolati anche di pomeriggio. Sempre che questo serva, naturalmente!


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