Musumeci: “Forza Italia strumento di sintesi”

QUALE DESTINO PER GLI EREDI DELLA DESTRA ITALIANA? CONFLUIRE IN FORZA ITALIA O CONTINUARE LA VIA SOLITARIA CHE PERO’ NON RIESCE A SFONDARE NELLE COMPETIZIONI ELETTORALI? IL DIBATTITO E’ APERTO. E MENTRE RAUL RUSSO INVITA IL LEADER DELLA DESTRA SICILIANA, NELLO MUSUMECI A NON ADERIRE AL PARTITO DEL CAVALIERE, LUI SPIEGA LE SUE RAGIONI:

di Nello Musumeci

Invitato dal coordinatore regionale Enzo Gibiino, domenica scorsa ho portato il saluto de La Destra siciliana al meeting di Forza Italia tenutosi a Taormina.
Da un paio di anni non partecipavo ad una manifestazione di altri Partiti. Mi ha sorpreso, fra la folla di quella sala, la consistente presenza di gente appartenuta al mio mondo politico. C’erano – ed era scontato – i parlamentari siciliani forzisti provenienti da Alleanza Nazionale (Catanoso, Battaglia, Pogliese, Falcone, Formica, Assenza, Caputo), ma c’erano soprattutto decine di ex segretari di Circolo, consiglieri comunali, dirigenti, militanti, con i quali ho condiviso in Sicilia anni di impegno politico, nel Msi prima ed in An dopo.
Mi sono chiesto: tutti traditori, voltagabbana? O, assieme a qualche opportunista, quei tanti dirigenti e militanti passati a Forza Italia non sono forse gli esuli di un’Idea che non ha più casa, dopo la irragionevole sorte che Fini (col complice silenzio di tanti) ha voluto con cinismo riservare alla Comunità di Alleanza Nazionale, seguìta dalla scissione del Pdl voluta da Alfano?
Lo stesso ragionamento, sia chiaro, vale per quanti, legittimamente, hanno deciso di passare a Fratelli d’Italia (nato da una costola del Pdl) e per gli altri che – sette anni prima – hanno aderito al nostro Movimento, promosso essenzialmente da Francesco Storace per dare un tetto ai tanti “indignati” che mugugnavano all’interno e all’esterno di An.
E’ triste dover constatare come, nel frastagliato arcipelago di rissose formazioni di destra, non ne sia emersa una convincente, sul piano del consenso elettorale, capace cioè di raccogliere l’eredità, il peso ed il ruolo di An. I risultati elettorali ed i sondaggi dimostrano, senza dubbio alcuno, come i Partiti riconducibili alla destra politica post-missina (Fiamma tricolore, la Destra, Futuro e libertà, Fratelli d’Italia) non abbiano mai superato neppure un quarto dell’elettorato tradizionale di An, attestandosi via via su percentuali fortemente penalizzanti ed assolutamente incompatibili con le soglie di sbarramento poste dalla vecchia e dalla nuova legge elettorale. Tanto quanto basta, insomma, a legittimare la odiosa ma inconfutabile tesi del “voto inutile”.
Insomma, dovrebbe ormai essere chiaro che gli italiani dimostrano di non credere al ruolo attivo e condizionante di una destra che si presenta sotto varie sigle, alcune identitarie, altre d’avanguardia, altre ancora miglioriste.
Né si può fare a meno del giudizio popolare: un Partito non nasce per soddisfare la discutibile vanità dei propri iscritti (“siamo noi la vera destra”, “non ci importa dei voti”, “noi siamo i puri, gli altri traditori” e via dicendo) ma per alimentare le speranze della gente, per realizzare un progetto di governo credibile e condiviso dagli italiani.
Inutile chiedersi se ci sia ancora margine in Italia per dare vita ad un “Partito unico” di destra, capace di aggregare tanto la frastornata base quanto il frammentato vertice che furono di An. La risposta è no. Lo confermano i generosi quanto inutili tentativi da più parti compiuti negli ultimi anni e persino negli ultimi mesi. Troppi rancori, remoti e recenti, troppi veti incrociati.
Forse perché si è assopito lo spirito comunitario che per un cinquantennio ha tenuto la nostra Comunità unita, pur nell’asprezza del confronto interno. Del resto, archiviata la Prima Repubblica, la destra politica da un lato si è conquistato a pieno titolo il governo della Nazione, dall’altro lato, però, ha dovuto abbandonare la cultura minoritaria e la “sindrome” dell’accerchiamento, alimento di quel pathos che per mezzo secolo aveva fatto da collante ad una Comunità umana prima ancora che politica.
Ma se nessuno a destra riesce ad essere competitivo sul piano elettorale; se appare, almeno per ora, impraticabile la strada di un nuovo “Partito unico” di destra, rimane da chiederci: cosa fare?
Il dibattito all’interno del nostro Movimento La Destra è ormai aperto da alcuni mesi. A ciascuno di noi adesso il compito di saper coniugare ragione e sentimento e chiedersi, senza egoismi, come potremmo continuare ad essere utili all’Italia prima che al Partito. Dalle recenti riunioni dei nostri massimi organismi di Partito è emerso chiaro l’interesse verso Forza Italia, individuato come strumento di sintesi politica fra culture diverse ma alternative alla sinistra. Vedremo nelle prossime settimane. Del resto, sarebbe davvero una sciagura se il patrimonio valoriale della destra italiana dovesse estinguersi nel naufragio di An. Spetta a noi mantenerlo vivo quel patrimonio e trasformarlo in progetto di governo. Dipende da noi saper dimostrare, in questa difficile e delicata fase di riflessione, la serenità ed il coraggio di una scelta, sofferta, certamente, ma anche inevitabile.
Nello Musumeci

Scelto da facebook/ Raul Russo: “Caro Nello, non andare in Forza Italia” 


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