«Quasi 28 miliardi di euro», questa la cifra approssimativa annunciata dal ministero delle Infrastrutture per dare nuova vita a strade e autostrade di Sicilia e Calabria. «Salvini è determinato a utilizzare tutte le risorse europee pur di recuperare decenni di immobilismo» dicono direttamente da Villa Patrizi, annunciando anche dove dovrebbe andare a finire parte di […]
L’estate nera delle infrastrutture siciliane, tra promesse di fondi e ammodernamenti di facciata
«Quasi 28 miliardi di euro», questa la cifra approssimativa annunciata dal ministero delle Infrastrutture per dare nuova vita a strade e autostrade di Sicilia e Calabria. «Salvini è determinato a utilizzare tutte le risorse europee pur di recuperare decenni di immobilismo» dicono direttamente da Villa Patrizi, annunciando anche dove dovrebbe andare a finire parte di questi soldi, con il ministero che parla di «particolare attenzione alle strade statali di collegamento, alle tangenziali di Palermo, Agrigento e Catania e ai lavori dell’autostrada Siracusa-Gela». A questi vanno aggiunti poi altri 13 miliardi stanziati, pare, per la rete ferroviaria. Oltre ovviamente al progetto per il Ponte sullo Stretto, che occupa un capitolo a sé stante. La realtà, volendo guardare al presente, è tuttavia meno rosea di quanto si possa pensare, con un’estate che non è ancora finita, ma che ha fatto emergere tutte le fragilità di un’isola, la Sicilia, che mai come quest’anno è sembrata così isolata.
Il primo campanello d’allarme è suonato con l’incendio all’aeroporto di Catania. Un incidente impossibile da prevedere, certo, ma che può capitare, come si è visto. E tanto è bastato per mandare in tilt la gestione aeroportuale non solo del capoluogo etneo, ma di tutta l’Isola, con Palermo, l’hub principale per numero di viaggiatori, che già faticava a reggere il proprio di traffico: lo scalo si è trovato in piena emergenza caldo, con temperature che hanno superato i 40 gradi, per diversi giorni senza aria condizionata e con un afflusso di persone da record. E negli stessi giorni ha persino provato a sobbarcarsi parte del traffico aereo destinato a Catania. Ha retto finché ha potuto, poi ha rinunciato, con relativa polemica che ovviamente non ha dimenticato di finire per animare i banchi della politica.
Una reazione a catena, quella scaturita dalla chiusura di Fontanarossa, di cui ancora non si è diradata l’eco. L’ultima storia incredibile relativa a quel tragico finale di luglio è sbarcata da poco sui social, ma fa già discutere. A raccontarla è Grazia, che il 19 luglio è partita da Roma, direzione Catania, ma il suo volo è stato dirottato a Trapani, dove ad attenderla ha trovato un autobus navetta diretto nel capoluogo d’Oriente. Tempo di percorrenza stimato: 4 ore e 30 minuti. Normale, in Sicilia. Un po’ meno in una regione con delle infrastrutture moderne. Un viaggio che per la donna si è rivelato una vera e propria odissea: senza aria condizionata, senza la possibilità di utilizzare la toilette dell’autobus, su un’autostrada, la Palermo-Mazara, che non ospita stazioni di servizio. Alla fine la sfortunata protagonista della vicenda è svenuta ed è stata trasportata in ospedale a Palermo, dove ha pure dovuto pagare una camera per la notte. Un viaggio che di sicuro non dimenticherà facilmente.
A fare collassare il sistema autostradale, invece, sono bastati gli incendi. Nel giorno di maggiore emergenza praticamente tutte le autostrade siciliane sono state chiuse per focolai troppo vicini alla carreggiata, talvolta estesi persino alle aiuole spartitraffico, come nel caso della Palermo-Mazara e della Palermo-Catania, dove ad andare in affanno è stata anche la linea ferroviaria, visto che in virtù dei lavori previsti per l’ammodernamento della linea e la costruzione del doppio binario, parte della tratta è garantita solo su gomma, tramite il solito autobus-navetta. Una linea, quella ferroviaria che collega i due principali capoluoghi siciliani, che sta particolarmente a cuore al ministero, visto che dei 13 miliardi previsti per le strade ferrate siciliane una parte dovrebbe essere destinata al «nuovo collegamento veloce Palermo-Catania-Messina», per usare le parole che arrivano da Roma e che suonano un po’ come una beffa, visto che il nuovo collegamento sarà, per usare un eufemismo, solo relativamente veloce.
Con la nuova linea infatti, per andare da Palermo a Catania o viceversa, ci vorranno due ore. Soltanto 24 minuti in meno rispetto al treno già esistente. Una miglioria che potrebbe apparire irrisoria. O determinante, se si pensa che allo stato attuale, con la navetta gommata che copre parte della tratta, il tempo di percorrenza stimato va da un minimo di tre ore e 28 minuti a un massimo di sei ore e 33 minuti, sempre traffico permettendo. Niente a che vedere con l’ora scarsa impiegata per coprire le stesse distanze da Napoli in su. Dove la linea si può davvero considerare “veloce”. E se in Sicilia è quanto mai complicato muoversi, altrettanto ostico è lasciare o raggiungere l’Isola, con la minaccia del caro voli che ancora incombe sulle tratte che coinvolgono l’Isola, specie sotto le feste. Per chi volesse già da adesso prenotare un volo da Milano a Palermo sotto Natale, per fare giusto un esempio, la spesa sarà non inferiore a 300 euro. Tariffa destinata ad aumentare nel caso si volesse portare con sé persino un bagaglio.