Formazione/ Sorpresa: ci sono altri 310 milioni della Sicilia di euro finiti a Roma!

Nubi sempre più fitte si addensano nel cielo della formazione professionale siciliana. La lotta intestina all’interno del Pd dell’Isola rischia di gettare in mezzo alla strada 10 mila lavoratori. Nel Partito democratico si muove una frangia minoritaria, ma che esprime l’assessore regionale al ramo, Nelli Scilabra, che pare percorrere mire politiche espansionistiche. Una bramosia di potere che cozza con la necessità che il settore della formazione professionale possa continuare a vivere e svolgere la funzione istituzionale per la Sicilia e i siciliani.

Una parte del Partito democratico siciliano persegue finalità legate, più o meno, al settore dell’Istruzione. Tutto legittimo, per carità. Così come è legittimo spingere il Governo regionale affinché investa risorse in questo settore. Purché le risorse vengano prelevate dagli oltre 310 milioni di euro già trasferiti a Roma, senza toccare minimamente i 452 milioni destinati, attraverso il “Piano giovani”, a finanziare la seconda annualità dell’Avviso 20/2011.

Insomma – e questa è una notizia che spiegheremo nel seguito dell’articolo – i soldi per affrontare il tema della dispersione scolastica, che in Sicilia è elevata, ci sono. Sono sempre soldi della Sicilia (per la precisione, risorse prelevate dal Fondo sociale europeo destinato alla nostra Isola) che il precedente Governo regionale, Lombardo-Pd ha dirottato a Roma. Sono i già citati 310 milioni di euro che l’assessore Scilabra farebbe bene a chiedere a Roma.

L’assessore si deve levare dalla testa l’idea di scippare i soldi della formazione professionale per dirottarli altrove. Ci ha già provato. Ma la Commissione Europea e i Ministeri del Lavoro e della Coesione territoriale hanno spiegato all’assessore che non è possibile. Sappiamo che all’assessore questa decisione non è andata giù, ma sarebbe “cosa buona e giusta” che se ne facesse una ragione, magari cominciando a battere ‘cassa’ a Roma per chiedere i 310 milioni di euro da poter utilizzare per le politiche dell’istruzione, dell’università e di chissà cos’altro (soprattutto per fronteggiare la dispersione scolastica, come chiede giustamente la dirigente del Pd, Mila Spicola). Porre i due segmenti, istruzione e formazione professionale, sullo stesso piano – o, peggio, metterli in contrapposizione – è un imperdonabile errore politico oltre che sociale.

Intanto, non arretra lo scontro tra le associazioni degli Enti formativi siciliani e la stessa assessore Scilabra. L’associazione nazionale Forma si appresterebbe a chiedere al Ministero del Lavoro l’istituzione di un tavolo nazionale di crisi sul settore della formazione professionale siciliano. Una sorta di commissariamento della formazione in Sicilia.

A muovere la struttura datoriale nazionale, che associa una larga parte degli Enti formativi siciliani, la richiesta di Forma Sicilia volta a sensibilizzare i vertici romani sul rischio di perdita definitiva dei 452 milioni di euro destinati alla Sicilia dal Piano azione coesione (Pac) per attuare il cosiddetto “Piano giovani”.

Si tratta dello strumento che dovrebbe garantire la copertura finanziaria della seconda annualità dell’Avviso 20/2011. Ciò che preoccuperebbe gli Enti formativi è il rischio della perdita di tali risorse per inerzia dell’assessore Scilabra, come già ampiamente evidenziato nella nota di diffida dello scorso 28 maggio, commentata in un nostro articolo. Il timore è che la Sicilia non riesca a spendere i 452 milioni di euro.

Vediamo, adesso, di provare a illustrare ai nostri lettori l’inghippo combinato dal precedente Governo di Raffaele Lombardo e del Pd in materia di scuola e formazione professionale. Il Governo Lombardo ha dirottato a Roma – e questa è storia nota – 452 milioni di euro presi dai 2,1 miliardi di euro del Fondo sociale europeo (Fse) destinato alla Sicilia. Sono i famigerati soldi messi in ‘sicurezza’ a Roma dall’ex assessore regionale alla Formazione professionale, Mario Centorrino, e dall’ex dirigente generale del settore, Ludovico Albert.

Questi soldi dovrebbero ‘tornare’ in Sicilia per finanziare il cosiddetto ‘Piano Giovani’: 286 milioni di euro per la seconda annualità dell’Avviso 20-2911 e, il resto dei soldi, per altre azioni legate sempre al mondo del lavoro. L’assessore Scilabra, come già accennato, ha provato in tutti i modi ad arraffare questi soldi per spenderli in altro modo. Ma Unione Europea e Governo nazionale l’hanno bloccata.

Guarda caso, stamattina, una dirigente del Pd siciliano, Mila Spicola, ha tirato fuori la storia che in Sicilia bisogna pensare anche alla dispersione scolastica. Giustissimo. Quello che, forse, Mila Spicola non sa è che Lombardo, Centorrino e Albert, oltre ad aver trasferito a Roma i già citati 452 milioni di euro, hanno trasferito, sempre a Roma, altri 310 milioni di euro. Anche questi soldi sono stati presi dal Fondo sociale europeo 2007/2013 destinati alla Sicilia e trasferiti al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR).

Questo trasferimento di somme è avvenuto in due fasi. Prima con il decreto dirigenziale del 22 novembre 2012, a firma dell’allora dirigente generale al ramo, Albert, che ha trasferito dal bilancio della Regione siciliana al Ministero dell’Economia-Ragioneria generale dello Stato Ispettorato generale per i rapporti finanziari con l’Unione europea (IGRUE) 178 milioni di euro circa

Poi il Governo di Rosario Crocetta, con decreto dirigenziale del 10 dicembre 2012, a firma dell’attuale dirigente generale ad interim del ramo, Anna Rosa Corsello, ha trasferito, sempre in favore del MIUR, anche se attraverso l’IGRUE, altri 132 milioni. Le risorse sono state prelevate da due capitoli diversi: la somma di euro 60 milioni è stata attinta dal Capitolo 717914 per l’Asse II “Occupabilità” quello che, per intenderci, finanzia l’Avviso 20/2011 e la somma 72 milioni dal Capitolo 772413 per l’Asse IV “Capitale umano”. Entrambi i citati decreti sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana (GURS) in data 10 maggio 2013 n. 22.

Gli atti propedeutici di natura politica che hanno spianato la strada al trasferimento di oltre 750 milioni di euro al MIUR sono due. Intanto, la delibera di giunta n.153 del 20 maggio 2011 che approva l’atto di indirizzo per l’avvio delle attività connesse all’individuazione del MIUR quale organismo di gestione nell’ambito del Piano operativo Fse Sicilia 2007/2013, per la gestione delle sopra indicate risorse, quale Organismo intermedio. Poi, la convenzione del 28 giugno 2011 stipulata tra l’amministrazione regionale e il Ministero.

Nei fatti, sono state sottratti alla Sicilia oltre 750 milioni di euro. Perché? Per evitare che tornassero a Bruxelles? Ci chiediamo: gli svariati milioni di euro spesi per contratti d’oro in assistenza tecnica a cosa sono serviti? Non dovevano servire per qualificare la spesa e accelerarla?

Detto questo, Mila Spicola ha ragione a chiedere i fondi fronteggiare per la dispersione scolastica. Deve solo avere un po’ di pazienza, leggersi bene le ‘carte’ e chiedere all’assessore Scilabra di utilizzare i 310 milioni che i Governi Lombardo e Crocetta hanno trasferito a Roma. Chiedendo, magari, ai vertici del suo partito – il Pd – che faceva parte del Governo Lombardo e che appoggia il Governo Crocetta – perché questi fondi, che potrebbero servire per la scuola siciliana, sono finiti a Roma.

Intanto, tornando alla formazione ci si chiede: che cosa accadrà nelle prossime ore? L’assessore Scilabra darà una ‘sterzata’, per emettere l’atto di indirizzo per la prosecuzione del richiamato Avviso 20? Interverrà il presidente Crocetta per rimuoverla nel caso contrario? Si spaccherà il Pd sulla linea da adottare?

E che fine faranno i 310 milioni di euro? Verranno spesi in Sicilia, visto che sono soldi siciliani?

Intanto, da Bruxelles arrivano novità. Con la nuova programmazione comunitaria, l’Unione Europea ha previsto – come precondizione per l’utilizzo delle risorse da destinare per il Fondo sociale europeo – la verifica dell’efficienza amministrativa. Se pensiamo che, in atto, l’amministrazione regionale fa acqua da tutte le parti, con piattaforme gestionali (Caronte e Faros) che non funzionano, se non a singhiozzo, con personale che va e che viene senza logica di continuità amministrativa, con pagamenti a rilento e con la certificaizione della spesa comunitaria bassissima, la Sicilia rischia di soccombere e perdere l’intera contribuzione comunitaria.

 


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