Nel giorno del ricordo di Falcone le lacrime dei coccodrilli di Stato…

“Prima li chiacchierano e poi dicono che sono chiacchierati”. Così una volta disse Leonardo Sciascia a proposito dei farisei d’Italia. L’ipocrisia, nel nostro Paese, è la regola.

Palermo, oggi, con le celebrazioni della strage di Capaci – la strage di Stato con la quale, nel 1992, hanno tolto di mezzo Giovanni Falcone, Francesca Morbillo e gli uomini della scorta – tocca l’apogeo dell’ipocrisia.

Quest’anno le celebrazioni arrivano in coincidenza di tanti fatti. Intanto, come abbiamo scritto ieri sera, avremo l’onore di avere a Palermo il Presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta, un uomo del gruppo di Bilderberg, la setta che dal novembre del 2011 controlla il nostro Paese.

Il gruppo di Bilderber è dietro i più grandi e inquietanti intrighi finanziari della Terra. Giusto averli qui con noi, oggi, per celebrare la memoria di chi, in vita, questi intrighi li combatteva. Certi contrasti danno ‘tono’ alle celebrazioni…

E’ di ieri la notizia che la magistratura ha disposto il sequestro dei beni della famiglia Brancato. La storia è quella della Gas spa, una holding che, dai primi anni ’80 del secolo passato al 2003, ha fatto, in Sicilia, il bello e il cattivo tempo. Andando a braccetto con la mafia. Con tanto di sentenze che certificano quello che state leggendo.

Sulla Gas spa ha indagato, per lunghi anni, Piero Grasso, prima da procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, poi da superprocuratore nazionale Antimafia. A controllare questa holding erano due famiglie: i Brancato e i Lapis. Dietro i quali c’erano Salvo Lima e Vito Ciancimino.

Grasso, indagando sulla Gas spa, ha giustamente messo alle strette la famiglia Lapis. Alla quale sono stati tolti tutti i beni. Invece, chissà perché, la famiglia Brancato è stata appena sfiorata.

Ieri, come già ricordato, la magistratura ha disposto il sequestro dei beni della famiglia Brancato. La dimostrazione che nel nostro Paese, come abbiamo scritto ieri, la magistratura rimane una delle pochissime istituzioni sane. A differenza della politica, che invece produce solo disastri economici e corruzione a tutti i livelli.

Chissà, magari oggi il dottore Piero Grasso, che non è più in magistratura, ma è diventato presidente del Senato e che si porta sempre dietro l’accendino che gli regalò Falcone, tra una commemorazione e l’altra ci spiegherà perché, secondo lui, nelle ‘Avventure della Gas spa’, tra politica & mafia, i Lapis erano i ‘cattivi’, mentre i Brancato erano i ‘buoni’. Quale migliore occasione, dottore Grasso, per commentare il sequestro dei beni della famiglia Brancato?

Non ci dica che le due cose – le celebrazioni per la strage di Stato di Capaci e la Gas spa – non hanno attinenza perché ci restiamo male. Sempre di mafia si parla. E di piccioli, visto che la mafia si occupa anche di questi.

Ci rendiamo conto che i suoi colleghi – anzi, ex colleghi – di Palermo sono stati un po’ ‘monelli’ scaraventando questa storia del sequestro dei beni della famiglia Brancato il giorno prima delle celebrazioni di Falcone. Creando una coincidenza un po’ fastidiosa. Cose che capitano.

Lei, comunque, dia retta a noi, colga l’attimo fuggente e spieghi quella parte del suo operato che tanti siciliani, intelligenti almeno quanto lei, non hanno mai capito.

Quest’anno le celebrazioni della strage di Stato di Capaci coincidono con la distruzione delle registrazioni telefoniche tra un ex Ministro della Repubblica e il Quirinale. Altra nota stonata. Ve l’immaginate i relatori che affermano: “Così noi, per portare sempre alto i nomi di Falcone e Borsellino abbiamo deciso di distruggere le intercettazioni di Mancino…”. Fa pure rima, ma abbiamo la sensazione che la gente non apprezzerebbe…

In conclusione, noi non siamo stupiti che i farisei del nostro sbrindellato Paese celebrino le vittime delle stragi di Stato. Lo hanno sempre fatto. Nella Repubblica delle stragi impunite – da Portella della Ginestra fino ai nostri giorni, passando, ovviamente, per Capaci e via D’Amelio – questo è un immancabile copione che viene ‘aggiornato’ in ragione di quelli che, via via, vengono eliminati. L’Italia non sarebbe tale senza l’immancabile pianto di mamma-coccodrilla.

Proprio in Italia, nel secolo decimosesto, un certo Nicolò Machiavelli diventava “scienziato dell’azione umana, insegnando ciò che gli uomini fanno e non quel che dovrebbero fare”. Completamente dissociata dalla morale, con buona pace di Aristotele, che predicava l’esatto contrario, la politica italiana, celebrando i propri ‘eroi’ (dei quali, proprio come mamma-coccodrilla, si è sbarazzata), celebra se stessa.

Chissà, magari quest’anno qualcuno – magari tra i giovani che rappresentano il futuro: un futuro che ci auguriamo diverso dal presente – si alzerà e dirà: ma voi che parlate, voi che celebrate, voi che ricordate avete veramente le carte in regola per rappresentare la memoria di Falcone?

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