Impariamo una nuova lingua?

Pas de chat, pirouette, soutenu, ronde, développé, grand battement…

No, non sto facendo un elenco insensato di parole francesi: sto scrivendo la danza.

Se volessimo dare una definizione di danza classica, cercando di paragonarla ad una persona vivente sulla terra, potremmo immaginarla come qualcuno che, pur non avendo “nazionalità” specifica, parla solo ed esclusivamente la lingua francese anche se, in realtà, è nata in Italia.

Mi rendo conto delle difficoltà che si trovano ad immaginare una persona con tali caratteristiche ma, stenterete a crederci, è andata davvero così.

Le origini della danza classica provengono direttamente dall’Italia, dai balli di corte del rinascimento i quali si caratterizzavano e si differenziavano dalle danze popolari per il manifestarsi di una struttura dettata da canoni estetici ben precisi e regolata da schemi coreografici.

Dal XVII secolo, la danza assume anche una funzione politica: Luigi XIV, propriamente detto il “re ballerino”, danzò nel famoso “Ballet de la Nuit”. Qui interpretò il ruolo del sole da cui, poi, derivò l’appellativo “Re Sole”. È in questo periodo che nasce una passione per il genere artistico del balletto, tanto da essersi diffusa una vera e propria “ballettomania” nelle corti europee.

Nel 1661 nacque L’Académie Royale de Dance (alla quale seguì l’Accademia Imperiale Russa) che cominciò a creare passi e posizioni che, attraverso il corso dei secoli, ci conducono verso la danza classica oramai conosciuta e praticata in tutto il mondo.

Senza ombra di dubbio si arrivò a questo traguardo attraverso aggiunte e modifiche (anche drastiche): si pensi che “le punte”, considerate simbolo per eccellenza della danza classica, furono introdotte solo alla fine del ‘700 e si dovette aspettare il 1832 per vedere un intero balletto, nella fattispecie “la Sylphide”, interamente ballato sulle punte da Marie Taglioni.

Tutto ciò spiegherebbe il motivo per cui la danza è un’italiana che parla francese, ma perché non ha nazionalità? La risposta a questa domanda è semplicissima: la danza è UNIVERSALE. La danza è “comunicazione” che avviene tramite il corpo: è dunque un linguaggio il cui strumento è il gesto. Qualunque sia la sua natura, essa consiste in un movimento ritmico e in un ordine cinetico che si svolge in rapporto al tempo e allo spazio. La tradizione culturale del balletto è un codice di movimento definito secondo regole prefissate: la tecnica della danza accademica è fatta di passi, figure e posizioni codificate in un vocabolario fisso di modelli in movimento. Dunque, si parla di linguaggio formale che preesiste al danzatore: non è l’artista a creare il proprio codice, bensì è il codice a formare l’artista. È per questo motivo che il ballerino classico cerca di avvicinarsi al massimo ad un modello che necessariamente resta astratto.

Tutto ciò sembrerebbe penalizzare la spontaneità (tipica delle danze tribali dove la danza è espressione di eventi riguardanti la vita quotidiana comunitaria o individuale) ma non l’espressività. Sarà per questo che personaggi come George Balanchine, Carla Fracci, Rudolf Nureyev, Natalia Makarova, Mikhail Baryshnikov, Margot Fontaine e tanti altri sono diventati dei miti conosciuti in tutto il mondo?


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