L’Ars calpesta i regolamenti parlamentari

E’ noto che un Parlamento – se è tale – non può legiferare sullo stesso argomento nella stessa sessione. Ed è altrettanto noto che, tra una sessione e quella successiva, deve passare un bel po’ di tempo. Ebbene, ieri, a Sala d’Ercole, nell’indifferenza generale, l’Aula, con uno stratagemma degno del peggiore Azzeccagarbugli di manzoniana memoria, ha aggirato in modo surrettizio i regolamenti parlamentari e, di fatto, ha legiferato sullo stesso argomento ignorando il fatto che avrebbe dovuto attendere una nuova sessione legislativa.

E’ l’ennesimo scivolone del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone (nella foto a sinistra), e degli alti vertici burocratici di Palazzo Reale – dal segretario generale, Giovanni Tomasello in giù – che, ormai, stanno riducendo il Parlamento siciliano alla stregua di un’assemblea di condominio.

E’ evidente che il presidente Ardizzone, oltre all’ormai nota idiosincrasia verso l’Alta Corte per la Sicilia, dimostra di avere in uggia anche la correttezza dei lavori parlamentari. Vediamo, adesso, lo stratagemma con il quale, ieri, l’Ars ha aggirato i regolamenti, scrivendo una pessima pagina parlamentare.

Di scena c’era la legge impugnata dal commissario dello Stato: “Norme in materia di personale. Disposizioni contabili”. In questa legge è stata inserita la proroga del contratto dei precari. Che hanno combinato Ardizzone e compagni?

In prima battuta hanno approvato il solito ordine del giorno, a firma di tutti i capigruppo, che impegna il Presidente della Regione a promulgare la legge senza la parte impugnata. Questa già è una forzatura che a Sala d’Ercole è diventata una regola.

Ora, la pubblicazione di una legge sulla Gazzetta Ufficiale senza le parti impugnate – che, lo ribadiamo, già è una forzatura non prevista dai regolamenti parlamentari – può essere attuata solo se il venire meno della stessa parte impugnata non inficia l’unicità della legge.

Nel caso esaminato ieri l’impugnativa ha inficiato la legge. Tant’è vero che l’Aula, calpestando i regolamenti parlamentari, è tornata, di fatto, ad esaminare e a votare su una legge approvata la scorsa settimana. E lo ha fatto con un’interpretazione autentica dell’articolo 1 della stessa legge: cosa che l’Aula non avrebbe potuto e dovuto fare. Perché, di fatto, il Parlamento siciliano, piaccia o no al presidente Ardizzone e al segretario generale dell’Ars, Tomasello, ha legiferato, per la seconda volta, sullo stesso argomento nella stessa sessione.

Adesso che faranno? Pubblicheranno legge e l’interpretazione autentica della legge sullo stesso numero della Gazzetta Ufficiale? la verità è che questa legge non è più valida. Dovrebbe essere esaminata in una nuova sessione parlamentare e riapprovata. Così com’è uscita ieri dall’Aula non può essere pubblicata.  

Siamo davanti a una violazione dei regolamenti parlamentari: regolamenti che un Parlamento non può violare.

Certo, i Parlamenti si autodeterminano. Regola aurea. I Parlamenti, infatti, possono cambiare le regole parlamentari. Ma non le possono violare, come ha fatto ieri il Parlamento siciliano. Ammesso che, con il presidente Ardizzone e con gli alti vertici burocratici attuali, Sala d’Ercole possa essere considerato ancora tale.

 


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E’ noto che un parlamento - se è tale - non può legiferare sullo stesso argomento nella stessa sessione. Ed è altrettanto noto che, tra una sessione e quella successiva, deve passare un bel po’ di tempo. Ebbene, ieri, a sala d’ercole, nell’indifferenza generale, l’aula, con uno stratagemma degno del peggiore azzeccagarbugli di manzoniana memoria, ha aggirato in modo surrettizio i regolamenti parlamentari e, di fatto, ha legiferato sullo stesso argomento ignorando il fatto che avrebbe dovuto attendere una nuova sessione legislativa.

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