Qualcuno lha già definita la rivolta del palazzo. Parliamo di palazzo reale o dei normanni, la sede dellassemblea regionale siciliana. Dove il malumore dei dipendenti serpeggia ormai da qualche mese. Settembre è passato in cavalleria, senza stipendi. E non si hanno ancora notizie degli stipendi di ottobre. La scusa è che di mezzo ci potrebbe essere un pesantissimo pignoramento sul quale si attende il pronunciamento del tribunale di palermo, previsto per il 19 ottobre.
Ars, la Rivolta del Palazzo
Qualcuno lha già definita la Rivolta del Palazzo. Parliamo di Palazzo Reale o dei Normanni, la sede dellAssemblea regionale siciliana. Dove il malumore dei dipendenti serpeggia ormai da qualche mese. Settembre è passato in Cavalleria, senza stipendi. E non si hanno ancora notizie degli stipendi di ottobre. La scusa è che di mezzo ci potrebbe essere un pesantissimo pignoramento sul quale si attende il pronunciamento del Tribunale di Palermo, previsto per il 19 ottobre.
In realtà, lo scenario è più complesso e tocca tanti punti. Proviamo a capire che cosa sta succedendo. E che cosa potrebbe succedere.
In primo luogo, va detto che sotto accusa è finito il Trio che da qualche anno governa – dobbiamo dire in modo molto approssimativo – le sorti dei dipendenti dellArs: si tratta del segretario generale, Giovanni Tomasello, e due suoi due vice, Paolo Modica e Salvatore Di Gregorio. Bravissimi – e anche un po temerari, per dirla con Scipio Da Castro – quando si tratta di curare interessi dove sono direttamente coinvolti (nei giorni scorsi abbiamo già descritto le modalità molto discutibili con le quali 28 alti dirigenti dellArs si sono messi in tasca una speciale indennità legata al servizio militare di leva, nonostante un no del Tar e ricorso perente), i tre non sembrano particolarmente svegli quando cè da difendere gli interessi di tutti i dipendenti.
Da tempo i versamenti, da parte dellassessorato regionale allEconomia, arrivano in ritardo. In unoccasione – ma solo per una volta – anche i 90 parlamentari sono stati pagati in ritardo.
Diverso lo scenario per i dipendenti. Ormai da mesi gli uffici dellArs non ricevono con tempestività i versamenti da parte dellassessorato regionale allEconomia. Perché? Ufficialmente, per problemi di liquidità. Di fatto, lassessore Gaetano Armao sembra essersi intestato una personale battaglia per far indispettire lArs, trattata alla stregua di un qualunque fornitore della Regione nella priorità dei mandati di pagamento. Basti pensare che, ad oggi, gli uffici del Parlamento siciliano attendono ancora una cifra pari a circa 60 milioni di euro, cioè un terzo dello stanziamento totale.
Questi pesanti ritardi, già nei mesi scorsi, hanno determinato ritardi notevoli nellerogazione degli stipendi al personale. Mentre i deputati sono stati sempre puntualmente pagati, perché Armao, Tomasello, Modica e Di Gregorio non amano scontentare la politica. Tutto ciò nel disinteresse assoluto del presidente uscente, Francesco Cascio.
A quanto si racconta, i dispetti di Armao allArs – concordati con il presidente della Regione uscente, Raffaelle Lombardo -risalirebbero ai giorni della manovra finanziaria. Si era ad aprile e i tecnici dellArs manifestavano perplessità sulla manovra del Governo, voluta da Lombardo, da Armao e dai vertici dellassessorato allEconomia.
Il Governo Lombardo non ha voluto sentire ragioni e, con il voto favorevole di unAssemblea regionale siciliana che, in questa disastrata legislatura, non è stata meno approssimativa di Lombardo, di Armao e dei vertici alto burocratici dellassessorato allEconomia, è andato a sbattere contro il muro del commissario dello Stato: oltre 80 norme impugnate, una manovra azzoppata e una figura barbina dellesecutivo, passato alla storia come il peggiore della storia dellAutonomia (e su questo si potrebbe essere costretti a concordare con il vice presidente nazionale di Confindustria, Ivan Lo Bello).
Dopo la Caporetto dellaprile scorso, Lombardo, Armao e gli scienziati senza scienza dellassessorato allEconomia avrebbero dovuto recarsi dai tecnici dellArs con le teste cosparse di cenere. Invece nelle loro teste senza cenere (ma manca solo la cenere?) è maturata una sorta di voglia di rivalsa contro chi, alla fine, aveva visto in anticipo un iceberg che loro, al pari del celebre comandante del Titanic, hanno visto solo allultimo momento.
E allora? La legge regionale stabilisce con precisione le modalità di erogazione dei fondi allArs. Ma i tempi non vengono rispettati. Il tutto mentre il segretario generale dellArs e i suoi due vice si guardano bene dal compiere un passo formale nei confronti di Armao e del Ragioniere generale della Regione, Biagio Bossone.
La situazione si è riproposta in maniera grave con lo stipendio di settembre, che non è stato pagato, a differenza dellindennità dei deputati, che invece sono state (allinizio, in verità, il Governo Lombardo ha provato anche a fare qualche dispettuccio anche ai parlamentari: ma è stato costretto a fare macchina indietro).
Stando a quanto risulta a LinkSicilia, non sarebbe stata pagata neanche la gratifica di settembre e, ad oggi, non si ha alcuna certezza circa il puntuale pagamento di ottobre. Si tratta, in sostanza, di tre stipendi arretrati. Cosa, questa, che in oltre sessantanni di Autonomia non era mai avvenuta. E c’è chi penserebbe anche di ricorrere ai decreti ingiuntivi oltre a quello già esecutivo di 28 milioni per una causa persa con un gruppo di dipendenti.
Nel Palazzo laria è diventata pesante, molto pesante. Il segretario generale, Giovanni Tomasello, davanti a problemi che si aggravano di giorno in giorno, ha pensato bene di mettersi in ferie. Quasi una fuga alla Diego Cammarata, lex Sindaco di Palermo che ha lasciato il suo posto, rifilando ai successori un bucofinanziario enorme.
Si racconta che lo stesso Cascio, a scoppio ritardato, si sarebbe reso conto che gli alti burocrati dei quali si è circondato in questi quattro anni, alla fine, hanno fatto i propri interessi, lasciandolo in un mare di casini, con la Guardia di Finanza che ormai è di casa e che sta rivoltando i conti dellArs come un calzino.
Ufficialmente, si tratterebbe solo delle spese, forse un po eccessive, dei gruppi parlamentari. Ma non è da escludere che i controlli vengano estesi a tutta lattività svolta dal presidente Cacio in questi quattro anni: lutilizzazione di copiosi fondi riservati, i contributi, altrettanto copiosi, per le manifestazioni, i fondi gestiti dal gabinetto del presidente e i fondi di rappresentanza.
Insomma: non è da escludere che lattenzione delle autorità si canalizzi verso i centri autonomi di spesa, che allArs, in questi quattro ani, sono cresciuti. Soldi gestiti in autonomia rispetto alla Ragioneria.
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